LECCE (di Gabriele de Pandis) – È senza dubbio il momento di Andrea La Mantia. L’attaccante del Lecce si sta dimostrando una delle punte più in forma della Serie B e i numeri sono dalla sua parte. 5 gol e 1 assist nelle ultime 7 partite dipingono il punto più alto della sua stagione e le parole di Liverani nel post-partita di Lecce-Foggia esaltano la crescita di ALM19.
“La Mantia è arrivato qui che era un buon giocatore, ma non un buon atleta, ora è un ottimo giocatore ed un buon atleta – la chiosa dell’allenatore –. Mi piace che è sempre dentro la partita. Ha capito la differenza che è figlia del suo impegno. Cresce ed è in una condizione psicofisica straordinaria“. Ora fermiamoci un attimo e analizziamo l’attaccante ex Pro Vercelli ed Entella e lo facciamo per gesto tecnico e doti.
La divisione dei fondamentali non è “originale”, lungi da noi prenderci i meriti. Gli over 25 ricorderanno sicuramente le supersfide tra bomber di “Guida al campionato“. Il programma delle reti Mediaset metteva di fronte, sulle note dei successi degli anni Novanta e Duemila, i cannonieri principi del massimo campionato. Le pagelle, divise per fondamentali, originavano poi il verdetto finale. Si consiglia la lettura dell’articolo su sottofondo Dance anni 90 per rivivere quei tempi.
Potenza: 8
Intesa come potenza fisica in campo e non soltanto del tiro in porta è un’altra chiave che spiega il rendimento crescente di La Mantia. Come ogni attaccante d’area, ai primi mesi di rodaggio è seguita l’ascesa, divenuta scalata verticale con Liverani. Spesso La Mantia si trascina due avversari palla al piede, rendendo difficile il recupero palla. Se si parla di potenza non si può non sembrare alla splendida segnatura di Cittadella, degna dello strapotere fisico misto a intelligenza tattica di Didier Drogba.
Il gol simbolo: L’illusorio vantaggio al “Tombolato” raccontato prima. Sull’arcobaleno disegnato da Arrigoni, La Mantia ha dimostrato di aver disegnato nella mente l’azione già prima dello stop a seguire di petto che ha apparecchiato il tavolo per il tiro. Una rete siglata con il pensiero prima, che con i piedi. Sintomatico di un calciatore che vive forse il miglior momento della carriera.
Tecnica: 6,5
Per un ariete d’area, spesso è il tasto dolente. La Mantia non stecca la prova. Sulle quantità industriali di cross prodotte dai compagni cerca sempre la soluzione di prima, anche da distanze non ovvie. Il gol della rimonta completata al Livorno nasce quasi dal nulla, con la spaccata ad anticipare la chiusura di Bogdan e la palla spedita in rete con un mezzo esterno destro. Tutt’altro che uno scherzo come anche la rete al Carpi.
Il gol simbolo: Finita nella storia per esser arrivata nel giorno del ricordo di Lorusso e Pezzella, la rete che ha steso il Carpi rispecchia quest’aspetto di ALM19, sempre attento allo sviluppo della manovra, mai attaccante solitario e sempre più preciso sottoporta.
Senso del gol: 8
Parliamo ancora della rete siglata a 2′ dalla fine di Lecce-Livorno. Il punto nasce dal piazzamento scelto da La Mantia nella nebulosa azione d’assalto condotta dalla squadra. La voce “senso del gol” è collegata così ancora a questa rete perché non sono (ancora si spera) arrivate reti con la porta lontana dallo specchio visivo, “odorata” dal bomber assetato di gol. Ma questa facilità di farsi trovare al posto giusto al momento giusto, descritta anche in altre voci di questa disamina, sarà sicuramente uno dei fattori che ha fatto breccia nelle scelte di Liverani.
Il gol simbolo: Non è un gol. Spieghiamo perchè. Il senso del gol è una qualità che, seppur ovviamente allenata con l’aiuto dei compagni, nasce, si coltiva e cresce in solitaria. Il buon cannoniere ha senso del gol anche quando la palla è da servire a chi è meglio piazzato, con buona pace della classica frase da telecronaca “gli attaccanti devono essere egoisti”. A Venezia, La Mantia ha ben percepito il proprio posizionamento, quello di Palombi e la scelta è stata vincente per il Lecce.
Colpo di testa: 9
Il vero punto di forza del La Mantia di Lecce. Sono cinque le reti realizzate con inzuccate. In ordine cronologico: Livorno all’Ardenza (la prima segnatura), Cremonese in casa, Livorno ancora, Verona e Foggia pochi giorni fa. Più che per forza impressa al pallone, La Mantia è dominante nelle aree avversarie per tempi d’inserimento e capacità di liberarsi dalle marcature di forza o di astuzia. Il voto non è altissimo per “stima”. In quest’ultima parte di stagione può arrivare il 10?
Il gol simbolo: Scegliamo l’ultima rete, la firma che ha mandato Padalino a casa. La Mantia ha scartato il cioccolatino servito da Petriccione con un colpo di testa deciso per pulizia e precisione. Un gol d’altri tempi, non anni Novanta questa volta, che sa molto dei gemelli del gol del Torino anni Settanta Pulici-Graziani.
Gioco di squadra-Posizionamento: 8.5
Non sarà un fulmine di guerra alla Filippo Inzaghi, ma La Mantia ha dimostrato la capacità di saper stare al posto giusto al momento giusto, qualità che non fa stropicciare gli occhi agli esteti del calcio, ma che fa ballare di gioia i tifosi dopo ogni gol. Il primo tap-in a Verona in un’azione che ricorda il futsal. Poi il sinistro a convertire in gol la non-marcatura del Foggia allo “Zaccheria”.
Nella voce rientra anche l’assist per Palombi in quel di Venezia, ma, più che per i gol, Liverani è soddisfatto del gioco di squadra di La Mantia, soprattutto quando bisogna respirare e l’aria è pompata nei polmoni a suon di sportellate e falli guadagnati in ogni zona del rettangolo verde.
Il gol simbolo: Il vantaggio del Lecce in casa dell’Hellas Verona è uno dei primi simboli del gioco di squadra espresso dalla banda-Liverani. Apertura ad attaccare la profondità per Mancosu, attacco all’area avversaria e telegramma per La Mantia che arriva puntualissimo all’appuntamento con il gol.