LECCE (di Gabriele de Pandis) – Il Lecce soffre in difesa. Il 4-1 subito al “Tombolato” consegna questa cartolina a Fabio Liverani, tutto preso dalla preparazione della sfida all’Hellas Verona. Domani sarà già vigilia, ma c’è tempo per studiare i numeri figli di un passo falso che i giallorossi non registravano da più di due mesi. Non si perdeva dalla trasferta di Brescia, era il 16 dicembre.
Il primo dato è chiaro. Il Lecce è la quint’ultima difesa della Serie B, la peggiore della zona play-off. Il Brescia capolista ha sì subito solo un gol in meno, ma i grappoli di reti messi a segno (52, 14 in più del Lecce secondo) rendono la statistica al momento ininfluente. Qualcosa dietro non va, ce lo dicono anche i dati numerici.
Il quesito principale quando si parla della difesa sentina è uno. La partita di Cittadella è un incidente di percorso che deve essere preso con le molle o i limiti del pacchetto arretrato del Lecce, in altre esibizioni nascosti, sono stati messi a nudo da Moncini e compagni?
Chi scrive cerca di presentare lo stato dei luoghi e fatti senza cavalcare l’onda lunga della delusione che si propaga su piazze fisiche e virtuali, come dall’altra parte era facile perdere la razionalità mentre il Lecce violava campi impensabili due stagioni fa. Prima di analizzare la terza linea giallorossa, è necessaria una prefazione definibile “dialettica” e “totale”.
“Ricordiamoci sempre da dove siamo partiti” ripete Fabio Liverani ad ogni conferenza stampa. È raro sentire un pre-partita o post-partita dell’allenatore senza la frasetta magica. Il mood impresso dalla stanza dei bottoni di via Costadura a inizio campionato è infatti evidente: tentare di sgomitare in cadetteria, ma senza assilli e prima di tutto tenendo lontana la zona rossa.
Ok, l’ultimo aspetto sembra virtualmente ormai fatto: il Foggia quint’ultimo dista 14 punti e, oggi, dare eccessivo spazio alla zona calda della classifica è un peccato di eccessiva diplomazia.
Eccessiva diplomazia è il capo d’accusa esposto da parte della tifoseria ogniqualvolta ci si ripone nella frase. L’arrivo di Tachtsidis e la mancata cessione di Lucioni rappresentano ovviamente un innalzamento dell’asticella degli obiettivi stagionali, che di certo non possono essere rappresentati dalla battaglia continua alla ricerca dei primi due posti. Anche la sostituzione di Pettinari con Tumminello si potrebbe inserire, ma lì si aprirebbe un altro discorso.
Numeri aggregati – Nel calcio può succedere di tutto, ma il Lecce, per insidiare quei quartieri, deve trovare qualcosa in più non presente ancora né sulla carta e né, soprattutto, nella costanza di rendimento soprattutto quando si affrontano parigrado e big (solo una vittoria, in casa del Verona, contro le squadre che oggi occupano la griglia promozione e play-off).
La difesa è il fulcro tecnico dell’analisi. Cominciamo con i numeri di gruppo. Il Lecce subisce gol da ben 9 partite consecutive: l’ultimo clean sheet di Vigorito è stato lo 0-0 col Perugia dell’8 dicembre. Troppo poco se non si controbilancia il dato con un bottino di reti impressionante, stile Brescia…
Il dato che fa scattare l’allarme rosso è quello delle 6 reti subite tra Livorno e Cittadella. La rimontona firmata contro i labronici ha un po’ nascosto la polvere del primo tempo choc sotto il tappeto della pressione della ripresa. Non è negatività totale sulla squadra, ma è evidente che in difesa dei meccanismi non stanno funzionando al meglio
I singoli – In rassegna poi le prestazioni del roster difensivo. Partiamo da Vigorito, formato maxi in tante prestazioni; a Cittadella è crollato anche lui, in ritardo sul primo gol di Moncini e beffato forse sul bis. In campo, sino ad oggi, il turnover (forzato col Livorno, indotto a Cittadella) ci dice che c’è un po’ di distacco tra titolari e riserve.
Liverani, sempre analitico nel dopopartita, commentava ieri: “Oggi parlare dei singoli non serve, anche gli ‘insostituibili’ hanno fatto una brutta prestazione, non solo tecnicamente ma proprio nel leggere la gara”. La presunzione di esattezza non si potrà avere mai ma tutte le strade portano a Fabio Lucioni. Il totem della difesa ha steccato per la prima volta in maniera netta.
Meccariello non ha raggiunto la sufficienza ma i danni potevano essere limitati. Anche per lui però vale il discorso del rendimento, macchiato sempre da quei cali di tensione che ogni partita rischiano di costar caro. Con Bovo ai box, è chiaro il ruolo secondario per Marino (qualche sbavatura sette giorni fa) e Riccardi.
Sulle fasce emergono un po’ di falle. Venuti, sempre costante, è l’unico sufficiente del periodo. Calderoni, dopo un inizio a mille, paga un calo di rendimento e Fiamozzi è stato uno dei peggiori in campo al “Tombolato”, per coperture mancate ed erroracci in costruzione. L’infortunio di Bovo, usato a Brescia da terzino sinistro, e il Di Matteo relegato a riserva comprimono così il roster.
La differenza sui cross – Chi di cross ferisce, di cross… perisce. L’ultimo aspetto sul periodo no della difesa del Lecce investe il fondamentale spesso usato da Liverani nel suo gioco offensivo. Senza menzionare i freddi numeri, qui si preferisce solleticare la memoria di Cittadella-Lecce di ieri.
Chiunque ha notato l’enorme quantitativo di cross partiti dalla fascia sinistra dello scacchiere di Venturato. Benedetti (imprendibile), Branca e Finotto hanno fatto venire il mal di testa a Fiamozzi e Arrigoni (in difficoltà quando si tratta di difendere da mezzala ma autore di un magistrale assist).
Tutti e quattro i gol del Citta (più altre due ghiotte occasioni) sono figli di palle alte. Se si aggiunge la rete di Diamanti una settimana fa, l’emergenza è servita. Marcature molli? Automatismi che mancano? Le ragioni possono essere molteplici, ma sul taccuino di Liverani non ci può essere la ricerca del miglioramento di quest’aspetto.
L’assenza di Scavone, moto perpetuo in copertura, dà meno filtraggio ai palloni recapitati in zona cross, ma non si può subire così, o quantomeno va addestrata la contraerea.
Ultimo appunto sui cross, ma indipendente dalla difesa. Il recupero di Mancosu, oltre ad aumentare il tasso di pericolosità, crea la principale alternativa offensiva nel gioco della banda Liverani. Senza il sardo, di azioni manovrate alla ricerca del buco in area se ne son viste poche. Solo Panos Tachtsidis prova sempre ad accendere la luce con i suoi filtranti. Altrimenti cross e lanci lunghi, vincenti col Livorno e ma insufficienti in Veneto.
Quindi? – In conclusione, prima di muovere le critiche con un’accezione costruttiva, aspettiamo il verdetto della settimana di fuoco – è difficile, ma proviamo a farci forza e credere –. Il Lecce ospiterà martedì sera l’Hellas Verona, una “grande” del torneo tormentata da scetticismo e risultati altalenanti, e poi sabato sarà di scena a Palermo, dove il secondo posto in graduatoria è mantenuto nonostante i numerosi capovolgimenti societari che giocoforza inficiano sul calore del “Barbera” e sul rendimento dei rosanero.
Ecco, non facciamoci assorbire dal tunnel di negatività vissuto a quelle latitudini. Anche perché un doppio passaggio a vuoto potrebbe invertire le cose: ripartenza lì e fantasmi nel Salento.
Ricordiamoci sempre da dove siamo partiti. Capito perché forse, effettivamente, è giusto ribadirlo?