LECCE (di Gabriele de Pandis) – La vittoria in rimonta contro il Livorno, successo a tratti inaspettato ma vitale dal punto di vista del morale e della classifica, ha fatto tornare alla ribalta un “nuovo” elemento in casa del Lecce. Se è ovvio che la copertina del 3-2 spetti ad Andrea La Mantia e al suo gol finale da lottatore, Lecce-Livorno è stata anche la partita della rinascita di un altro Andrea: Arrigoni.
Caduta e risalita- Il centrocampista, nato a Lecco, è risultato decisivo con il gol del 2-2 e l’assist regalato a La Mantia nell’azione che ha dimezzato il doppio svantaggio iniziale. Una sorta di “+4” fantacalcistico che rappresenta finora l’apice della stagione di Arrigoni, a gennaio vicinissimo a lasciare il Lecce.
Le storie che cambiano hanno investito anche l’andamento stesso di Lecce-Livorno. Al 45′, con la “banda Liverani” sotto 0-2, Arrigoni, che non giocava titolare da Cosenza-Lecce del 10 novembre, risultava probabilmente uno dei peggiori in campo. Sulla sua prestazione pesava come un macigno la mancata intesa con Tabanelli nell’appoggio orizzontale che ha aperto la via alla rete di Bogdan.
Il cambiamento di schieramento nella ripresa, da 4-3-1-2 a 4-2-4, ha segnato l’inversione di rotta della prestazioni del capitano di giornata Andrea, che si è posizionato al fianco di Tachtsidis ed è risultato decisivo nell’economia della rimonta leccese.
Forma del reparto– Il primo spunto di discussione parte proprio dal modulo. Arrigoni, play del Lecce di Serie C, si è schierato da interno destro, posizione in campo con molti compiti di taglio e cucito e chilometri percorsi (ne ha macinati oltre 11). Il numero 6 si è trovato così a gestire la sfera e, sovente, a rincorrerla in zone diverse dal solito, fronteggiato da un avversario ben messo in campo, è andato in difficoltà.
Nella ripresa è stata un’altra storia, ma con riserva. Arrigoni, si è detto, ha preso in mano il centrocampo insieme a Tachtsidis ed il Lecce è salito in cattedra a suon di cross, strategia comandata da Liverani già prima del fischio d’inizio.
Il rendimento crescente dell’ex Cosenza dice ovviamente che l’esperimento di doppia rimonta “liveraniana” ha funzionato, ma ci sono piccoli appunti comunque da fare.
In primis, il Livorno, già col baricentro basso nella seconda metà di gara, non ha proposto alcuna trama di gioco dopo l’espulsione di Fazzi. L’arretramento delle linee labroniche ha favorito la gestione della palla all’insolito doppio play. La situazione tattica, ad oggi, si potrebbe riproporre solo in situazioni simili. Un crash test contro squadre dedite a far gioco necessiterebbe di legna e corsa nella zona nevralgica del campo.
E ora?– L’Arrigoni-story di domenica apre un mini-dibattito sul futuro prossimo, vista anche l’assenza di Scavone e l’adattamento al calcio italiano di Majer. Con Tachtsidis e Petriccione (sulla via del recupero), si apre la bagarre per la terza maglia davanti alla difesa.
La questione è un affare a tre. I concorrenti? Andrea Tabanelli, risorto calcisticamente nel Salento dopo Lecce-Venezia 2-1, è in calo. Thom Haye, assistman del 3-2, è spesso impiegato come “apriscatole” delle difese grazie ai suoi mezzi tecnici. Dall’altra parte, al “Penzo” di Venezia, l’olandese non si è espresso per niente male. Un verdetto arriverà già sabato a Cittadella.
Tutto dipenderà da come mister Fabio Liverani, che quest’anno ha dimostrato di saper tenere sulle corde gli effettivi del suo gruppo (vedasi anche il caso Armellino), imposterà la partita. Per continuare a sorprendere in Serie B il Lecce ha bisogno di un novero di centrocampisti tutti sul pezzo.
Andrea Arrigoni, dopo il divorzio paventato a gennaio, sarà protagonista?