LECCE – L’1-1 col Benevento, oltre al primo impegno del 2019, ha segnato il debutto con il Lecce di Panagiotis Tachtsidis, acquisto con cui la società di via Costadura ha aperto il calciomercato invernale nell’anno del ritorno in Serie B. Il greco ha portato in dote un curriculum corposo, fatto di vincenti stagioni in cadetteria con l’Hellas Verona e di apparizioni più o meno controverse ma redditizie in Serie A, oltre che con gli scaligeri, con Cagliari, Torino e Catania.

Oltre ai passati importanti, Tachtsidis ha portato con sé una serie di scetticismi, legati prima di tutto al suo passato recente, fatto di 0 presenze con il Nottingham Forest dopo la stagione 2017/’18 spesa all’Olympiacos, e alle sue caratteristiche fisiche. Troppo lento per l’agonismo della Serie B, si diceva, (salvo poi tralasciare il fatto che in cadetteria aveva già ben giocato se non dominati) o inadatto al gioco di Liverani, che proprio negli ultimi appuntamenti del 2018 aveva sfoggiato le esibizioni più belle.

Per carità, una partita non è sufficiente ad esprimere un giudizio sufficiente sull’apporto che Panos potrà dare alla banda Liverani, ma già i 76 minuti giocati contro il Benevento possono dare una serie di spunti. Il giudizio di massima non può che portare dell’ottimismo: Tachtsidis può essere un valore aggiunto di questa squadra. Scopriamo perchè, sperando di aprire una discussione costruttiva.

La posizione in campo – Liverani ritiene Tachtsidis un play basso. Era pressoché prevedibile viste le caratteristiche fisiche dell’atleta e la natura delle trame e delle coperture previste dal suo credo tattico. L’arrivo del greco ha così riformato lo scacchiere, spostando Petriccione nel ruolo di mezzala destra.

Il maggior dinamismo dell’ex Bari rispetto agli altri interpreti ora in squadra (Tabanelli su tutti) assicurerebbe maggiore continuità nell’ipotetica tenuta per 90′, consegnando i compiti di tessitura a Panos.

L’atteggiamento- Chi ha analizzato da vicino le fasi della gara con il Benevento ha visto in Tachtsidis un’anima “cattiva” che in questi ultimi anni è spesso mancata al Lecce. Senza scomodare il prodigio di mercato Bolano nel 2003, basti pensare che un ritornello spesso sentito in questi anni di Lega Pro era: “Il Lecce è una squadra di bravi ragazzi, anche troppo“. Tachtsidis, al di là dell’aspetto tecnico, ha dimostrato malizia e cattiveria mista ad esperienza, tratti che servono a regolare la temperatura di ogni momento di ogni gara.

La sicurezza– Il curriculum del greco, che ricevette anche l’investitura di Zeman, che lo preferì a un certo Daniele De Rossi nella sua seconda esperienza romana, non può essere solo un fiume di parole adatto solo agli statistici. Tachtsidis, palla al piede, cerca di trasmettere una certa sicurezza nella ricerca costante della migliore linea di passaggio, anche a costo di rischiare.

Fisicità in mediana- Rivedendo il centrocampo del Lecce, e dando ormai per scontato il saluto di Armellino, Tachtsidis rappresenta anche un elemento utilissimo dal punto di vista fisico. La sua stazza potrebbe risultare importante nel gioco aereo e nell’infinito gioco all’interdizione. Petriccione e Scavone ringraziano.

Passo– I molteplici tratti che fanno ben sperare sulla storia leccese di Panagiotis Tachtsidis fanno il paio con i dubbi. Su tutti, sicuramente il passo non propriamente fulmineo, che può essere fatale in situazioni di ripartenze subite. Dall’altra parte, i zero caps inglesi denotano giocoforza la mancanza del ritmo partita, che Panos deve recuperare al più presto per poter disputare i 90′ senza patemi.

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