LECCE (di Gavino Coradduzza) – Venti minuti fantastici, da manuale del calcio, poi il grigio, il buio ed il rischio di compromettere quanto di buono, di ottimo, il Lecce aveva fatto in avvio di partita a Cosenza. Si dirà che quel che conta, in ultima analisi, sono i tre punti, ma sarebbe curioso conscere il motivo del periodico attacco alle coronarie dei tifosi giallorossi. Due partite in una; primi 25 minuti con un solo attore sulla scena, il Lecce; un’ora abbondante in cui quel Lecce è evaporato rischiando il tracollo…

L’incipit dei giallorossi è, a dir poco, autorevole, asfissiante non tanto e non solo per la capacità di fare pressing a tutto campo, quanto per la precisione e a fresca fantasia dei temi snocciolati. Arrigoni è in spolvero e, quanto lui, La Mantia e Venuti, la coppia che edifica, al 7°, il vantaggio del Lecce. La sberla di collo pieno di Venuti, ispirato da La Mantia, se ne frega delle regole della gravità e della balistica viaggiando a mezza altezza per oltre una ventina di metri, fino al fondo del sacco: esecuzione di alta qualità!

Il raddoppio (13°) sembra quasi un gioco da ragazzi; e invece no perchè il destro di Palombi, che non pare iresistibile, coglie l’angolo lontano sfruttando una certa macchinosità nei movimenti del portiere di casa. Sembra ormai certo che gli uomini di Braglia stentino parecchio a trovare rimedio al perpetuo alternarsi nei ripiegamenti del duo Palombi La Mantia. Ma è devastante anche il frullatore del centrocampo con l’intesa solidale tra Arrigoni, Mancosu, Tabanelli e Petriccione

Il rientro in formazione di Lucioni tempra ed impermeabilizza non di poco il pacchetto difensivo; funziona egregiamente i tandem centrale con Marino e (ma garda un po’) anche gli esterni vaggiano alla grande e tengono gli occhi ben aperti, spalancati…

Tutto questo ben di Dio comincia però ad ammuffirsi una volta scavalcato il 25° minuto, mentre Vigorito comincia a metterci molto del suo per prolungare la verginità della sua porta…

Per non farla lunga dico subito che il Lecce ha smarrito lo smalto, anzi, ha smesso di giocare. L’intervallo sarà utile per ritrovare lo smarrito splendore? Vedremo…

Al minuto numero 2, Marino diventa provvidenzialmente salvifico deviando nella giusta misura la traiettoria di un violentissimo tiro di Garritano scagliato dal limite dell’area leccese; sarebbe stato quasi un gol-fotocopia di quello messo a segno da Venuti. Il Lecce soffre molto la costante pressione dei calabrasi cui non fanno difetto le iniziative pericolose; quel che manca è la precisione e la tempestività nelle conclusioni…

La stasi del Lecce suggerisce a Liverani le mosse che privilegiano la cautela: Prima Falco per La Mantia, poi Armellino per Petriccione e Cosenza (il giocatore) per Mancosu. Si dirà che egli intenda proteggere il vantaggio, ma non è escluso che, come già capitato, l’avversario interpreti queste mosse come una rinuncia alla pericolsità in attacco o un quasi un invito a venire avanti! De gustibus… A menar le danze  è sempre la squadra di Braglia che agli uomini di Liverani vieta il transito oltre la linea mediana del campo…

Non si può nascondere che anche la dea Eupalla stia strizzando un occhio ai giallorossi. Arriva comunque il gol che dimezza il vantaggio messo a segno in un momento in cui in area giallorossa si gioca alle belle statuine. Da segnalare anche una violenta sassata di Maniero che fa tremare la traversa della porta difea dal, questa volta, impotente Vigorito. Di questo passo il pareggio sembra dietro l’angolo e putualmente prende corpo con la doppietta segnata da Tutino

Provvidenziale per togliere le castagne dal fuoco arriva l’intuizine di Filippo Falco che pesca l’angolino dalla media distanza, ed i tre punti rientrano in cassa…

Il vantaggio di due reti avrebbe dovuto mettere al sicuro, immagino io, le cornarie dei tifosi giallorossi, ed invece pare che senza le spruzzate di adrenalina ci si diverta di meno…

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