PERUGIA (di Luca Manna) – Cosa possiamo affermare con certezza dopo queste prime 9 partite del Lecce tornato in Serie B? La prima risposta che mi viene in mente è che con questa squadra non ci si annoia mai e sfido chiunque ad affermare il contrario.
Ebbene sì, una delle cose più belle di questo inizio di campionato è proprio la certezza che, quando scendono in campo i giallorossi, le emozioni non dovrebbero proprio mai mancare con un’altalena pronta a dondolare per mettere alla prova i nostri cuori pieni di passione ed oramai pronti a tutto.
Senza voler paragonare sistemi di gioco e spettacolarità della manovra, il Lecce 2018/’19 mi ricorda quello del primo Zeman in Serie A, una squadra nata per salvarsi, ma che scendeva in campo sbarazzina e senza paura indipendentemente dall’avversario che si trovava di fronte e che cercava il risultato sempre attraverso il gioco e senza fare barricate.
Questo Lecce, seppur in ambiti e con modi differenti, ricorda moltissimo la mentalità di quella squadra proprio per la sua natura a tratti irreverente che stupisce prima gli avversari e subito dopo noi tifosi che, increduli e felici, ci aspettavamo magari più timore e meno coraggio.
Ed invece, sin dalla prima uscita in quel di Benevento, abbiamo avuto subito la sensazione che questa squadra conoscesse bene il rispetto, ma che il timore del “blasone” avversario non fosse proprio un pensiero da cui farsi sfiorare. Abbiamo visto partite belle, rimonte clamorose subite e servite, gol incassati sicuramente evitabili, ma anche tanti altri fatti frutto di una ricerca continua di manovra, di schemi magari provati e riprovati, di un lavoro ottimo fatto sul campo e sulla testa di un gruppo cosciente delle proprie potenzialità e difficoltà, ma consapevole di poter stupire ogni avversario e tutta la categoria in generale.
Ci stiamo divertendo, nessuno lo può negare e, parentesi di Ascoli a parte, il Lecce in ogni partita ha cercato il successo attraverso la prestazione ottenendo risultati che sono oltre le aspettative e lasciando soprattutto la sensazione che il meglio possa ancora venire.
Sono passate solo 9 giornate è vero e stasera il campionato ci pone di fronte all’ennesimo test difficile e pieno di insidie (il Crotone), ma fino ad oggi possiamo affermare di avere una squadra bella, forte, vivace e che risulta simpatica anche a chi non la tifa proprio per quel modo di giocare a pallone sempre meno facile da ritrovare in tutte le categorie nazionali. E chi preferisce avere rimpianti su ciò che poteva essere in alcune partite forse ancora non ha capito l’esatta dimensione in cui dovremmo essere e vive male una stagione che invece è iniziata meravigliosamente.
Liverani non è boemo, non è magro (mister, non si arrabbi), non fuma 40 sigarette al giorno e, soprattutto, non è un integralista del 4-3-3 e della linea difensiva schierata a centrocampo; lungi da me paragonarlo al “maestro” che ha scritto pagine uniche della nostra storia pallonara ma, nel suo piccolo, sta costruendo un miracolo calcistico fatto di ricerca del risultato attraverso il gioco per lo più offensivo, in cui la parola catenaccio non esiste ed in cui la ricerca della porta avversaria è l’unico obiettivo possibile per portare a casa punti.
A volte si riesce, altre no… Talora capita di perdere, altre volte di vincere, ma è indubbio che, se questo Lecce continuasse così e magari crescesse ancora, allora potremmo davvero iniziare a raccontare una nuova favola, diversa, ma ugualmente emozionante dal nome… Liveranilandia!