LECCE – Non ci sarà ancora il calore di quando in Laguna si esultava ai colpi di genio del Chino Recoba e ai gol in successione di Filippo Maniero, ma per il calcio veneziano quello odierno è forse uno dei momenti di maggiore ambizione.
L’Unione (come è affettuosamente chiamata dai tifosi veneziani sin dalla prima fusione con il Mestre), anche se oramai ufficialmente nominata Venezia Calcio FC, parla da due anni inglese: dal 6 ottobre 2015 Joe Tacopina, avvocato e dirigente sportivo newyorkese, è azionista di maggioranza. Prendere l’eredità della tradizione sportiva dell’Unione Calcio non è stato facile (guerre legali con una neonata società indipendente) ma alla fine il riconoscimento è arrivato.
L’ex proprietario del Bologna ha continuato il percorso di crescita iniziato nell’estate del 2015 dalla cordata USA che ha curato la nascita del nuovo soggetto giuridico. Sul campo, il Venezia (licenza concessa per semplicità di denominazioni ormai) in due anni ha centrato la B. Prima vincendo un duello con il Campodarsego e poi, sotto la guida di Filippo Inzaghi, dominando il Girone B della Serie C.
Il ritorno in cadetteria dello scorso anno, sempre con l’ex bomber del Milan in panchina, è stata poi la giusta continuazione del, continuiamo a definirlo, ambizioso progetto veneziano. Il quinto posto della regular season ha fatto respirare profumo di A ai tifosi lagunari.
Dopo il sonoro 3-0 rifilato al Perugia nel Primo Turno, però, il Venezia si arrese in semifinale al Palermo (1-1 al “Penzo”, 1-0 in Sicilia).
Sarà difficile ripetere l’entusiasmante cavalcata della scorsa stagione, ma in laguna con Joe Tacopina ogni cosa sembra possibile. Mentre si parla del nuovo stadio che sostituirà il vecchio, ma romantico, “Penzo” sono cambiati molti interpreti rispetto alla scorsa stagione, a partire dall’allenatore. Via Pippo Inzaghi, in A col Bologna, dentro Stefano Vecchi, una vita a plasmare talenti nella Primavera dell’Inter, di cui è stato anche traghettatore in prima squadra tra le gestioni non felicissime di Frank de Boer e Stefano Pioli.
I cambiamenti si sono registrati anche in campo. Passano in A il portiere Audero (ritorno alla Sampdoria), il metronomo Stulac (Parma) e il l’attaccante centrale Moreo(Palermo), in porta c’è l’ex Avellino Lezzerini, in mediana è rimasto l’altro gioiello Pinato (anche se formalmente ora in prestito dal Sassuolo).
Sul fronte arrivi, poche manovre, ma oculate per non snaturare il meccanismo. L’attacco, oltre a Geijo e a Litteri ora ai box, può contare sugli ex giallorossi Zigoni e Di Mariano, neoarrivato insieme all’altro ariete offensivo Citro. Tanta curiosità desta la scommessa Harvey St.Clair, 19enne scozzese proveniente dal Chelsea. A centrocampo c’è anche Sergiu Suciu, sei mesi incolori in quel di Lecce tre stagioni fa, ma decisamente ai margini della formazione titolare. L’assenza di Pinato domani, però, apre bruscamente le porte al suo impiego.
Stefano Vecchi non dovrebbe quindi fare grossi cambi rispetto alle prime uscite stagionali, poggiando l’architettura del suo Venezia sempre sul 3-5-2. Il senatore Domizzi completerebbe la difesa con Andelkovic e Modolo e Bruscagin (in vantaggio su Zampano), insieme al dirimpettaio Garofalo, sarebbero chiamati a coprire la fascia.
I lagunari vorranno invertire la rotta al “Via del Mare”. Al debutto casalingo e vincente in casa contro lo Spezia (1-0) sono seguiti i passaggi a vuoto nel derby col Padova (1-0) e tra le mura amiche contro il Benevento (2-3).