LECCE (di Cecilia Fiocco)* – Esce in Italia, in traduzione dall’originale inglese, la biografia di John Ronald Reuel Tolkien, il grande scrittore e linguista inglese che ispirò le giovani generazioni nel dopoguerra e continua a conquistare migliaia di lettori in tutto il mondo. Punti essenziali nella sua vita, permeata da una fede profonda nei principi del cattolicesimo, furono la dedizione per la famiglia, l’amore per l’Inghilterra, la passione per le lingue e per il mito, l’attenzione alla fantasia, straordinaria facoltà dell’intelletto umano.

Tutti gli appassionati del mondo di Tolkien, che hanno seguito Bilbo nel suo viaggio fino a Erebor ed hanno accompagnato la Compagnia dell’Anello nella spedizione per sconfiggere le forze di Mordor, si precipiteranno ad acquistare il libro, scritto da Humphrey Carpenter, unica biografia autorizzata dalla famiglia del grande scrittore, scomparso nel 1973. Carpenter ebbe modo di conoscere direttamente Tolkien, con in più la possibilità di accedere all’archivio privato dello scrittore che gli ha consentito di analizzare con cura non soltanto la sua vita, ma anche la genesi delle sue opere maggiori: il Silmarillion ed il Signore degli Anelli.

Tolkien nacque a Bloemfontein, in Africa, nel 1892, da Arthur Tolkien e Mabel Suffield, coloni inglesi originari di Birmingham. Negli anni dell’infanzia, incoraggiato dalla madre, John sviluppò un crescente interesse per le fiabe e una precoce passione per le lingue. Una svolta determinante per la condizione della famiglia fu la conversione di Mabel dall’Anglicanesimo al Cattolicesimo che influì profondamente sul giovane Tolkien e che avrebbe rivestito un ruolo importante tanto nella vita, quanto nella poetica del futuro scrittore. Nel frattempo, le condizioni economiche della famiglia peggiorarono. Nel 1905 Mabel morì e Tolkien fu affidato a padre Francis Morgan.

In quegli anni John proseguì gli studi a Birmingham, dimostrando una grande padronanza delle lingue (conosceva bene, oltre al Latino e al Greco, l’Islandese, il Finnico e il Gotico). Nel 1911, grazie ad una borsa di studio, poté iscriversi all’Exeter College di Oxford. Nello stesso anno divenne anche professore di Lettere all’Università di Leeds. A questi anni risale la composizione del suo capolavoro: Il Signore degli Anelli, pubblicato in tre volumi tra il 1954 e il 1955.

Nel 1915 Tolkien combatté nella Prima Guerra Mondiale, esperienza che lo segnò profondamente, anche per la morte di alcuni cari amici. Nel 1916 aveva sposato Edith, dalla quale ebbe quattro figli. Dopo il conflitto, Tolkien completò gli studi e conseguì il titolo di Master of arts. Nel 1959 Tolkien si ritirò a vita privata per dedicarsi al grande progetto letterario rimasto incompiuto: il Silmarillion, pubblicato postumo nel 1977. Intanto, nel 1971 la sua amata Edith morì. Lui la seguì poco dopo (1973), all’età di 81 anni.

Tramite i suoi capolavori Tolkien ci parla di valori eterni, racconta in modo sublime una storia di dolore e di redenzione, in uno scenario mitico ben definito. Le storie di Tolkien sono ambientate nella Terra di Mezzo, una terra popolata da elfi, uomini, nani ed hobbit, creature miti, dai piedi grandi e di bassa statura, dalla cui invenzione, inaspettatamente, fiorì un racconto straordinario e complesso: il Signore degli Anelli. Quest’opera, considerata il più grande capolavoro dello scrittore, è il frutto di un lungo processo, che vide la creazione di un mondo e di una lingua, la lingua elfica, che Tolkien elaborò con grande precisione, motivato dalla sua passione per le lingue. Motivo fondamentale è quello della queste, della “Cerca”, come quella degli eroi le cui gesta venivano descritte nei cicli leggendari diffusi nel Medioevo.

Si tratta però di una ricerca al contrario: nel Signore degli anelli la compagnia non parte per cercare un oggetto prezioso e desiderato, come nella leggenda del Santo Graal, ma per distruggere la causa del male e del peccato: l’Anello del potere. Attorno a questo tema si intrecciano tutti gli altri motivi del racconto: l’amore per la patria, lo spirito di sacrificio, la fedeltà, l’amicizia, l’elogio della semplicità e dell’umiltà. Alla fine emerge l’eroismo di coloro che hanno combattuto per il bene, ma più di tutti risplende quello di un hobbit, Frodo, che nella sua semplicità ha compiuto il sacrificio più grande, giungendo fino alla Terra di Mordor per distruggere l’Anello.

*articolo realizzato nell’ambito del progetto di alternanza scuola/lavoro previsto dalla legge 107/2015
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