LECCE – Dopo ventiquattr’ore, l’amarezza per come il Lecce stia dilapidando il suo patrimonio di punti ed autostima è ancora troppo forte. Il clima di festa per la Pasqua che vorrebbe tutti accomunati in cristiana fratellanza non basta a mitigare quel senso di vuoto e di angoscia che attanaglia quanti hanno il giallorosso nel cuore.

Il pareggio col Siracusa ha conclamato la crisi della formazione salentina, incapace tutto d’un tratto di mascherare pecche e lacune tecnico-tattiche che in un recente passato erano state nascoste dai risultati che, in qualche maniera, arrivavano. La piazza oggi è livida di rabbia e in pochi vogliono pensare a ciò che sta succedendo per la sesta stagione di fila.

Si prova a mantenere la mente fredda, a lasciare da parte i pensieri legati al Lecce, ma tutto d’un tratto tornano alla memoria i fotogrammi dell’1-1 che, in concomitanza con i successi di Trapani e Catania, ha lasciato alla squadra salentina la miseria di 2 punti di vantaggio sulle inseguitrici, con una gara in più rispetto a loro.

In particolare, c’è la gazzarra finale col tutti contro l’arbitro che la tifoseria giallorossa ha sempre etichettato come “sceneggiate napoletane” appannaggio di ben altre realtà calcistiche italiane. Invece, ieri quelle scene si sono purtroppo viste al “Via del Mare” al triplice fischio dell’incerto Nicolò Cipriani di Empoli, tra l’altro figlio dell’ex attaccante del Lecce degli anni Ottanta, Loriano Cipriani.

Dal presidente Sticchi Damiani, al Ds Meluso, passando per l’intero gruppo di giocatori e per finire al dottor Palaia, tutti si sono fiondati ad accerchiare il direttore di gara ed i suoi assistenti fino al sottopasso degli spogliatoi. Facile immaginare cosa abbiano urlato tutti i tesserati dell’U.S. Lecce all’arbitro. Così com’è facile intuire che il Giudice Sportivo potrebbe usare la mano pesante nei confronti della società che è ormai consapevole di aver perso il controllo della situazione, palesando nervi tesissimi come mai prima d’ora.

Alla vigilia si era chiesto il massimo senso di responsabilità al pubblico, al fine di evitare lanci di petardi e fumogeni che potrebbero portare alla squalifica del terreno di gioco o di un settore dello stadio, ma le intemperanze pressochè al completo del club giallorosso avranno pesanti riflessi, in base al referto che l’arbitro ha redatto.

Quel brutto finale di gara ha avuto anche risvolti negativi tra la tifoseria. Tra i nostri lettori c’è chi ha commentato: “Come ex arbitro non è mi è piaciuta la caduta di stile di alcuni dirigenti a fine partita che hanno letteralmente circondato l’arbitro. In settimana andrò presso la sede dell’U.S. Lecce per restituire la tessera di abbonamento mia e di mio figlio in segno di protesta (civile) contro i due maggiori responsabili, a mio avviso, della fine del sogno di arrivare primi in classifica: 1) il sig. Liverani, in primo luogo per le sue scellerate e cervellotiche scelte tattiche e in secondo luogo per aver fatto perdere l’autostima ad almeno 4/5 giocatori chiave (l’ultimo in ordine di tempo è Armellino), che si sono rivelati determinanti nella prima parte di campionato; 2) il sig. Meluso che in qualità di D.S. è il maggiore responsabile di una campagna acquisti quasi fallimentare (se si esclude Saraniti). Anche se, come mi auguro, dovessimo salire in serie B, se anche solo uno dei due dovesse rimanere, in segno di protesta (civile), io e mio figlio non rinnoveremo più l’abbonamento.

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