LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Tutti a bordo, nessuno abbandoni la nave in mezzo alla burrasca. C’è una stagione da coronare, un traguardo da afferrare con le unghie e con i denti, una dignità da salvare. La chiamata alle armi generale arriverà, così come è sempre accaduto in passato in simili situzioni. Verrà chiesto il massimo sostegno ai tifosi; ci si appellerà al grande amore per la squadra ed a mettere da parte mugugni e sospetti, amarezza e scetticismo per raggiungere la promozione ormai visibile a occhio nudo, ma maledettamente complicata da afferrare come un miraggio.
Le cause di questa impensabile fase del campionato del Lecce solo fino a due mesi fa sono tante e non sempre chiare da decifrare. Le disamine tecnico-tattiche-ambientali le conosciamo a memoria. Le sentiamo ripetere da sei anni… Non appena si avverte franare la terra sotto i piedi, iniziano i processi sommari, le ansie e gli isterismi. Ed è vero che non sono appannaggio solo dei tifosi giallorossi. Anche i diretti interessati si mostrano all’improvviso nervosi, cercando cause ambientali che non fanno onore all’intelligenza di chi le insinua.
Ci sarebbe da disquisire sui modi scelti per fare quadrato, mentre solo pochi giorni prima si era puntato il dito contro presunti “portatori sani di pessimismo“. Potremmo parlare giorni e giorni di Liverani, scelte di formazione, mercato di gennaio con relativi acquisti, cessioni e mancati arrivi, oltre che dei mal di pancia nello spogliatoio leccese, ma sono argomenti che lasciano il tempo che trovano.
Il Lecce è comunque ed ancora primo e deve difendere un capitale di 4 punti virtuali sulle inseguitrici Catania e Trapani. Questa è la sola cosa certa e incofutabile. Una difesa che deve coinvolgere tutti, nessuno escluso. Le famose “4S” (società, squadra, stampa e sostenitori) sono chiamate a fare quadrato e non creare atmosfere cupe da caccia ai fantasmi.
Sabato contro il Siracusa c’è una partita fondamentale da vincere. Non importa come. Si deve dare una risposta ad una tifoseria capace di andare in 1000 a Caserta partendo da tutta l’Italia. Rispondere alle attese di una dirigenza che ha investito (e tanto) nell’allestire una squadra che vincesse una Serie C che pare stregata. Rispondere alla propria coscienza ed alla propria dignità di calciatori professionisti che non vivono certo le pressioni di altre piazze e percepiscono regolarmente gli stipendi.
Bisogna mettere da parte orgogli e preconcetti e deve farlo ciascuno, nessuno escluso. Il bene collettivo è più importante di quello del singolo. Per mesi ci siamo sentiti ripetere che la vera forza di questo Lecce è il gruppo. Bene, di tempo non ce n’è più: si dimostri sul campo che non erano solo slogan da conferenza stampa. Che tutti dimostrino di aiutarsi l’un l’altro come nei momenti migliori. Si sfrutti il calendario che non sembra certo impossibile. Si schierino i giocatori più in palla e più abituati al clima da trincea. I tifosi stiano vicini al Lecce e non fischino se le cose non andranno subito come sperato. Le cinque gare che mancano alla fine del torneo siano sfruttate a dovere per dimostrare il reale valore della capolista e ritrovare l’armonia che ha fatto la fortuna della formazione leccese per tanti mesi.