LECCE (di Gavino Coradduzza) – Il Lecce a Caserta perde la partita; ma perde anche gran parte della sua baldanza ed una buona fetta di vantaggio in classifica… Tutto ciò per mano di una Casertana che, per quanto si è visto, merita ampiamente il mediocre posto che occupa in classifica. Dalla cornucopia di Liverani salta fuori l’ennesima soluzione dal centrocampo in su: Saraniti e Torromino davanti a Tsonev, Tabanelli, Mancosu e Arrigoni

Nell’atteggiamento iniziale dei giallorossi non si coglie alcuna ansia da risultato; sembra un Lecce tranquillo, consapevole e ben disposto; neanche un accenno di assillo per questa delicata trasferta che potrebbe comunque trasformarsi in definitivo trampolino di lancio verso la promozione, ma anche una pericolosa frenata a vantaggio di chi insegue. Il Lecce appare dunque tranquillo e prudente: guida il gioco curandosi di non riversarsi scriteriatamente verso la porta avversaria. La Casertana viene così irrettita dai fraseggi del centrocampo giallorosso che, quanto a capacità di palleggio, la sa lunga e, pertanto, mette in campo quel che ha e quel che può, cioè molto poco, con la sola eccezione di Alfageme capace di tenere un tantino in allarme l’invalicabile Cosenza

Il ritmo partita è di quelli blandi, cosa che dovrebbe favorire il bel gioco, il piacevole dipanare della manovra almeno in quantità tale da appagare anche i palati particolarmente esigenti; ma di questa roba se ne vede davvero poca o niente… Un orecchio al Catania e al Trapani (che sono già in vantaggio) ed un contempraneo sussulto dei padroni di casa, fanno sì che in chiusura di frazione il risutato si sblocchi a favore della Casertana: accade infatti che Lepore si faccia sorprendere e non chiuda su Turchetta, libero dunque di convergere da sinistra e confezionare, di destro pulito, un diagonale che supera Perucchini.

Ovvio che lungo la schiena dei numerosi tifosi al seguito della squadra salentina scorrano brividi e ruscelli di adrenalina; il pensiero ritorna alle recenti prestazioni poco convincenti, ma anche ufficialmente e coralmente sottovalutate in grazia dei risultati che in più di un caso sono risultati premianti oltre i meriti…

Ma c’è da disputare tutto il secondo tempo! Torromino e Tsonev restano sotto la doccia, inizia il valzer delle sostituzioni che, piaccia o meno, sono l’ammissione di scelte non propriamente premianti… A mettere un po’ d’ordine e di fantasia offensiva dovrebbe essere Tabanelli in concorso con Arrigoni, però il continuo movimento del novello trequartista confina assai occasinalmente con l’efficacia delle sue vanamente attese ’’invenzioni’’: sotanzialmente ininfluente

La Casertana si limita al contenimento e lo fa discretamente; non occorre farlo benissimo, visto che il suo portiere risulta impegnato (eufemismo, ovviamente) unicamente nel disbrigo della ordinaria amministrazione: sparacchia palla in avanti, saltando il centrocampo, senza pretendere di confrontarsi in palleggio a centrocampo contro il Lecce che sull’argomento ne sa di gran lunga di più…

Liverani tenta anche con l’ennesima punta, Persano: in campo ce ne sono ora quattro. Nel contempo Tabanelli ritorna in panchina, Al marasma che cresce cerca di porre argine la sagacia di Mancosu che tenta di ricucire embrioni di gioco incontrando scarsa collaborazione. Il Lecce, manco a dirlo, ci mette tesori di buona volontà e di impegno; non altrettanto si può dire di ordine e geometrie, andando però a cozzare contro una Casertana che inizia ad assaprare il gusto di mettere ko la capolista irrorando di polvere di peperoncino un campionato che, almeno in vetta, pareva archiviabile…

La frittata è ormai fatta: esultano i casertani, masticano amaro i leccesi. A coloro che consolatoriamente chiederanno cosa di buono abbia fatto la Casertana, si potrebbe rispondere, fatti alla mano, che intanto ha messo a segno un gol, che nel finale di gara ha colpito un palo e costretto il Lecce ad un salvataggio sulla linea; ma non sarebbe del tutto fuori luogo chiedere cosa, per contro, abbia fatto il Lecce… Non si ricorda un intervento degno di menzione da parte del portiere di casa; la sostanza è tutta qui. Suppongo che il resto, tutto il resto, sia soltanto accademia dialettica, permalosità serpeggiante ed insofferenza incontrollata alle critiche. Manca qualcosa? Ah, già: l’ormai famoso entusiasmo che, però, non scende in campo…

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