LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Ci sono istantanee che immortalano attimi d’eterno, che cristallizzano emozioni e condensano mille parole in una sola immagine. La sfida vinta soffrendo, ma meritatamente, venerdì sera dal Lecce a Bisceglie ce ne ha regalati diversi, molti dei quali accomunati da un unico filo conduttore: un abbraccio, sia singolo, che collettivo, ma tutti sinceri e pieni di significati.

Al “Ventura” si sono visti ad esempio quelli dei compagni a Giuseppe Torromino, appena segnato la prima narcatura giallorossa della serata. Tutta i compagni della panchina, in primis il “gemello del gol” Sasà Caturano, sono entrati sul rettangolo verde per stringersi attorno all’attaccante calabrese che aveva vissuto una settimana un po’ tesa a causa di presunti malumori dopo il successo interno sul Catanzaro, già commentati in sede di conferenza stampa in settimana. Ed ora, non resta che aspettare il ritorno al gol proprio di Caturano.

Stesso copione dopo la rete siglata in chiusura di match da Andrea Saraniti, arrivato a gennaio in una squadra già piena zeppa di attaccanti di valore, tutti potenziali titolari, ma capace di segnare due centri in altrettante presenze e confermarsi bomber di razza, inserendosi subito e bene in un gruppo che fa della coesione e dello spirito di sacrificio il suo punto di forza. Anche per lui non sono mancati i festeggiamenti di chi era in campo a sudare e soffrire e dei panchinari.

Tutti i giocatori abbracciati al portiere Filippo Perucchini al triplice fischio finale dell’arbitro Viotti per ringraziarlo di aver vestito i panni del supereoe ed aver parato davvero di tutto fino al quarto minuto di recupero, rispondendo da campione ad alcune ingenerose critiche piovutegli dopo gli eopisodi con Trapani e Catania, permettendo alla capolista Lecce di violare il campo del Bisceglie dopo 78 anni e portarsi di nuovo ad un momentaneo +7 sugli etnei che inseguono al secondo posto.

E come non citare quegli abbracci carichi di significato che si sono scambiati in mezzo al terreno di gioco mister Fabio Liverani ed il Direttore Sportivo Mauro Meluso? La scelta del tecnico dopo l’addio di mister Roberto Rizzo si è rivelata non semplice, ma azzeccatissima. Poteva essere un punto di non ritorno dopo appena tre partite di campionato ed invece l’arrivo sulla panchina dell’ex allenatore della Ternana si è rivelato finora il vero “colpo” del Ds leccese. Una sintonia ed una sinergia che sono cresciute settimana dopo settimana, condividendo opinioni e giudizi sui calciatori portati in rosa nel recente calciomercato invernale.

Vogliamo inserire in questo elenco di abbracci-simbolo anche quello dei dirigenti dell’U.S. Lecce che che hanno avuto il privilegio di poter essere presenti in tribuna a Bisceglie, al contrario dei tifosi giallorossi, brindando in allegria al compleanno del vicepresidente Corrado Liguori ed alla prima trasferta da neo-componente societario di Renè De Picciotto. Loro rappresentano la sicurezza che il Lecce possa avere di nuovo un futuro nel calcio che conta.

Peccato che alla lista ne manchi solo uno: quello a Matteo Di Piazza, andato vicinissimo per due volte al gol che lo avrebbe rinfrancato dai pensieri e dalle amarezze provate nelle ultime settimane. Un po’ di egoismo tipico dell’attaccante e la traversa colpita su colpo di testa hanno rimandato l’appuntamento con un abbraccio tutto per lui, che comunque ha ancora nelle orecchie il boato dei 17.000 del “Via del Mare” nel big-match col Catania. Ma quell’abbraccio con Saraniti a fine gara merita di essere citato: da loro potranno venire altri gol da festeggiare e che avvicinino sempre più il traguardo chiamato Serie B.

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