LECCE (di Gavino Coradduzza) – L’occasione di chiudere (o quasi…) i giochi promozione era ghiotta, ma il Lecce ne ha saputo sfruttare soltanto una parte pareggiando il confronto casalingo contro la seconda forza del campionato: il Catania. Partita in chiaro-scuro quella dei giallorossi partiti con estrema decisione e chiarezza di intenti; ma poi, lo vedremo in cronaca, storditi dal vantaggio dei siciliani ed improvvisamente incapaci di gestire il gioco con la dovuta calma…

Disinvolto? Si, molto disinvolto e per niente impensierito dalla rilevante importanza della posta in palio, questo Lecce che impugna immediatamente la bacchetta di comando delle operazioni. Gli ospiti osservano senza scomporsi più di tanto e senza modificare, col passare dei minuti e delle iniziative di Arrigoni e compagni, il proprio posizionamento tattico. Quando il Catania mette la testa oltre il cerchio centrale trova la strada sbarrata da Riccardi e Cosenza, entrambi impietosi in marcatura.

Ma l’imponderabile è in agguato e si materializza al minuto 18: Perucchini non trattiene la palla scagliata da Di Grazia su cui si avventa Mazzarani in anticipo su Di Matteo che nell’impeto lo mette giù; calcio di rigore che Lodi trasforma con calma solenne. Il Lecce deve ora ’’costruire’’ la sua partita di rimonta partendo da una situazione di disagio…

Ingabbiato Mancosu, spesso fuori misura anche nel condurre la palla e con Caturano e Torromino scarsamente assistiti, gli uomini di Liverani non riescono a portare scompiglio nella retroguardia etnea; Costa Ferreira si muove al rallentatore ancor più del solito impoverendo ulteriormente il succo del rifornimento alle punte. Il contributo di Armellino non è di quelli che sconvolgono in meglio gli equilibri di una partita… anzi!

Il buon avvio di partita dei giallorossi si va progressivamente sgretolando dopo la botta del calcio di rigore trasformato dal numero 10 etneo. Ma la squadra, complessivamente, ci mette cuore, anima e voglia: scarseggia tuttavia la precisione, tanto è vero che la candida divisa di Pisseri (portiere ospite) resta immacolata fino all’intervallo che segnala un deprecabile accenno di rissa all’imbocco del sottopassaggio.

Si riprende con rinnovata lena: Se Caturano va giù in area avversaria (2° minuto) scatenando le proteste di Cosenza e compagni e degli spalti gremiti, qualche motivo ci sarà; ma non per l’arbitro che trova tutto normale. Il Lecce è rientrato in campo riproponendo la solita caparbietà e la grande voglia di riequilibrare la partita; ma la puntualità nelle aperture e nei cross latita ancora… Ad illuminare la scena non basta la sapiente onnipresenza di Arrigoni purtroppo orfano del suo reparto;esemplare la sua partita! Il Catania non va per il sottile: attinge al serbatoio di mezzi e mezzucci per perdere minuti preziosi e, quando è il caso, scaraventa palla in tribuna anche da parte dei piedi buoni (Lodi). L’assedio alla porta di Pisseri è ormai continuo e pressante anche perchè gli etnei sono in visibile debito di ossigeno, mentre il Lecce continua a macinare gioco spingendo con inesauribile lena.

La partita si incattivisce, gli animi si accendono, vola qualche colpo da ring tra Curiale e Cosenza (ammoniti entrambi) e, manco a dirlo, a farne le spese è ancora una volta il D.S. Mauro Meluso spedito senza esitazione sotto la doccia…

È il 20° della ripresa quando Matteo Di Piazza, subentrato ad un fumoso Torromino, ne combina una delle sue: gonfia la rete di Pisseri dopo aver superato con finta e controfinta il suo diretto marcatore. In campo c’è ora anche Tsonev in sostituzione di Ferreira. Due sostituzioni che, gol a parte, hanno conferito alla squadra quel ’’quantum’’ di concretezza di cui si sentiva la necessità…

L’uno a uno finale lascia le distanze in classifica invariate; cosa che consente ai giallorossi di guidare la graduatoria con vantaggio immutato. Poteva essere, come detto in avvio, una fantastica occasione per scavare un fossato molto ampio con la seconda della classe, ma va bene anche così: ad inseguire tocca sempre al Catania

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