PERUGIA (di Luca Manna) – Lecce-Monopoli è finita da poco ed in una fredda serata perugina, con il Natale alle porte, un sorriso di quelli che non meriterebbero di esser mandati via avvolge il mio viso e “invade” il mio umore. Il Lecce, il mio grande Lecce, ha vinto 2-0 ed è “campione d’inverno”, continuando la sua corsa in testa alla classifica e, soprattutto, mandando un segnale forte ed inequivocabile a chi credeva che i pareggi di Fondi e Pagani fossero l’inizio di una crisi o di una serie di passaggi a vuoto.
Niente sembra poter rovinare la mia giornata, neanche il gelo che fuori inizia a ghiacciare strade ed auto. Nel calduccio del mio piccolo appartamento, scrivo i miei pensieri, guardo e riguardo il terzo tempo cestistico di Ciccio Cosenza e la sua simpatica danza sotto la Curva Nord e mi gusto il goal di Sasà Caturano consapevole di quanto quei pochi minuti possano racchiudere la rinascita del nostro bomber. Poi, affondando felice sul divano, inizio la mia “carrellata” sui social convinto che questa volta, dopo due settimane di “nu pocu e nu pocu…” solo festa e fiducia possano essere condivise dopo una così bella vittoria e con una così bella classifica da ammirare, pur consapevole che la strada è lunga e che i piedi debbano rimanere saldamente ancorati per terra.
Ed invece ecco la sorpresa negativa, ecco che il freddo che sembrava essere prerogativa di quanto stesse accadendo al di là della finestra, entra all’improvviso dentro casa mia e mi gela il sangue, cattivo e senza cuore come chi in questi giorni prova a convincere i bambini che Babbo Natale è solo frutto della propria fantasia. Una serie di post, una serie di commenti che, nonostante tutto il buono che ci sarebbe da gustare in una domenica di gloria, rendono la mia serata amara, non triste, ma sicuramente pensierosa e anche un po’ difficile da digerire. Il Lecce ha vinto, è primo in classifica, ha pure guadagnato 3 punti su una diretta concorrente (il Trapani), ha ritrovato gioco e uomini chiave, eppure c’è ancora qualcuno (e non sono pochi) che trova il modo di polemizzare, eppure c’è sempre qualcuno che deve scrivere il suo pensiero negativo prendendo di mira forse l’uomo più rappresentativo di tutta la squadra, il nostro capitano Checco Lepore.
So già che quest’articolo alimenterà magari ulteriori polemiche, che Lepore non ha bisogno di avvocati d’ufficio e di difese esterne perché sa benissimo difendersi da solo sul campo e fuori, so anche che certe esternazioni sarebbe meglio ignorarle per non legittimarle, ma non possiamo continuare a star zitti quando l’assurdo prende il sopravvento sulla splendida, ma troppo spesso ignorata, normalità.
Pensiamo sempre che il Lecce e la sua tifoseria non meriterebbero questa categoria che da 6 anni non riusciamo a mollare, alziamo sempre la testa ribadendo a destra e a manca che noi “siamo superiori”, che il nostro passato è glorioso e che siamo i più bravi di tutti. Poi però non perdiamo occasione per smentirci, non vi è settimana in cui alla nostra autocelebrazione non facciamo seguire eventi che ci rendano davvero una tifoseria matura al 100% e consapevole della realtà che ci circonda. Abbiamo bisogno sempre di dire la nostra, sentiamo fortemente il bisogno di trovare un colpevole, mettiamo le mani avanti perché nel caso le cose andassero male, potremmo incensarci con il famoso e sempre verde “io l’avevo detto”…
Sono 6 anni che cerchiamo il capro espiatorio, 6 anni che non perdiamo occasione per mettere qualcuno alla ghigliottina, e seppur a volte qualche giustificazione ci possa anche essere, altre volte la situazione prende i binari del ridicolo. Non riusciamo a goderci il momento, non riusciamo a sorridere neanche quando la classifica dice cose belle e positive e quando l’unità di intenti sarebbe l’unica strada da percorrere per battere un ferro che è caldo, caldissimo.
Sia chiaro, nessuno dice che ci debbano per forza piacere tutti i giocatori e che si debba per forza dire che siano tutti fortissimi, ma questo accanimento nei confronti del capitano di una parte della tifoseria mi sembra una delle cose più stupide che si possano mettere in atto in questo momento. Partendo dal presupposto che non parliamo né di Dani Alves, né di Sergio Ramos, ma di un giocatore di Serie C totalmente calato nella sua dimensione, a volte dimentichiamo che i numeri e i fatti sono spesso ciò che spiegano il calcio più di ogni altra cosa. Lepore vanta più di 140 presenze con la nostra maglia, le statistiche ci parlano di più di 20 goal, di più di 15 assist, di non so quanti chilometri di corsa, di innumerevoli ruoli ricoperti e, soprattutto, di una serie di allenatori che mai e poi mai ne hanno messo in dubbio la titolarità.
Se poi vogliamo parlare dell’impegno e dell’abnegazione da parte di questo ragazzo, penso che nessuno e lo sottolineo, possa mai e poi mai dire qualcosa che vada in direzione contraria a quanto il campo esprima dicendoci che è sempre massimo e forse oltre il limite.
Il processo a Lepore, ogni settimana, dopo ogni partita, anche dopo vittorie belle e fondamentali, non è quello che si dovrebbe fare, primo perché figlio di una prevenzione nei suoi confronti dovuta a non si sa quale motivo, secondo perché parliamo del capitano di una squadra prima in classifica che merita assolutamente di essere titolare e senza alcuna ombra di dubbio alla luce anche di una duttilità tattica che offre a Liverani soluzioni in corsa importanti. Ognuno ha i propri gusti, ognuno può apprezzare un giocatore rispetto ad un altro, anche il sottoscritto ha le sue preferenze e non è detto che Lepore sia fra queste, ma utilizzare i social per “attaccare” sempre, in continuazione, anche quando tutto gira per il verso giusto non è la strada che ci aiuterà ad andare in Serie B.
Sembra che questo accanimento a volte nasconda dell’altro, del rancore che vada al di là delle prestazioni sul campo, in alcuni casi sembra che sia antipatia personale dovuta magari a qualcosa che poco a che fare con i cross sbagliati o le punizioni non segnate. Se così fosse, magari la soluzione giusta è pensare solo ed esclusivamente alla maglia giallorossa e non a chi la indossa, magari provando a sostenere ed esultare quando è necessario e giusto che sia e senza alimentare tensioni inutili in un mondo che già di suo ne ha in quantità industriali.
Quanto al capitano, mi permetto di suggerire di ignorare tutto quel accade fuori dal campo e sui social network, di continuare a mettere tutto l’impegno che la maggior parte dei tifosi vede ed apprezza ogni settimana e di lasciar perdere le polemiche e le accuse di una parte di tifoseria che, per fortuna continua ad essere una minoranza. Nessuno sarà mai profeta in patria al 100%, ma stai sicuro capitano che se a maggio realizzeremo il nostro sogno, ci sarà la fila per salire sul carro… quello dei vincitori sempre a testa alta.
A maggio spero ci sia un carro dei vincitori tra le strade di Lecce, ma sarebbe più facile conquistare la promozione con un buon terzino destro… quello attuale, vostro vicino di casa, vorrei facesse le valigie a gennaio… i primi di gennaio!