CATANIA (di Gavino Coradduzza) – Trasferta siciliana amarissima per il Lecce che incassa tre sberle ed è chiamato a rispondere al più importante degli interrogativi: quanto vale questo Lecce? Ed in aggiunta: riuscirà, stando a quanto si è visto nelle prime tre giornate di campionato, ad imprimere il proprio marchio sull’esito finale? Chi dispone di adeguate risposte si faccia avanti…
La partita. Il Catania parte quasi a razzo, sembra indemoniato; il furibondo cazziatone che Lucarelli ha riversato sui suoi uomini dopo la sconfitta di Caserta sembra aver sortito benefici effetti, in particolare sul piano caratteriale: una furia, questo Catania che prende subito in mano il pallino delle iniziative; ma il Lecce non batte ciglio, chiude alla meno peggio i corridoi con Cosenza ed un rinato Drudi, lasciando passare solo qualche spifero dalle parti di Ciancio dove imperversa il funambolico e brillante Russotto.
Il vantaggio etneo giunge intorno al 20° di gioco a seguito di un batti en ribatti nell’area di porta con il gol miracolosamente evitato per ben due volte; ma alla terza battuta dalla minima distanza, Biagianti è lesto ad adagiare palla in rete. Nessuna imputazione nei confronti del pacchetto difensivo di Roberto Rizzo; semmai i complimenti vanno fatti al Catania che ha costruito una premessa ed una percussione multipla che non poteva lasciare scampo alcuno…
La squadra giallorossa non dispiace, ma come al solito, fa il compitino senza spunti che impensieriscano i siciliani; ma il palleggiare a centrocampo, giovandosi del supporto di Torromino (dove stanno le tre punte del fantomatico 4-3-3, visto che la terza punta è Lepore che punta vera non è mai stato e forse non lo sarà mai?) non produce apprezzabili insidie che preoccupino i padroni di casa…
Il primo tempo dice che il Catania è in vantaggio e che la buona volontà di Lepore e compagni non basta a raddrizzare le sorti della partita. La manovra dei giallorossi non è apparsa per niente diversa da quanto visto nei primi due turni di campionato; ma se contro Francavilla e Trapani le cose sono andate abbasstanza bene (risultati), il Catania si dimostra osso assai duro… Ottimo il primo tempo di Perucchini che poi avrà modo di farsi ammonire andando a protestare a sessanta metri dalla sua porta…
Al rientro in campo, il Lecce sembra più tonico, spavaldo e deciso a riequilibrare la partita. Rizzo manda in campo Pacilli per Arrigoni cogliendo quindi la necessità di spostare il baricentro della squadra qualche metro più avanti; l’opera sarà completata pochi minuti dopo inserendo un centrocampista di fantasia (Tsonev) ed in pratica rischiando di concedere a Russotto, che prosegue nell’opera di demolizione del suo controllore, il telepass per le sortite offensive. Accadrà proprio così…
La rinnovata foga dei salentini potrebbe portare al pareggio se Caturano, a mezzo metro dalla porta, non non spedisse, di testa, la palla oltre la traversa. Tra le file rosso-azzure affiora la stanchezza, mentre il Lecce accentua il suo infruttuoso martellamento; ma il Catania ha in serbo ancora un capolavoro: quello di Marchese, che di piatto destro addomestica un lungo e smarcante cross di Lodi ed inventa un delizioso pallonetto che si infila alle spalle di Perucchini: tanto di cappello! Questo gol, a quindici dal termine, sembra chiudere la partita; manca la terza mazzata che viene firmata da quello che forse è stato il migliore in campo: Russotto; la sua rete è la perfetta conclusione di un’ottima azione di rimessa su cui il Lecce non avuto strumenti di opposizine: disarmato…
I tre a zero finali non sono mai stati discussi; sono punteggi perentori… Sono il segno indiscutibile che, sul campo, una squadra è stata superiore all’altra. Catania-Lecce è partita da analizzare, riesaminare con molta calma evitando di invocare fattori ieri del tutto assenti; si eviti quindi di scomodare i soliti totem che rispondono ai termini “arbitraggi” e “sfortuna“. Invece, niente di tutto ciò: occorre trovare rimedi efficaci…
Caro Gavino, secondo me andrà peggio dello scorso anno, almeno finchè i sigg. Caturano e Torromino continueranno ad essere assenti in campo. I loro limiti tecnici fondamentali si conoscevano già, il primo non riesce a stoppare un pallone neanche con un miracolo ed il secondo perde continuamente palla quando tenta suo malgrado di saltare invano un avversario, cosa che non gli riesce quasi mai. Ieri in campo mancava anche Ciancio poi uscito dal campo per giramenti di testa, quelli che gli aveva fatto venire Russotto. Poi è mancato tutto il resto: aggressività, pressing e voglia di vincere che secondo me sono gli ingredienti essenziali per vincere in serie C, il Foggia insegna.