LECCE (di Gavino Coradduzza) – Quella di Catania era per il Lecce la prima delle sfide che contano parecchio, una sorta di “prova del nove” che apriva il ciclo di partite così dette “toste”, in cui nelle prossime settimane dovrà vedersela la squadra di Pasquale Padalino. Il 2-0 subito dai giallorossi in terra etnea, dobbiamo dirlo con franchezza, non promuove, ma neanche boccia, Lepore e compagni. Certo, molte cose non sono andate per il verso giusto, ma la squadra si è opposta con vigoria al rinato ed inatteso Catania di Pino Rigoli.
I primi dieci minuti di gioco sono caratterizzati dalla sterile pressione dei rossoazzurri; sono loro a dar senso al gioco, a scandire i tempi, per quanto la più ghiotta occasione sia del Lecce, con Simone Ciancio che di testa, a botta sicura, sollecita il primo dei tanti “superinterventi” del portiere di casa Pisseri. Dopo quindici minuti, Mirko Drudi è appiedato da un guaio muscolare: entra Ciccio Cosenza; la partita galleggia tra il piacevole ed il discretamente accettabile; è resa talvolta frizzante dalla saltuaria verve degli uomini di Rigoli bravi nell’amministrare il gioco, abbastanza insidiosi fino al limite dell’area giallorossa senza, tuttavia, concludere pericolosamente a rete. Dunque un Catania audace e discretamente fantasioso; animato dalle migliori intenzioni di mettere KO la capolista che, dal suo canto, non concede agli avversari nient’altro che il presidio di alcune zone del campo. Con Torromino quasi annullato dal suo arcigno marcatore, il Lecce si vede costretto a contenere le folate rossoazzurre. Contenere , in molti casi, significa anche subire, visto che in taluni momenti il Catania si fa davvero arrembante.
Per Sasà Caturano e Giuseppe Torromino, almeno nel corso del primo tempo (più avanti sapremo che la ripresa sarà in fotocopia), non c’è trippa per gatti nonostante la buona volontà di Marco Mancosu, le sciabolate di Andrea Arrigoni e le scorribande di Checco Lepore; Catania solido ed intraprendente, si diceva, ma ancora e soltanto fino alla trequarti oltre cui la luce si affievolice ed arriva il buio più nero… Lo zero a zero che manda Lecce e Catania al thè dell’intervallo è, a ben vedere, il risultato più giusto e più logico perchè le due formazioni hanno dimostrato davvero scarsa incisività. Polveri bagnate, si dirà… Non è stato un pessimo primo tempo e neanche brutto, però se ai cannoli siciliani ed al pasticciotto salentino togli la crema… diventano pasta cotta e niente più!
Un po’ più sveglio il Lecce che rientra in campo, ma anche il Catania sembra essersi convinto che per segnare un gol è necessario che qualcuno tiri in porta. E così la partita si fa apprezzare di più, lasciando intuire che presto o tardi lo zero a zero si potrà schiodare. Una sventola di Di Grazia, dalla media distanza, fa vedere i sorci verdi a Marco Bleve aiutato dalla traversa, prima che una buona deviazione di Cosenza faccia la barba al palo e due conclusioni meritevoli di miglior sorte (Torromino e Caturano) santifichino il portiere siciliano. Ora è da vero una buona partita, impreziosita dalla capolista che gioca da capolista, o giù di lì, ed un Catania che duella alla pari.
Per conquistare il vantaggio il volenteroso Catania necessita di una spintarella della buona sorte materializzatasi con una improvvida doppia deviazione di Radoslav Tsonev e Antonio Giosa che mette fuori causa Bleve. Le autoreti fanno parte del gioco ed il Lecce lo sa bene; quindi imprecare contro la iella ha poco senso, (chiedere a Mancosu…) Siamo al minuto 25; trascorsi soltanto due altri minuti, ancora Di grazia lascia partire dal vertice dell’area una sventola prepotente che prima di insaccarsi sul secondo palo, brucia sia l’erbetta del campo, che il tentativo di parata di Bleve: gol e raddoppio in soli due giri di lancette… L’apprezzabile assalto finale dei giallorossi non è propriamente un concentrato di lucididà (non può esserlo con il risultato maturato), nè di intensa pericolosità, ma pare proprio il caso di prendere atto la dimostrazione di voglia e di impegno, perchè in periodi delle vacche magre ci si deve accontentare…
Commenti
non condivido in toto l’articolo…si siamo stati sfortunati ma comunque a catania non ci siamo presentati da capolista….è un campanello d’allarme??? all’allenatore, ai giocatori e alla societa’ l’ardua risposta.