LECCE – Da secoli si dice che l’Arte sia “il cibo dell’anima”. Come potremmo non condividere quest’affermazione? La parola Arte assume in Italia una connotazione ancora più profonda se pensiamo che il nostro paese detiene il più grande patrimonio artistico del mondo. Provate a pensare a come sarebbe triste la nostra vita se ci venissero a mancare la musica, il teatro, il cinema, la pittura o qualcun’altra delle arti che arricchiscono il nostro spirito e spesso risollevano l’umore degli animi più sensibili. Se possiamo considerarci fortunati a vivere in un Paese prodigo di bellezze artistiche, allo stesso modo dobbiamo sentire la responsabilità di preservare e valorizzare l’immenso patrimonio che abbiamo ereditato.
Purtroppo, dobbiamo constatare che gli Enti statali e/o locali preposti alla salvaguardia del patrimonio artistico e culturale trascurano questo dovere perché ritenuto di secondaria importanza, per mancanza di mezzi finanziari o, nel peggiore dei casi, per inerzia e pigrizia. Il talento artistico dovrebbe essere, invece, celebrato ed esaltato specialmente quando proviene da un’attitudine innata che non ha lezioni o Maestri alle spalle e che deriva unicamente dalla fantasia e dall’indole di una mente d’artista. Vogliamo raccontare l’esempio di un artista autodidatta salentino che, solo grazie alle sue doti e al suo impegno, riesce a plasmare dal legno grezzo, meravigliose miniature dei più bei monumenti del Salento e dell’Italia.
Il Maestro Fernando Macchia nasce a Copertino il 15 febbraio 1945 e, sin da ragazzino, sente l’esigenza di esprimere il suo estro realizzando piccole creazioni artistiche. Nonostante il suo talento, si rende conto da subito che non può vivere della sua arte ed intraprende la carriera militare in Aeronautica, lavorando 30 anni presso l’aeroporto di Galatina; però non abbandona il suo sogno e continua a coltivare la propria passione nel tempo libero realizzando opere sempre più curate nei dettagli. Senza aver mai frequentato corsi formativi o botteghe d’artigianato, realizza in legno d’acero e mogano fedeli miniature che richiedono mesi o, addirittura, anni di lavoro. Non ci stupiamo nell’apprendere che per riprodurre minuziosamente il Duomo di Lecce ha impiegato ben 7 anni, mentre ce ne sopno voluti addirittura 9 di anni per realizzare la miniatura del Duomo di Milano.
Queste opere sono dislocate in diversi siti della provincia di Lecce e spesso sono collocate nel monumento di cui sono le riproduzioni. Possiamo ammirarle nel Castello Carlo V a Lecce, nei Castelli di Acaya e di Copertino, nella vecchia sede del Comune di Veglie o in altri siti distribuiti sul territorio provinciale. Il sogno dell’artista, settantenne, sarebbe quello di vedere le sue amate opere in un’unica sede, magari a Lecce, dove sarebbero a disposizione dei suoi concittadini e dei tanti turisti che resterebbero sicuramente colpiti e affascinati nell’ammirare in un’unica sala i più bei monumenti del Salento. Il suo appello è rivolto ad enti, associazioni che promuovono il territorio o a privati amanti dell’arte che possano mettere a disposizione uno spazio espositivo. Nell’attesa e nella speranza che il suo sogno si realizzi, potete vedere alcune delle sue opere sulla pagina Facebook “Lecce in miniatura di Fernando Macchia”. Per maggiori info scrivere a: ciao@kingart.it