LEQUILE- “Nardò è una città che ormai ho dentro e che non voglio lasciare”. Vincenzo Corvino e il Toro, un legame già ben saldo, costruito a suon di gol nel 2012-2013, che è diventato indissolubile dopo il ritorno dello scorso dicembre caratterizzato dalla spinta decisiva alla promozione in Serie D del primo, neonato, ACD Nardò, aiutato con otto gol. La promozione, una festa non goduta appieno da Corvino, preoccupato da una lotta importante del padre, poi vinta e celebrata anche dalla gente granata, quella gente che ha accolto il genitore in tribuna regalando un’emozione che il ragazzo difficilmente dimenticherà.
Obiettivo raggiunto– Corvino rilegge a suo modo la vittoria contro il Gallipoli: “Sapevamo che non era una partita da sottovalutare perché era un derby, da prendere a parte rispetto alla classifica. Loro non avevano nulla da perdere, hanno dato il massimo, noi non ci siamo espressi come altre partite ma abbiamo fatto il nostro. Il campo non permette di giocare palla a terra come sappiamo fare. L’importante era fare i tre punti, ed il nostro obiettivo è stato raggiunto”. La squalifica di mister Ragno non ha di certo giovato al rendimento: “Sì, abbiamo avvertito la sua mancanza. Il mister dà energia a chi è in campo e anche chi sta in panchina aiuta i compagni. Dalla tribuna si faceva sentire lo stesso. Che ci ha detto alla ripresa? Siamo contenti per il bel cammino intrapreso, quando ci sono i punti siamo felici”.
Concorrenza– L’attacco del Nardò sta vivendo una fase di stallo. Con Lattanzio appena recuperato, Malcore redivivo dopo il gol al Gallipoli e Ricciardo non al meglio, il Corvo può provare a riprendersi un ruolo da protagonista: “In una grande squadra come la nostra, che ha un obiettivo importante, è bello che ci sia la competizione. Io non ho problemi a subentrare, sono a disposizione del mister, darei il massimo anche se venissi impiegato per dieci, venti minuti. Andare via? No, se il Toro mi dà la possibilità di rimanere, non mi sposto da qui”. La punta ex Chieti mantiene alta la guardia in vista del prossimo impegno: “L’Aprilia è una buona squadra nonostante il punteggio deficitario. Sarà una partita da non sottovalutare, la classifica è bugiarda. Sappiamo che è una delle migliori squadre che si trova là sotto, gioca e fa giocare. Bisogna studiare la partita nei minimi particolari”.
Ostacoli– Il ruolo del Toro in questo campionato è ancora da decidersi: “Si sapeva che questo era un campionato difficile. Io sono ottimista, ma nelle prime partite, vedendo le altre squadre, mi sono accorto che possiamo giocarcela con tutte le altre squadre fino alla fine. Non voglio dire che vinciamo il campionato, sarebbe da matti dirlo adesso. Cosa fare per vincere? Non ci manca niente, ci vorrebbe solo continuità, da raggiungere mettendoci la stessa grinta di ora.” Il calendario, povero di scontri diretti in quest’avvio, potrebbe mettere a dura prova la resistenza dei granata. Corvino però pone l’accento sugli impegni già affrontati, pieni di insidie quanto i big-match: “Partite come quella di Torre del Greco o Torrecuso, vincere lì in rimonta è difficile, forse anche più di giocare contro Taranto e Virtus Francavilla, occasioni in cui le motivazioni non mancano. Altre concorrenti? Conosco bene il Bisceglie, un’ottima squadra. Ho avuto mister De Luca a Monopoli. Pensiamo partita dopo partita, ognuna è una finale. Prima del Taranto ci sono Aprilia e Bisceglie. Vogliamo ottenere il massimo.”
Jolly romantico– Sin dal suo ritorno a Nardò dello scorso anno, l’attaccante salentino si è confermato un prezioso jolly da utilizzare in ogni modulo: “Nel 4-4-2 prediligo il ruolo di seconda punta di movimento, mi piace attaccare la profondità e l’uno contro uno. Preferisco il 4-3-3, con più spazio posso esprimermi al meglio”. In conclusione, Corvino ci tiene ad aggiungere un omaggio speciale: “Ringrazio i tifosi per due motivi. Sono il dodicesimo uomo in campo, ci danno una grinta impressionante. Poi, personalmente, hanno fatto un gesto bellissimo, fermando mio padre e invitandolo a cantare sotto la curva due cori. Questo mi ha fatto quasi piangere dalla panchina”.