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Alessio Antico con la maglia del Nardò

LECCE (di Gabriele De Pandis)- Nardò-Gallipoli, un derby che mancava da ben dieci anni, raccontato da due ex capitani che, sul campo, avrebbero forse dato ancor più temi ad una sfida che va al di là dell’incrocio tra una compagine ambiziosa alla ricerca dell’alta classifica ed una che ha come obiettivo la salvezza con le unghie e con i denti. Quello che può essere ribattezzato “Il derby della diocesi”, dalla ripartizione territoriale della circoscrizione vescovile centro-salentina, ritornerà a disputarsi domenica dopo l’ultimo precedente del 24 aprile 2005, finito con un 1-1 che sancì la promozione in C/2 del Gallipoli.

Cuore granataAlessio Antico, neretino, ha vissuto tutte le altalene della storia recente granata. Il gol nel 3-2 al Taranto rimane la più grande emozione vissuta con la maglia della sua città e, dopo la fine dell’esperienza in campo al termine della scorsa stagione, il ruolo da team manager permette la continuazione del connubio ormai d’acciaio Antico-Nardò: “Tutto ha un inizio ed una fine, sono contento del ruolo che occupo ora. Va bene così, non ho rimpianti e con entusiasmo mi sono calato in questa nuova veste. Voglio dare una mano alla società”. Alla vigilia del confronto tra Toro e Gallo le sensazioni dell’ex centrale si dividono tra la voglia di rivalsa e il desiderio di un calcio locale sempre ai vertici: “Sinceramente, mi dispiace che una squadra salentina stia vivendo un momento delicato, avendolo vissuto in prima persona con la maglia del Toro due anni fa. Il derby di dieci anni fa? Dall’altra parte, da tifoso, non dimentico il loro comportamento nei nostri confronti. La rivalità va bene, fino a quando si tratta di sfottò. Ritornando a prima, che si tratti del Gallipoli, del Taranto o di ogni rivale del Nardò, dispiace sempre; il calcio salentino sta andando sempre peggio ultimamente”. Sul presente, Antico non può che essere fiducioso delle capacità dei ragazzi di Ragno: “Il derby è un derby. Non è così scontata la nostra vittoria, anche a causa del loro successo di mercoledì contro la Turris. Il loro morale sarà più alto però dobbiamo rimanere calmi, la cosa più difficile in questi match testa-coda è sbloccare il punteggio. Se giochiamo da Nardò, tranquilli, non penso che la vittoria ci potrà scappare”.

legari gallipoli
Lorenzo Legari

Per sempre giallorosso– Nostalgia, voglia di sorridere e tanto orgoglio per un mancato protagonista di una partita dai mille significati. Lorenzo Legari, gallipolino doc, non potrà segnare anche quest’anno i destini del Gallo a colpi di bordate dalla distanza e punizioni precise al millimetro. Il classe 1992 è approdato ora al Maglie, in Promozione, per una scelta di vita dolorosa ma necessaria dopo la fine dell’esperienza con la maglia della sua città: “Ora sto bene. Certo, tutti sanno che sarei voluto rimanere a Gallipoli, la mia unica priorità, però purtroppo non l’ho scelto io. Altre persone mi hanno fatto cambiare aria. Qui ho trovato la tranquillità giusta per andare avanti e ricominciare”. Legari ha giocato un Nardò-Gallipoli, ma la posta in palio allora era ben diversa: “Da gallipolino, avrei voluto giocare questa partita. Ho avuto la possibilità di giocarla, ma era solo un’amichevole, il 22 agosto 2011. Il Nardò era due categorie sopra a noi, ma vincemmo per 0-1. Fa un certo effetto vederla da fuori. Mi rimane tanto amaro in bocca ma non è dipeso da me”. Chi scenderà in campo onorerà la maglia giallorossa secondo l’ex condottiero jonico: “Conoscendo i calciatori d i tifosi sono sicuro che daranno tutto in campo, l’ambiente chiede soltanto questo indipendentemente dal risultato. Ci vorrà cattiveria ed impegno, le qualità richieste per una partita così”. Il fattore ambientale, data l’assenza dei tifosi gallipolini al “Giovanni Paolo II” non dovrà condizionare i protagonisti: “Un calciatore non deve mai pensare ai tifosi, un calciatore deve pensare a fare il suo sul rettangolo verde. Quando ero in campo vivevo in un mondo tutto mio, la presenza dei propri è uno stimolo in più, ma loro devono pensare soltanto a giocare ed a dare tutto”. Il centrocampista ricorda con piacere l’ultimo derby, vissuto da supporter accalorato: “Ricordo che in quella partita era sufficiente un punto per salire. Basterebbe dire questo. Ero un tifoso, all’epoca si scherzava. Ora, entrando a far parte del mondo del calciatore, tutto è diverso”.

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