Partono dalla guerra, dalla repressione, dalla povertà. Viaggiano per giorni in mare, trasbordando da una barca all’altra, molti non ce la fanno a toccare terra e quelli che arrivano sono traumatizzati, terrorizzati. Per capire che cosa hanno passato basta guardarli negli occhi. Le centinaia di migliaia di migranti che giungono sulle nostre coste si chiedono se possa esistere per loro un futuro, se possono sentirsi al sicuro. L’accoglienza è il primo passo nel nostro Paese, ma molto resta ancora da fare per affrontare un fenomeno inarrestabile che non può essere trattato come un’emergenza. Di questo si è parlato nel terzo ed ultimo appuntamento con il Festival delle Culture Mediterranee ad Andrano. Interessante e ricco di spunti di riflessione il dibattito che ha dato il via alla serata: “Le madri illuminano il sud del Mondo”. Un incontro per parlare di immigrazione con Nunzia Baglivo, coordinatrice di Emercency per il Salento, Chiara Marangio, psicoterapeuta nei centri di accoglienza e specializzata in traumi e torture estremi e l’architetto Viviana Matrangola, responsabile di Libera Memoria internazionale ed autrice della mostra “Abbracci” che ha ispirato il dibattito. Per Nunzia Baglivo “ quella che chiamiamo emergenza è una necessità ed Emergency è sul campo per aiutare, curare chiunque ne ha bisogno anche con un ambulatorio mobile che offre servizi sanitari gratuiti. Non sono solo gli immigrati ad accedere alle cure, ma moltissimi italiani che non possono più per esempio permettersi di andare dal dentista. Le cliniche mobili ci sono, anche a Nardò dove lo scorso anno sono stati fatti degli interventi, a Foggia, nei campi di pomodori dove qualcuno ha pagato a caro prezzo, con la stessa vita, il sacrifico di un lavoro sottopagato. Ci sono,ma ne servono altri, sportelli di ascolto e mediatori culturali. Professionisti che spieghino ai migranti quali diritti hanno nel nuovo Paese, a quali servizi sanitari possono accedere e cosa possono fare per integrarsi”. La psicologa Marangio è entrata nel dramma vissuto da chi lascia disperazione,fame, per una vita diversa, nuova. “Gli immigrati prima di raccontare le loro storie, e moltissimi arrivano con disturbi psichiatrici da tress, hanno bisogno di tempo. Nella loro testa non ci sono più le parole, le coordinate non esistono più, perché esistono solo il dolore ed il vuoto. Il loro dramma rende indicibili le cose, impensabili i pensieri per il futuro. Occorre quell’educazione al diritto di esistere,sensibilizzare le masse popolari perché per chi non ha voce dovrebbe essere la collettività a far sentire i diritti di ognuno”. Sono le donne ed i bambini l’emblema della grave emergenza umanitaria che si sta vivendo nel Mediterraneo. E Viviana Matrangola ha inteso racchiudere gli abbracci – titolo della mostra dedicata alla madre Renata Fonte assessore del Comune di Nardò assassinata dalla mafia il 31 marzo del 1984 – tutta la speranza, unita alla forza, nel gesto più naturale e semplice come atto d’amore. “Sono abbracci che accolgono la vita, la difendono, la nutrono. Abbracci che proteggono ed abbracci in fuga … in fondo al mare. Le donne rifugiate rappresentano quasi sempre l’unica speranza di sopravvivenza peri propri figli e l’istinto materno è più forte della stessa sopravvivenza. Sono abbracci dell’amore universale, che custodiscono ed incorniciano le storie, sono abbracci che sfidano la terra,la natura,l’ansia, la trepidazione di una vita incerta. Gli abbracci non sono mai uno spreco, troveremo sempre dei sassi lungo la strada sta a noi costruire muri oppure ponti”.
Dopo il dibattito il Festival delle Culture Mediterranee, organizzato dall’Associazione Mediterranea presieduta da Mimmo Balestra, si è chiuso con lo spettacolo teatrale “Andrano si Racconta” per la regia di Fabrizio Saccomanno e Fabrizio Pugliese. In una sorta di ritorno al passato, fatto di tradizioni, di antichi mestieri, di racconti di guerra, di canti popolari, di storie che hanno segnato la vita di intere generazioni, si è rievocato negli scorci più suggestivi del paese un pezzo di vita che oggi è andata scemando. La gente, attrice per una sera, attraverso i ricordi ha condotto il pubblico lungo la traversata delle immagini di un tempo che non esiste più come le “fuitine”, l’esposizione della dote alla vigilia delle nozze. Il Festival delle Culture Mediterranee, sotto la direzione artistica di Margerita Franja, ha inteso promuovere per la seconda edizione la condivisione come momento di confronto tra generazioni diverse. La comunità di Andrano è diventa parte attiva di un percorso artistico non facile. Il teatro, in fondo, appartiene ad ognuno di noi ed ognuno ha seguito il filo del racconto attraverso il percorso di vita, di emozioni, di attese.
Nota – Questo comunicato è stato pubblicato integralmente così come è giunto in Redazione . Pertanto questo contenuto non è un articolo prodotto dalla redazione di “Leccezionale”.