LECCE (di Massimiliano Cassone) – Ci sono storie che vanno raccontate dall’inizio, che vanno ricordate, e che vanno comprese prima di farsi un’idea oppure esprimere un pensiero. Oggi nella Sala Stampa Sergio Vantaggiato dello Stadio Via del Mare si è presentato Massimiliano Benassi, Max per i tifosi e per gli amici, semplicemente Benassi per il procuratore Stefano Palazzi che continua a essere la spada di Damocle sulla testa (o carriera) del portiere di Trivigliano.
Benassi dopo una lunga gavetta fatta di sudore e sacrificio, di fango e polvere, sui campi di serie D, C/2 e C/1 con le maglie di Sangimignano, Sansovino, Siena, Poggibonsi e Juve Stabia riesce ad approdare prima in B con la maglia del Sassuolo nel 2007-’08 e poi va al Perugia. È un portierone con una media gol subiti da paura: meno di uno a gara. L’anno dopo lo tessera il Lecce: diventa il secondo portiere alle spalle del titolare Antonio Rosati.
Il 22 maggio 2011 arriva il momento più atteso di tutta la carriera, il suo esordio in serie A: al “Via del Mare” si gioca Lecce-Lazio, l’emozione lo tradisce e viene espulso. Ma il danno non è l’espulsione ma tutto quello che accade a causa di quell’incontro. Su Max Benassi si scatena l’inferno che ha un nome: Procura Federale. Il 10 luglio del 2013 è tirato in ballo a una probabile combine per quella gara e viene deferito dal procuratore federale Stefano Palazzi che chiede per lui una pena esemplare, una squalifica per 3 anni e 6 mesi.
Da quell’inferno però Benassi esce pulito: Il 2 agosto viene assolto in primo grado e il 16 agosto anche in secondo grado.
A distanza di due anni, pochi giorni fa, Stefano Palazzi torna sull’accaduto e chiede la riapertura del processo perché ha acquisito altre prove e testimonianze. Per Benassi ritorna l’incubo proprio nei giorni in cui la nuova società dell’U.S. Lecce ed il tecnico Tonino Asta sembravano avergli concesso tutta la fiducia per farlo diventare nuovamente il numero uno della squadra giallorossa. A dir poco incredibile.
Benassi vuole raccontare tutta la sua rabbia, ha bisogno di ribadire la verità: “Scusatemi se parlo prima io – ha detto ai giornalisti – poi, dopo, mi farete tutte le domande che vorrete. Ringrazio la società per avermi dato la possibilità di fare quest’intervento. Non volevo più parlare di questa storia, poi è subentrata questa nuova situazione, quasi comica; non me l’aspettavo, sono deluso e incaz..to sia come calciatore sia come uomo. Non so ancora perché, per chi, o per cosa io debba pagare; dopo due assoluzioni ancora oggi devo sentirmi dire che mi sono venduto le partite”.
I suoi occhi fanno trasparire l’anima di una persona innocente, e proprio in quest’attimo straripano gli argini di quell’anima provata e amareggiata, ed esce fuori il massimo della rabbia dell’uomo e del calciatore al quale stanno infangando un sogno.
“Ora mi sono rotto i cogl…ni, – esclama, scusandosi per il linguaggio colorito – sono estraneo a quei fatti e lotterò contro tutto il mondo per dimostrarlo, ancora una volta. L’altro giorno, quando la società mi ha comunicato la cosa, non sapevo se ridere o se spaccare tutto; la forza per continuare a lottare arriva dalla mia coscienza pulita. Spero duri poco e che finisca presto. Sono pagato per allenarmi e giocare”.
È sincero, si racconta, si denuda senza paura ed è pronto a tutto pur di dimostrare la sua innocenza.
“Chi mi conosce lo sa come sono; mai avrei macchiato una sola gara della mia carriera per nulla al mondo, figuriamoci quella d’esordio in serie A. Ero teso quel giorno, ero emozionato, era il giorno più importante della mia vita professionale, come avrei fatto a guardare mio figlio negli occhi se solo avessi pensato di fare una cosa del genere? Spero vivamente che si torni solo a parlare di calcio, contro di me non ci sono mai state prove, mai, perché sono pulito”.
È molto nervoso, è emotivamente a pezzi ma è cosciente di volere solo il Lecce e Lecce.
“Io qui sto bene, sono stato sempre bene. Sono disposto a qualsiasi tipo di accordo con la società. Sto lavorando duramente per convincere mister Asta. Ho ritrovato un ambiente più sereno. L’importante è che tutti capiamo che bisogna giocare per la squadra; vince la squadra non il singolo. Se acquisiamo questa mentalità riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi. Non voglio più pensare al passato, non voglio più parlare dei problemi che mi fecero decidere di andare via da Lecce. La società aveva altri programmi, io sono un professionista e ne ho preso atto, ora ho questa nuova possibilità e me la gioco al mille per mille per farla mia”.
Infine, parla dei suoi compagni di reparto e del suo nuovo esordio in maglia giallorossa, la gara contro il Catanzaro.
“Bleve e Perucchini sono due ottimi professionisti: il primo è più esplosivo, il secondo ha un gran fisico ed è molto forte tra i pali. Io sono tornato a Lecce in punta di piedi, senza far rumore, ho bisogno di togliermi qualche sassolino dalle scarpe ma ci sarà tempo. Sono entrato in campo contro il Catanzaro emozionato ed avevo anche qualche timore per l’accoglienza che parte del pubblico poteva riservarmi; una volta in porta, ho dato il massimo, come farò sempre per aiutare il Lecce a raggiungere obiettivi importanti”.