LECCE (di Pierpaolo Sergio) – I tifosi del Lecce, almeno quelli che hanno ancora sangue giallorosso nelle vene, hanno protestato ieri sera in Piazza Mazzini, davanti la sede della società al grido ed allo slogan di #rispettoperilLecce. La scritta, stampata su decine di fogli, è stata sventolata con orgoglio da circa 200 supporters della squadra salentina, non riconducibili ad alcuna associazione o frangia del tifo organizzato, che si erano dati appuntamento nel cuore commerciale cittadino per manifestare tutta la propria rabbia e la propria determinazione dopo l’arbitraggio di Lanza di Nichelino in Catanzaro-Lecce e le relative pesanti sanzioni del giudice sportivo di Lega Pro nei confronti dei tesserati che sono finiti sul referto del direttore di gara piemontese.
Una manifestazione civile e pacata, nonostante la grande beffa subita, alla quale hanno partecipato anche i membri della famiglia Tesoro al gran completo. In piazza sono così scesi tra i tifosi anche il presidente Savino Tesoro, sua moglie, la signora Maria e la vicepresidentessa Giulia Tesoro che hanno scelto di unirsi ai sostenitori del Lecce. Questi ultimi, a loro volta, avevano affisso anche uno striscione sul portone del palazzo in cui ha sede l’U.S. Lecce che recitava: “La gente come noi non molla mai – Meritiamo rispetto” e sorretto poi un secondo drappo su cui campeggiava un’unica parola, scritta a caratteri cubitali: “Rispetto“.
Il numero uno del sodalizio salentino ha preso posto alle spalle dello striscione, mentre si alzavano al cielo i cori contro il presidente della Salernitana, nonché uomo-ovunque della Lega Calcio, Claudio Lotito e contro la Lega Pro. La sensazione diffusa, divenuta oramai certezza tra le fila dei tifosi, è che ai danni della propria squadra del cuore sia stato ordito un complotto teso ad avvantaggiare proprio la Salernitana per la promozione in Serie B.
Proprio la mancanza di rispetto nei confronti del club giallorosso e dei suoi tifosi è stato l’aspetto sul quale si è soffermato il patron Savino interloquendo con i simpatizzanti giallorossi. Incalzato poi dai numerosi giornalisti presenti in Piazza Mazzini, il numero uno della società ha rimarcato la pessima condotta tenuta da parte del fischietto designato per dirigere la gara al “Ceravolo“, come pure ha annunciato che il Lecce Calcio inoltrerà ricorso urgente per tentare di far ridurre le squalifiche del bomber Davide Moscardelli e di Checco Lepore. Tra l’altro, proprio questi due calciatori erano presenti sul posto insieme a Gianluca Di Chiara. A loro i supporters leccesi hanno dimostrato affetto e partecipazione per la spropositata sentenza che priva mister Bollini di ben 4 pedine importanti in un sol colpo, mentre il team manager Francesco Lillo dovrà restare lontano dal terreno di gioco fino a tutto il prossimo 14 aprile.
L’occasione è servita per chiedere al presidente Tesoro se e quanto la situazione che si è venuta a creare ai danni del Lecce possa influire su un eventuale ripensamento nel voler abbandonare la società a fine stagione. La risposta del patron è stata secca: “Pensiamo ad una cosa alla volta. Vedremo… Non è questo il momento di dedicarsi a certe riflessioni perché il 16 aprile mi recherò a Coverciano per la prima volta ed in quella sede affronterò sia gli arbitri che i dirigenti di Lega per pretendere rispetto nei nostri confronti. Oggi sono soltanto profondamente amareggiato per come siamo stati trattati. Con questo non intendo nascondere le lacune palesate a Catanzaro dove abbiamo sbagliato l’impossibile sotto-porta. Ma un arbitraggio come quello di sabato non ha giustificazioni e ci fa capire che nel Palazzo qualcuno non ci vol bene… Ringrazio i tifosi per questo attestato di stima e di amore. Hanno manifestato correttamente, correttezza che manca nei nostri confronti in campo. Non fatemi dire altro che sono come una pentola a pressione: se parlo, esplodo“.
Ma la nota di speranza per il futuro, pur fra tanta amarezza e rabbia civilmente espresse, è arrivata dalla presenza del piccolo Simone tra quanti accorsi nonostante la serata infrasettimanale e l’orario di certo non agevole per chi lavora. Il ragazzino è quello finito al centro di notizie di cronaca nel dopo-match in terra calabra per essere entrato sul rettangolo di gioco ed esser corso verso il secondo portiere del Lecce, Tommaso Scuffia. A lui è toccato il compito di evitargli di essere bloccato dagli steward e di riaccompagnare il giovanissimo sostenitore leccese nel settore ospiti dov’erano rimasti gli altri supporters. Sventolava orgoglioso il suo bandierone giallo e rosso ed indossava una maglia della formazione salentina con l’immancabile sciarpa giallorossa legata in vita del gruppo “Salentini Oltre Frontiera“. Incurante degli sguardi dei passanti che cercavano curiosi di capire cosa stesse accadendo, ha continuato imperterrito a far volteggiare nell’aria quella bandiera che per lui rappresenta ben più di un semplice pezzo di stoffa, ossia il legame con la squadra preferita e tutto il territorio, in un orgoglio di appartenenza che in troppi, ben più grandi di Simone, hanno purtroppo smarrito strada facendo.