LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Gara difficile da commentare nello stilare le pagelle di un Catanzaro-Lecce in cui il protagonista è stato l’ineffabile arbitro Lanza della sezione di Nichelino. il novello Abisso ci ha messo del suo a piene mani nel rovinare una partita che aveva valore solo per i salentini in chiave play-off. Invece, l’espulsione di Moscardelli in avvio di match ha stravolto i piani della compagine ospite, rendendo nervosa una gara che alcuna ragione al mondo poteva mai giustificare ben 4 espulsi e altrettanti ammoniti tra le fila della squadra leccese. Resta il rammarico di aver sprecato il buon successo di sette giorni fa con l’Aversa e di dover mettersi da subito al lavoro per preparare la gara con il Benevento di mercoledì pomeriggio col grosso fardello di squalifiche a raffica che priveranno l’incerto Bollini di numerose pedine in ogni reparto. Considerato ed appurato che il Lecce è inviso ai piani alti del Palazzo del calcio di Lega Pro, sarebbe opportuno che la società di Piazza Mazzini alzasse con fermezza ed orgoglio la voce e battesse i pugni come fanno altri club scontenti per svariate ragioni. Nessuno pretende atteggiamenti benevoli nei confronti del Lecce, ma assistere a direzioni di gara scellerate ed irrispettose è qualcosa che va ben al di là delle presunte sviste pro o a sfavore che si possono verificare nell’arco di una stagione. I salentini sono spesso causa dei propri mali, ma da qui a farsi deridere come fatto dal direttore di gara di oggi al “Ceravolo” ce ne passa. Il campionato è alle battute finali con i play-off tutti ancora da scrivere. Il Lecce è temuto e inviso, ma la lealtà sportiva deve essere garantita a tutte le squadre impegnate in un campionato di per sé già contraddistinto da troppe insinuazioni ed avvelenato da sospetti che nulla hanno a che fare con il regolare svolgimento di un torneo.
1. CAGLIONI: Becca due reti da “polli”. soprattutto sulla seconda è in colpevole ritardo nel tuffarsi sulla propria sinistra e lasciar passare la sfera che pareva essere tutt’altro che infida. Serve come il pane un portiere più reattivo e meno distratto di quanto l’ex Crotone non sia stato oggi al “Ceravolo“. VOTO: 4.5
2. BEDUSCHI: Pronti, via si becca un cartellino giallo che definire generoso è un eufemismo. Nonostante il fardello dell’ammonizione, tiene con carattere la posizione e va al cross pericolosamente in più occasioni. VOTO: 6 ——— (dal 33′ s.t.) 18. GUSTAVO: Non crea situazioni di pericolo nei minuti che il tecnico gli concede. VOTO: S.V.
3. LOPEZ: Pur non ancora al top dopo i problemi gastrointestinali che lo avevano costretto a dar forfait con l’Aversa, gioca con grinta la sua partita anche se il numero di appoggi e traversoni che sbaglia a calibrare è da censura. VOTO: 5.5
4. DINIZ: Nel primo tempo si divora un gol a porta spalancata che grida vendetta: colpisce dal basso verso l’alto una palla al bacio calciata da Miccoli e coglie la traversa a Bindi battuto. Pure lui finisce sul taccuino dell’arrogante ed irritante arbitro, in un pomeriggio in cui non sempre si dimostra particolarmente lucido. VOTO: 5
5. VINETOT: Cerca di giocare d’anticipo e disputa una gara ordinata, senza sbavature. Il migliore dei suoi nelle retrovie, orfane di Abruzzese seduto in panchina perché non in perfette condizioni fisiche. Si propone anche come uomo-assist per capitan Miccoli, ma il numero 10 giallorosso fallisce una chiara occasione da rete a tu per tu col portiere dei padroni di casa. VOTO: 6.5
6. FILIPE GOMES: In una gara che si incendia già sul nascere servirebbe gente che il carattere lo mostri e si metta a giocare per due. Lui preferisce traccheggiare come suo solito e non premere mai sull’acceleratore per creare grattacapi ad un Catanzaro abulico e frastornato dalla veemenza della risposta leccese allo svantaggio. Ancora una volta resta negli spogliatoi dopo la prima frazione di match. E giustamente. VOTO: 4.5 ——— (dal 1′ s.t.) 17. EMBALO: Tanto fumo e niente arrosto oggi per lo sgusciante (fin troppo) esterno d’attacco leccese. Con la sua velocità avrebbe dovuto procurare pericoli a ripetizione, invece cincischia con il pallone e spreca le poche occasioni che ha per rendersi pericoloso e servire ai compagni palle giocabili. VOTO: 5
7. LEPORE: Gran lavoro sulla fascia destra per il duttile elemento che garantisce a mister Bollini qualità e quantità, prima di essere dirottato in posizione più accentrata ad avvio di ripresa. Corre e lotta finché ha birra in corpo. Realizza pure il rigore che concede al suo Lecce il gol della bandiera ma poi accusa un attacco di eccessivo nervosismo che gli costa l’espulsione che lascia la squadra salentina addirittura in 8 uomini. VOTO: 5.5
8. SALVI: In una gara in cui le doti gladiatorie sono state punite oltre ogni legittima sanzione arbitrale è costretto a mordere il freno per non incappare nella scure di Lanza da Nichelino. Tampona e riparte come può, caricando a testa bassa a volte senza troppa lucidità. VOTO: 5.5
9. MOSCARDELLI: Giudicarlo oggi sarebbe scorretto. La partita del bomber salentino dura una manciata di minuti, fino a quando l’ineffabile direttore di gara non si inventa una gomitata che non solo manda a carte quarantotto i piani tattici del Lecce e di mister Bollini, ma spedisce il barbuto attaccante prematuramente sotto la doccia privando la società giallorossa dell’uomo-gol più in forma almeno per la prossima gara di mercoledì col Benevento. L’uscita dal campo gettando all’aria la maglia ed imprecando probabilmente finiranno con l’essere punite dal Giudice sportivo che gli comminerà non meno di due giornate di squalifica. Spesso abbiamo sottolineato la necessità di tutelare i calciatori tecnicamente più dotati che nelle serie inferiori finiscono con l’esser tartassati dai rudi difensori. In questo caso, è accaduto esattamente il contrario. Ad un (presunto) contatto, il primo del match, ecco un cartellino rosso che altro non fa che sollevare non pochi dubbi sulla buona fede di un arbitro apparso fin troppo severo ma solo contro i calciatori del Lecce. VOTO: S.V.
10. MICCOLI: Espulso in avvio Moscardelli e naufragato il progetto tattico dei salentini di schierarsi col 4-4-2, si carica sulle spalle, da vero capitano, le manovre offensive della formazione salentina. Un paio di deliziosi assist per i compagni ma anche una rete colpevolmente fallita tutto solo davanti all’estremo difensore calabrese che poteva valere l’1-1. Fino a quando il tecnico lo lascia in campo, però, il Lecce si sa rendere insidioso e dai suoi piedi partono le conclusioni più pericolose per la porta del Catanzaro. VOTO: 6.5 ——— (dal 10′ s.t.) 18. DOUMBIA: Appare un po’ come un pesce fuor d’acqua fin dal suo ingresso sul terreno di gioco. Mai uno spunto dei suoi in velocità, mai capace di mettere alla corda la difesa di Sanderra. VOTO: 5
11. MANNINI: Quel che non fanno i compagni più giovani e con meno esperienza lo commette lui che pure è da annoverare tra i “senatori” di questo Lecce. Abbocca alle provocazioni avversarie e si fa ammonire prima per proteste e poi per un inutile fallo di frustrazione che gli costa l’espulsione. Per il resto si segnala solo per un ottimo recupero in extremis su un avversario lanciato a rete ed una rete fallita a pochi passi dalla linea di porta. VOTO: 4.5
All. BOLLINI: È vero: oggi il Lecce ha giocato contro un avversario in più. Oltre che col Catanzaro, se l’è dovuta vedere anche e soprattutto con la vergognosa direzione di gara di Lanza. Riavvolgendo il film dell’incontro, va dato atto di come la squadra abbia mostrato un certo carattere nel tentare di riequilibrare le sorti del match già compromesse dopo una manciata di minuti. Ma fa specie vedere e ripensare ai tantissimi gol divorati dalla formazione giallorossa, a cui resta ancora una volta uno sterile possesso palla e niente più. A quattro giorni dalla sfida-verità col Benevento, il mister dovrà inventarsi un 11 da schierare viste le squalifiche a valanga che pioveranno sulla sua compagine, ma almeno l’ennesimo cambio di formazione sarà dovuto a fattori esterni. Il cambio di Miccoli tarpa le ali ai salentini, mentre l’ingresso in campo dei fumosi e spuntati Doumbia, Embalo e Gustavo dimostra che si è capaci di tenere la sfera tra i piedi per un giorno intero ma di non riuscire mai a concludere in porta. Che qualcuno trovi il modo per tradurre correttamente il concetto di cinismo tanto caro al tecnico lombardo (come pure ai suoi predecessori) ai tanti esterni d’attacco leccesi che però non tirano mai… VOTO: 5