LECCE (di Massimiliano Cassone) – Sono lì, fermi, immobili, forse hanno un’anima. È bello immaginare che i palloni abbiano un’anima; mossi dalla passione rimbalzano, rotolano, gonfiano la rete, regalano emozioni e non lesinano delusioni. Paradigma perfetto di quello che è la vita in cui a volte tutto è il contrario di tutto, con un tocco di poesia riescono a donare la magia necessaria per credere e sperare che tutto possa sempre migliorare.
Protagonisti dei pensieri dei tifosi, i palloni sono lì ed aspettano di esser mossi, calciati e maltrattati, non parteggiano per nessuno ma soltanto per la meritocrazia; un pallone calciato bene s’insaccherà alle spalle del portiere, quello calciato male finirà ad accarezzare il cielo.
E se si dovesse recriminare qualcosa a questo calcio rovinato dalla stupidità e dall’avarizia dell’uomo, proprio il pallone ne avrebbe diritto… Lui però non parla, attende il suo turno e anche quando lo stanno “scoppiando” con le nefandezze più infime, tace sperando di essere salvato dalla passione dei tifosi, suoi unici padroni.
Tutto tace nel silenzio dell’attesa che una nuova giornata di gare incominci e, mentre sull’erba verde splende il sole, loro, i palloni, fieri posano come fossero dei modelli, certi di piacere, sicuri di far innamorare ancora e adorati ancora .
Attendono un fischio, un tocco, una carezza, un calcio e poi… il boato di quelli che, nonostante tutto, indipendentemente da chi non li merita, li amano e aspettano con ansia delle nuove emozioni.
Arriva allora quel tocco di poesia che incoraggia a credere; guardando quei palloni fermi, immaginiamo che il senso del gioco che andranno a comandare è in una frase: “vinca il migliore”, vinca in campo, nei 90 minuti, indipendentemente dal denaro e dal blasone del club, regalando così quella sottile illusione che permette di sorridere ancora di uno sport martoriato dalla slealtà di scommettitori antisportivi che mirano soltanto a centrare l’obiettivo del guadagno.
Concludiamo quest’omaggio al pallone con un pensiero di Pier Paolo Pasolini: “Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica”.
E attendiamo che il prossimo fischio dell’arbitro apra le danze delle nostre speranze regalandoci 90 minuti di leggerezza.