LECCE (di T. Micelli, G. De Pandis, I. Aromolo) – Ventuno parole, una per ogni lettera dell’alfabeto, per riassumere il 2014 del Lecce. Un anno che tutti i tifosi giallorossi vorrebbero “rigiocare”, perché condito da delusioni al quadrato e soddisfazioni invisibili. Un anno segnato da partite, calciatori e allenatori che hanno regalato le ennesime forti emozioni ai cuori giallorossi, positive o negative che siano state. Riviviamole lettera per lettera.
A come Allenatore. Anno nuovo, mister nuovo. Gli ultimi giorni del 2014 hanno portato il cambio al timone del bastimento giallorosso. L’arrivo di Dino Pagliari si è susseguito al 2014 targato Franco Lerda. La gestione del tecnico di Fossano, per tanti opinabili motivi, non ha mai fatto pienamente breccia nel cuore dei tifosi. Riuscirà l’ex ala sinistra della Fiorentina in questa difficile missione?
B come Beretta. Il 22enne varesino è stato il giovane dell’anno. Proprio a partire dallo scorso gennaio, dopo una prima parte di stagione balbettante conclusa con il cucchiaio di Nocera al crepuscolo del 2013, l’attaccante ora alla Pro Vercelli ha iniziato a macinare buone prestazioni fino a diventare una pedina insostituibile nel 4-2-3-1.
C come Capitano. Capitan Miccoli si è rivelato, indubbiamente, la colonna portante dello spogliatoio, in campo e fuori, comportandosi già da allenatore in seconda allo stadio “Arechi” e non solo. Sul campo è sempre l’ultimo a mollare: i 12 gol in quest’anno solare, capeggiati dalla girata al volo contro l’Ascoli, e gli assist, come quello per Sacilotto contro il Cosenza, hanno portato fieno in cascina per alimentare le vane speranze di promozione.
D come Direttore Sportivo. Nel frullatore delle critiche è finito anche Antonio Tesoro, fresco di esame superato nell’estate. La poca esperienza è stata il capo di imputazione per il giovane dirigente che, tra una battuta e l’altra, non è stato neanche definito tale dai più maliziosi. A gennaio il pronto riscatto.
E come Esterni. Vorrei ma non posso. L’involuzione del Lecce negli ultimi mesi è partita dal calo delle frecce laterali, non più intente a pungere come nella prima parte dell’anno. Se Abdou Doumbia sembra un lontano parente di quella freccia imprendibile, Alessandro Carrozza non ha mai trovato la giusta continuità di rendimento. La velocità del primo e la tecnica del secondo lasciavano presagire altre prestazioni. Servirà il mercato per affilare le frecce?
F come Frosinone. 7 giugno 2014, la fine di un sogno. Il gol di Frara al 116’, a soli quattro minuti dalla lotteria dei calci di rigore, ha vanificato una rincorsa partita dalla sesta giornata che aveva fatto sperare tutti. La maxi-rissa scoppiata alla fine della contesa suggellò nel modo peggiore le lacrime degli oltre 2000 supporters giallorossi accorsi al “Matusa”.
G come Gasdotto. “Chi non rispetta la nostra terra merita tutto il nostro odio”. Con questo striscione gli Ultrà Lecce hanno preso posizione in merito alla questione TAP. La Curva, travolta dall’onda lunga della repressione, ha ripreso quella funzione sociale di catalizzatore del dibattito su tematiche più importanti di una partita di calcio.
H come Highlander. E’ la parola che viene in mente pensando a Klas Ingesson, gigante buono del calcio ed ex calciatore del Lecce, deceduto il 29 ottobre dopo una lunghissima lotta contro il mieloma multiplo che lo debilitava fin dal 2009. La sua immensa passione per il calcio lo aveva spinto a vivere anche gli ultimi mesi della sua vita su un rettangolo verde quando, da una sedia a rotelle, allenava l’Elfsborg e, in una delle scene più commoventi, esultava quasi privo di forze sotto alla gradinata occupata dai tifosi gialloneri. Il silenzio assoluto del “Via del Mare” durante il minuto di silenzio chiesto e ottenuto dalla società per commemorarlo costituisce una delle emozioni più forti di questo 2014.
I come Ischia Isolaverde. La compagine isolana ha legittimato, con il 2-1 della scorsa settimana, l’annus horribilis del Lecce. Al “Mazzella” si è visto un Lecce impotente, svogliato e senza idee. A tal riguardo, è sembrata preoccupante la moria di occasioni dopo lo svantaggio firmato dal secondo rigore di Ciotola.
L con Lupa Roma. Se l’Ischia ha prodotto i titoli di coda di questo 2014, il trailer (con riferimento alla stagione corrente) è stato proiettato al “Quinto Ricci” di Aprilia, dove la matricola laziale castigò un Lecce ad onor del vero incerottato a causa delle 13 assenze ma non certo giustificato per l’inizio ad handicap.
M come Moscardelli. Uno dei pochi a salvarsi, date le emozioni che ha regalato con il suo stile inconfondibile. La rovesciata di Aversa, l’urlo liberatorio dopo il 150°gol in carriera realizzato con il Melfi e l’arcobaleno tracciato a Messina sono le cartoline che più belle che entreranno di diritto nell’album dei ricordi del Mosca e dei tifosi.
N come Nido di talenti. Finale, maledetta finale. Il 2014, oltre alla delusione della finale di Frosinone, rappresenta anche l’anno del sogno della “Berretti” giallorossa di Pedro Pablo Pasculli, fermatasi sul più bello nella finale-scudetto di Vercelli contro l’Albinoleffe. Nel calcio giovanile, si sa, i successi sono però anche quelli individuali, e il prosieguo di molti ex Pasculli-Boys (Cicerello e Persano sbarcati a Napoli, Versienti, Montinaro, Monaco, Castellana, Rotunno e Gaetani intenti a sgomitare in Serie D per farsi le ossa). Peccato per Guadalupi, preso in prestito dal Martina con ambizioni importanti ed alle prese con il recupero da un brutto infortunio. Quest’anno, con Alessandro Morello alla guida, l’andazzo non sembra cambiare. Forza ragazzi del futuro.
O come Opinione. Tutto e il contrario di tutto. In quest’agorà moderna rappresentata dal web, per ogni tifoso che settimanalmente occupa un posto al “Via del Mare”, sono in quattro a battersi a colpi di mouse e tastiera, dietro lo scudo di quel partito più popolare che è quello…preso. Nel nostro bel Salento sta sfuggendo di mano lo scopo primario del seguito che è quello, appunto, di star vicini alla squadra senza rimpiangere i bei tempi andati (non più proponibili per mille motivi) di cui in molti attendono il ritorno per tornare allo stadio. Tifosi della categoria o “Pancia piena non conosce fame”?
P come Papini. Il centrocampista romano è stato l’artefice della rimonta della scorsa stagione e, dopo l’infausto epilogo dei playoff, è stato il primo a sposare la causa del Lecce formalizzando l’accordo già pochi giorni dopo la disfatta. Rimanendo in tema finale, è impossibile dimenticare la cavalcata che portò al gol del vantaggio nella sfida d’andata al “Via del Mare”.
Q come Quattromila. Le presenze allo stadio stentano a decollare. Scarsa progettualità, risultati non entusiasmanti, avversari poco blasonati e condizioni non certo comode, o forse, più semplicemente, le ragioni elencate sopra alla lettera “O” hanno via via svuotato le tribune del “Via del Mare”. Mai, negli ultimi 20 anni, le presenze avevano raggiunto picchi così bassi, anche se molto è cambiato nel sistema calcio dall’ultima apparizione del Lecce in terza Serie, datata 1995-1996.
R come Rimonta (e controrimonta). I due campionati del 2014 sono stati caratterizzati da questo fattor comune. Inseguire, avvicinarsi, riallontanarsi, riavvicinarsi, peccato che l’happy ending non arrivi mai.
S come Salernitana. Due delle più grandi soddisfazioni dell’anno sono state raccolte contro i granata campani. La goduria indotta dal gol di Bogliacino nella prima partita dell’anno e il tris rifilato a domicilio, e in rimonta, nello scorso ottobre rappresentano due dolci illusioni di successo contro quella che quest’anno appare come la maggiore concorrente.
T come Terron Fabio. Il cantante dei Sud Sound System, quando gli impegni lavorativi lo permettono, è sempre sugli spalti del Via del Mare per sostenere il Lecce e capitan Fabrizio Miccoli, suo grandissimo amico. A dimostrazione dell’affetto che lega il gruppo musicale di San Donato alla squadra giallorossa c’è il nuovo inno che Don Rico, Nandu Popu e lo stesso Terron Fabio hanno deciso di registrare e cantare per la prima volta durante la serata in cui è stata presentata la squadra sul palco allestito in piazza Sant’Oronzo in occasione della festa patronale.
U come Uruguay. Lopez e Bogliacino rappresentano la continuazione del corso uruguaiano nel 2014, dopo gli addii di Chevanton e Giacomazzi. Il terzino ex West Ham è stato la storia infinita del calciomercato estivo ed invernale, con un rinnovo preso per capelli e festeggiato dai compagni con l’Habemus Lopez che la dice lunga sulla sua importanza. Un’estate calda è stata vissuta anche dall’ex Napoli, in procinto di trasferirsi a Martina Franca prima di ritornare utile per la causa giallorossa negli ultimi match.
V come Ventuno. Le vittorie del Lecce nelle gare di campionato di questo 2014. Una piccola consolazione se si pensa che, nell’ultimo ventennio, soltanto il Lecce di mister Giuseppe Papadopulo riuscì a far meglio: correva l’anno 2007 e la corazzata giallorossa ha messo assieme ben 22 successi. Nel corso dell’anno solare, l’undici di Lerda ha conquistato 68 punti in 34 partite: ne risulta un’ottima media di 2 punti a partita (21 vittorie, 5 pareggi, 8 sconfitte).
Z come Zoccolo duro. L’arrivo di Pagliari sulla panchina del Lecce necessita di un accurato checkup dello stato di forma dei calciatori in rosa, comunque tutti congeniali al credo tattico del maceratese. Per tentare anche quest’anno la rimonta serve la massima sinergia tra tutte le componenti, già decantata da Fabrizio Miccoli in occasione del via al campionato. Il calciomercato, in ogni caso, regalerà movimenti in entrata e in uscita.