GALLIPOLI (di G. De Pandis) – Sergio Volturo non farà parte della nuova gestione del Gallipoli Calcio. L’allenatore potentino, autore e artefice sul campo del fantastico avvio di stagione del Gallo prima della crisi societaria, parla della sua esperienza sulla panchina giallorossa con una lettera di ringraziamento, dove traspare tanta amarezza, si legge nelle sue parole, per “una favola finita male”. L’ex trainer del Copertino, nelle righe della sua lettera, ammette di non esser mai stato contattato dalla nuova società. Volturo lascia il Gallipoli da vincente nell’anno del suo debutto sulle panchine di Serie D, da mago quale si è dimostrato partita dopo partita nella proposizione del suo gioco arioso, veloce e concreto, grimaldello con il quale i giallorossi hanno scalato sorprendentemente la classifica fino a un terzo posto che sapeva di clamoroso per una squadra intenta ad inseguire la salvezza. Per la nuova gestione societaria, pronta a prendere le redini del Gallipoli dopo il passaggio di consegne di ieri sera, ci sarà da risolvere anche la grana relativa alla guida tecnica. Per la successione, in attesa della definizione dei quadri societari del Gallo targato Calvi, sembra favorito Gregory Inglese, ex allenatore di Botrugno in Promozione e Pro Italia Galatina in Eccellenza. Il Bisceglie, pronto ad arrivare domenica al “Bianco” con le sue ambizioni di Lega Pro da alimentare nonostante la recente grana-Pellecchia, è dietro l’angolo.
Questa la missiva inoltrata da Sergio Volturo:
“Siamo purtroppo arrivati all’epilogo di quella che per me e per i miei splendidi compagni d’avventura è stata una bella favola. Solitamente le favole si concludono sempre con il lieto fine, ed anche se la nostra non finisce così, per noi rimane una meravigliosa favola. Vorrei quindi iniziare ringraziando i protagonisti di questa avventura, seppur breve, ed il primo pensiero va alle nostre famiglie, ai nostri figli, alle persone a cui abbiamo sacrificato tempo, attenzioni, e risorse economiche per impegnarci in questa difficile sfida, un gruppo di persone che ha vissuto questi mesi come un’unica grande famiglia, che hanno sofferto e gioito con noi vivendo i ritmi ed in funzione del Gallipoli Calcio, cementando un’amicizia che e’ figlia di questa favola. Poi tutti i collaboratori, il mio ‘splendido’ Staff Tecnico (Andrea, Ippazio, il ‘mitico’ Dott. Congedo, e Giovanni), lo Staff Medico del caro amico Dott. Martalò e del massaggiatore Franco, l’addetto stampa Gigi Alemanno, il fotografo Emilio, il Grande Paolo Riso, la Segreteria con il superlativo Fernando Venneri, tutto lo Staff della Juniores, il Presidente Barone ed il Direttore Mino Manta che hanno scommesso su di me ‘inaspettatamente’; ricordo ancora il primo giorno in cui lo incontrai e mi disse ‘non abbiamo un grande budget, voglio una squadra che giochi bene, che faccia divertire e che possibilmente ottenga una salvezza tranquilla…’ e soprattutto i giocatori, che in questi mesi hanno fatto sacrifici enormi per dimostrare di non essere inferiori a nessuno e che, partiti, a detta della quasi totalità dell’opinione pubblica, battuti in partenza, si è ritrovata nelle primissime posizioni della classifica del nostro campionato al cospetto di squadre ben più importanti di noi; tutti Uomini che hanno composto un mosaico che ha raffigurato fino ad oggi l’immagine di una Società e di una Città che fuori dai nostri confini si e’ guadagnata il rispetto e la considerazione di un ambiente difficile, quale e’ quello del calcio attuale.
In questi mesi c’è stata una rincorsa continua a nuovi stimoli, tecnici, economici, sociali, progettuali, organizzativi, il misurarsi e migliorarsi, la competizione, l’orgoglio, l’appartenenza, la lotta.
Ho sempre pensato che gli stimoli e le motivazioni, qualunque essi siano, sono il vero motore che ti permette di affrontare ogni tipo di sfida, anche quelle che sembrano impossibili, nello sport come nella vita, ed è quello che ho detto ai miei ragazzi il primo giorno di allenamento. Oggi sono sereno, anche se una parte, dentro di me, è morta. Potrebbe sembrare una contraddizione, ma la serenità è il frutto della consapevolezza che deriva dalla mia coscienza. Alla gente di Gallipoli ed ai tifosi dico ‘grazie’ per l’apporto che ci hanno dato in tutte queste partite, in casa e soprattutto fuori casa, per la stima che hanno dimostrato nei miei confronti e di tutti noi, per essere venuti con noi a Cava e che non ci hanno fatto sentire “soli” in un contesto difficile in cui la maggior parte dei ragazzi si trovava per la prima volta in un palcoscenico che hanno sempre e solo sognato.
‘Potevano o dovevano’ essere delle dimissioni le mie, ma ad oggi posso affermare con certezza assoluta di non essere stato mai e dico mai contattato dalla nuova Società, benché qualcuno voglia affermare il contrario per non so quali oscuri motivi, pertanto esigo che nessuno debba in alcun modo intaccare la mia integrità intellettuale e la mia dignità facendomi passare per quello che non sono.
Sicuramente la mia uscita di scena sarà valutata in tante maniere diverse e contrastanti, per alcuni un dispiacere, per altri un compiacimento al loro lavoro, per altri ancora un pretesto per disimpegnarmi da un ‘giocattolo ormai rotto’, e chissà quante altre versioni. Io invece vorrei uscire in silenzio, così come sono entrato, lasciando a ciascuno la propria convinzione, quel silenzio che sia più dirompente del rumore, che scuota le coscienze, perché alla fine anche le favole possono essere distrutte.
Mister Sergio Volturo”.