LECCE (di Gabriele De Pandis) – Una favola dal Nord Europa. No, non parliamo di una storia dei fratelli Grimm, ma di un sogno inseguito con delle scarpe tacchettate su un rettangolo verde lontano da casa. Södertälje, Stoccolma, Svezia, 3000 chilometri a nord di Lecce. Sobborgo della contea della capitale che vive di sport, avendo dato i natali al mitico Bjorn Borg (tennista svedese degli anni Settanta/Ottanta), a Södertälje è di casa il Syrianska Football Club, squadra fondata dal popolo siriaco residente a Stoccolma, popolo storicamente senza nazione a seguito della conquista islamica della Siria nell’ottavo secolo a.C. La maglia della compagine svedese, già tinta di giallorosso per i richiami alla bandiera aramaica, ha anche un interprete in cui il giallorosso nel cuore è quello del Lecce. Manuel Spedicati, esterno alto fino all’anno scorso in forza alle giovanili dell’U.S. Lecce, ha partecipato ad uno stage autunnale con l’Under 21 del Syrianska, squadra pronta ad abbracciare anche Pedro Pablo Pasculli, tecnico per la prossima stagione agonistica, che in Svezia abbraccia l’anno solare con inizio ad aprile e conclusione a novembre. Il ragazzo, ora di ritorno in Italia dopo il provino, ci ha rivelato retroscena, segreti ed emozioni provate a così tanta distanza da casa.
Manuel, com’è nata l’opportunità dello stage col Syrianska?
“È nata casualmente, mi hanno parlato di questa possibilità e, dopo averci riflettuto per un po’, ho deciso di accettare con molto entusiasmo”.
La “fredda” Svezia ti ha riservato un impatto duro?
“No, per niente. L’impatto con la nuova realtà è stato subito positivo, tranne la forte differenza climatica. Ci ho messo un pochino ad abituarmi agli allenamenti a bassissime temperature ma, per il resto, ho ricevuto fin dai primi giorni un’ottima impressione”.
Come hai visto il calcio svedese?
“In crescita. Tatticamente siamo sicuramente molto più avanti, ma qui è in atto un programma di miglioramento costante grazie all’arrivo di giovani e tecnici dall’Italia e dal Brasile”.
A livello giovanile invece?
“Beh, qui la situazione cambia radicalmente. Il calcio giovanile in Svezia è svolto con più professionalità e puntando molto sul vivaio, sui giovani. In Italia dovremmo imparare tanto, poiché molti giovani giocatori sono costretti sempre più ad abbandonare la propria nazione per puntare sull’esperienza all’estero e sperare magari di emergere”.
Quanto ti ha aiutato la presenza di mister Pasculli, tuo allenatore nella “Berretti” del Lecce?
“La presenza del mister è sempre determinante e di grande aiuto! Oltre che migliorare sotto l’aspetto calcistico, mister Pasculli lavora molto sulla mentalità. Per giocare a calcio ci vuole la testa, e lui fa tanto per aiutarti in questo senso. Oltre che dalla sua enorme esperienza come calciatore, è una persona da ammirare per la sua grande umiltà e disponibilità. Insomma, il mister è una risorsa inesauribile”.
Ora torni in Italia per la pausa del calcio svedese. Speranze, sogni?
“La speranza è di migliorare, mettendosi in mostra in un palcoscenico importante. Sarei molto felice se riuscissi a trovare continuità e, appunto, stabilità nel calcio svedese. Migliorare tantissimo e riuscire ad arrivare il più in alto possibile. Solo così potrò raggiungere gli obiettivi più belli. A mio parere, l’importante è non mollare mai e soprattutto lavorare duro, lavorare sodo, perché solo così si potrà, forse un giorno, arrivare sempre più lontano. ‘Work Hard’, come si dice in America. Ora mi godo questo riposo forzato, dettato dalla pausa del campionato svedese, anche se continuerò ad allenarmi per essere sempre pronto”.
Chi ringrazi per quest’esperienza? A chi dedichi questo “sogno svedese”?
“A me stesso! Solo io so cosa significhi il calcio per me. Ringrazio prima di tutto i miei genitori e tutta la mia famiglia perché mi ha sempre appoggiato nelle scelte fatte. Poi i miei amici e compagni per il supporto e per le belle parole d’incitamento che ho ricevuto in questi giorni a Södertälje. Ci tengo anche a ringraziare Max Leghissa (responsabile degli osservatori del Syrianska FC, ndr) che mi ha dato la possibilità di intraprendere questa nuova esperienza, e lo ringrazio per l’enorme disponibilità e generosità che ha dimostrato nei confronti di tutti; naturalmente il mio ringraziamento va anche al ‘coach’ Pedro Pablo Pasculli per i tantissimi consigli e suggerimenti che mi ha dato nei giorni scorsi, aiuti dati con quella pazienza e quella passione che solo lui ha. Infine, ringrazio anche tutte le persone che non hanno mai creduto, che non credono e che non crederanno mai in me, perché loro non lo sanno, ma sono loro la mia forza più grande!”