LECCE (di Italo Aromolo) – Una brutta sconfitta in terra laziale. Ricomincia così come era finito il vecchio anche il campionato del Lecce versione 2014/’15. Nella prima giornata del Girone C di Lega Pro Unica, i giallorossi di mister Franco Lerda hanno ceduto il passo (2-1) alla neopromossa Lupa Roma al termine di una prestazione particolarmente opaca sul piano del gioco e delle occasioni create. La rimaneggiatissima formazione salentina ha patito le numerose assenze (11 tra infortuni e squalifiche) soprattutto nel secondo tempo, quando l’illusorio vantaggio di Stefano Salvi è stato capovolto dall’uno-due lupacchiotto a firma di Emanuele Testardi e Luciano Leccese. Proviamo ad analizzare con l’obiettività dei numeri la sconfitta del Lecce.
Il grafico a sinistra rivela che la Lupa Roma ha vinto la partita nel solo modo in cui se lo può permettere – contro una corazzata come il Lecce – una squadra che fino a pochi mesi prima militava nel campionato Dilettanti: senza strafare o creare chissà quale superiorità territoriale, i ragazzi di mister Cucciari si sono imposti con la forza dell’organizzazione tattica, dimostrando un’aggressività nei contrasti e una brillantezza atletica che li ha visti quasi sempre più lesti nell’arrivare per primi sulla palla, annullando di fatto il deficit tecnico con gli avversari. La rapidità offensiva e la concentrazione difensiva della Lupa hanno prevalso sulle numerose disattenzioni della retroguardia giallorossa, reparto che più di tutti ha sofferto le defezioni di giornata.
E’ stata una Lupa piuttosto concreta (29 falli fatti, uno ogni 3 minuti) quella che ha lasciato giocare il Lecce, senza assediarlo, per poi colpirlo in contropiede (cadendo 3 volte nella trappola del fuorigioco): nello studio del baricentro delle due squadre, sono ben 36 le “palle in area di rigore avversaria” giocate dai giallorossi – baricentro alto – al cospetto delle sole 22 volte in cui i laziali sono entrati nell’area di rigore salentina (baricentro medio).
Apparentemente, un indiscusso predominio del Lecce. In realtà, il dato delle palle giocate nell’area di rigore avversaria va più correttamente rapportato al numero di tiri effettuati (in porta, respinti o fuori), che meglio di nient’altro rappresentano il parametro più adatto per rilevare la pericolosità di sortite offensive altrimenti vane. Bene, a dispetto di quasi il doppio delle volte in cui il Lecce è entrato in area rispetto alla Lupa Roma (36 -22) , il computo dei tiri effettuati vede in netto vantaggio la formazione capitolina, capace di impensierire Petrachi in ben 18 occasioni (7 tiri in porta, 11 tra fuori e/o respinti). Il Lecce invece si è fermato ad appena 14 conclusioni nella porta avversaria, circa il 25 % in meno dei dirimpettai laziali (6 in porta, 8 respinti e/o fuori).
In termini pratici significa che il Lecce ha spesso occupato l’area di rigore della Lupa Roma, senza rendersi effettivamente pericoloso, perché ingolfato in una manovra piuttosto prevedibile. Al contrario, la cinica formazione laziale è riuscita quasi sempre ad andare al tiro in quelle (relativamente) poche occasioni in cui si è avvicinata alla porta difesa da Petrachi. Ipotizzando un coefficiente di pericolosità (calcolato come tiri effettuati fratto palle in area), quello della Lupa Roma risulterebbe pari a 0,75, mentre il Lecce si fermerebbe ad un misero 0,4: il dato evidenzia come i salentini – diversamente dai capitolini – avessero ipoteticamente bisogno di entrare in area ben 3 volte per realizzare 1 tiro.
Per quanto riguarda le vie d’attacco preferenziali, il Lecce ha concentrato le proprie moli di gioco sulle corsie laterali, da cui sono nati ben 12 traversoni che, sommati ai 5 calci d’angolo battuti, vogliono dire un cross ogni 5 minuti. La stragrande maggioranza di questi si riferiscono al primo tempo, quando l’asse destro costruito da Nicolò Donida e Abdou Doumbia ha messo non poco in difficoltà la retroguardia laziale: anche in questo caso, però, i buoni propositi di gioco non sono stati supportati dalla giusta concretezza sotto porta e non è un caso che il gol dei salentini sia arrivato da una conclusione centrale di Stefano Salvi. Nel secondo tempo, complici i cambi di mister Cucciari e l’eclissi degli out giallorossi, la Lupa Roma ha preso il sopravvento anche sulle corsie laterali portando a 14 il totale dei cross effettuati: proprio da uno di questi è nato il gol del pareggio di Testardi che ha dato il là alla rimonta della Lupa.
Di seguito il riepilogo di tutte le statistiche di Lupa Roma-Lecce:
TIRI IN PORTA Lecce : 6 Lupa Roma : 7
TIRI RESPINTI/ FUORI Lecce : 8 Lupa Roma : 11
CROSS EFFETTUATI Lecce: 12 Lupa Roma: 9
CALCI D’ANGOLO Lecce: 5 Lupa Roma: 5
PALLE IN AREA Lecce: 36 Lupa Roma: 22
FUORIGIOCO Lecce: 1 Lupa Roma: 3
FALLI SUBITI Lecce: 29 Lupa Roma: 23
COEFFICIENTE DI PERICOLOSITÀ Lecce: 0,4 Lupa Roma: 0,75
(hanno collaborato nella raccolta dati Riccardo Melodia, Francesco Melodia e Giorgio Graziuso).