LECCE (di Pierpaolo Sergio) – La FIGC ha dunque vaticinato. È il Vicenza la ventiduesima società del prossimo campionato di Serie B nella già turbolenta stagione 2014/’15. Il Pisa, ossia il club che era in vantaggio nella particolare graduatoria stilata dalla Federcalcio, non ha presentato la necessaria documentazione in tempo ed ha così perso la chance di accedere in Cadetteria al posto del fallito Siena. Ma già la proprietà del sodalizio nerazzurro ha annunciato che presenterà ricorso…
I veneti, dunque, godono ancora una volta di un ripescaggio, il terzo in 10 stagioni, nella loro recente storia calcistica. Tra l’altro, i biancorossi tornano in B non per meriti acquisiti sul campo, ma grazie alla fortunata contingenza di diversi fattori, con la Figc che ha deciso secondo criteri quali: risultati dell’ultimo campionato, tradizione sportiva e spettatori delle ultime stagioni. Toccò proprio alla formazione veneta prendere il posto dell’U.S. Lecce quando la società giallorossa fu punita per illecito sportivo. Immaginiamo le scene di gioia e tripudio dei supporters nel capoluogo berico, ma sono facilmente comprensibili gli stati d’animo di tutti gli altri “contendenti” ad un posto nel secondo campionato italiano che si sentono defraudati di un “diritto” più o meno validamente dimostrato.
Proprio l’essersi macchiati del reato di illecito ha nei fatti precluso alla squadra leccese ogni plausibile possibilità di tornare nel campionato cadetto, come del resto è toccato a Novara e Reggina. La scelta della Federcalcio ha, tra l’altro, mandato su tutte le furie il presidente della Juve Stabia, altro club che ambiva al ripescaggio, il quale ha usato toni forti nel sottolineare come tale decisione sancisca, nei fatti, la morte del calcio. Il numero uno delle “Vespe” ha poi minacciato che ora scoppierà una vera e propria guerra. In tutto questo scenario, il Girone A della nuova Lega Unica Pro attende di conoscere quale società sostituirà il ripescato Vicenza, col Giana Erminio che era già arrivato nella città palladiana per disputare la gara contro i biancorossi e che è stato costretto a prendere armi e bagagli e tornare a casa, rimandando l’esordio nel torneo.
Di certo, il Palazzo del calcio italiano non ne esce, ancora una volta, bene da quest’ennesima “sceneggiata” a cui abbiamo assistito nella lunga estate del pallone. Da giugno ad oggi, abbiamo registrato roventi polemiche, l’eliminazione della Nazionale nella fase a gironi del Mondiale in Brasile, il cambio di guardia nel ruolo di Commissario Tecnico degli Azzurri, le dimissioni della vecchia nomenclatura e l’elezione del nuovo presidente federale in barba a qualsivoglia buonsenso o invito alla improcrastinabile ristrutturazione del calcio italiano, ed infine le cadute di stile in tema di razzismo di cui si è reso colpevole Carlo Tavecchio, con tanto di tirata d’orecchie da parte della Fifa attraverso una lettera ufficiale con richiesta di chiarimenti…
Il vaso, insomma, è colmo. E non certo da oggi. Il Napoli è già stato eliminato nei preliminari della Champions League e si appresta a vivere una stagione già ridimensionata nelle attese. Le altre portabandiera (Juventus e Roma) devono dimostrare di potersela giocare in ambito internazionale, mentre il massimo campionato perde altri protagonisti che vanno a fare altrove le fortune proprie e dei club che li ingaggiano. La pericolosa china assunta dal Paese si riverbera in pieno anche nel disastrato baraccone-calcio. Sarà pur vero che è uno dei pochi a far girare soldoni e smuovere l’economia come dice il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, ma i modi ed i principali attori che popolano quella baracca sono tutt’altro che esportabili e proponibili.
Buon campionato, se ve la sentite…