LECCE (di Italo Aromolo) – Nel calcio, come in qualsiasi altro sport, la componente infortuni rappresenta una delle più imprevedibili variabili, capace di stravolgere inaspettatamente gli effettivi valori delle squadre in campo e di influenzare non poco l’andamento di un intera competizione. Per i sottili equilibri che regolano il campionato di Lega Pro Prima Divisione Girone B, anche un solo infortunio può essere determinante: basti pensare come la capolista Frosinone dovrebbe totalmente distorcere il proprio modo di giocare se si infortunasse Daniel Ciofani, o come un crack di Fabinho annienterebbe il potenziale-fantasia dell’intero Perugia, o ancora come Filippo Perucchini sarebbe tutt’ora il portiere titolare del Lecce se un attacco influenzale non lo avesse messo kappaò prima della trasferta di Gubbio qualche settimana addietro.
In casa-Lecce, la questione infortuni sembra esser diventata un tabù da sfatare, vista la sequela interminabile di defezioni fisiche che già dal pre-campionato popola quotidianamente l’infermeria del dottor Giovanni Rizzo, medico sociale del club. Il bollettino medico, aggiornato alla 29esima giornata di campionato, parla complessivamente di 27 infortuni, di differente gravità: dall’influenza di pochi giorni di Dario D’Ambrosio, al gravissimo stiramento alla coscia di Tommaso Bellazzini. A questi 27 stop forzati, si sommano le varie noie fisiche di calciatori come Amodio, Papini e Sacilotto che, arrivati a Lecce in condizioni precarie, hanno dovuto perseguire un lungo programma di recupero prima di essere a piena disposizione del tecnico.
Nelle 29 partite fin qui disputate, sono 108 le assenze registrate da mister Lerda per infortunio di uno dei suoi uomini: il che significa che in ogni gara il tecnico di Fossano ha dovuto mediamente fare a meno di 4 giocatori, con picchi negativi di 6 defezioni in Viareggio–Lecce ed in Lecce-Pontedera.
Per dare concretezza a questi dati, è bene confrontarli con l’andamento generale osservato nelle ultime stagioni di Serie A: nel 2010/’11 ad esempio, dopo lo stesso numero di giornate (29) la media assenze-infortunio per squadra si attestava sulle 84 unità, inferiore di quasi il 30% rispetto a quella di 108 rilevata nell’attuale Lecce (fonte dati: classifica stilata da Sport Mediaset). Nella massima serie 2010/’11 militava anche il Lecce di mister Gigi De Canio: l’allenatore di Matera dopo 29 partite aveva dovuto fare i conti per 88 volte con i guai fisici di Giacomazzi e compagni, essendo impedito a schierare per infortunio meno di 3 calciatori a gara (rispetto ai 4 di mister Lerda). Al termine delle 38 partite di quella stagione, in casa giallorossa si toccarono le 116 assenze, quota che la “sfortunata” rosa di quest’anno dovrebbe ampiamente superare già tra un paio di settimane.
Nell’ultimo decennio, il record di minor numero di infortuni nel campionato di Serie A (di cui occorre ricordare il maggior rischio-infortuni per i ritmi ben più serrati rispetto alla Lega Pro) spetta alla stagione 2006/’07, quando, alla 29esima giornata, la media per squadra era pari a 71 forfait: anche in questo caso si nota un drastico decremento (più del 35%) in rapporto al dato del Lecce 2013/’14 (108).
Eccezion fatta per pochi inossidabili che nel corso della stagione non si sono mai imbattuti in alcun tipo di fastidio fisico (parliamo di Kevin Vinetot, Walter Lopez, Simone Sales e Stefano Salvi), quasi tutti i componenti della rosa salentina hanno ceduto il passo ai problemi fisici in almeno una gara: il primatista, in tal senso, è Tommaso Bellazzini, il cui stiramento alla coscia gli ha fatto saltare più di metà campionato, vale a dire ben 22 partite per un totale di 162 giorni da quell’infausto Paganese-Lecce del mese di ottobre. Il calvario dell’ex Cittadella però sembra avere le ore contate, visto che già da qualche giorno si allena con il gruppo ed è pronto per tornare arruolabile per la prossima gara interna contro il Grosseto. Nel computo, inoltre, vanno annoverati anche quei calciatori che sono stati poi ceduti nella finestra invernale del calcio-mercato di gennaio quali Bleve, Parfait, Melara e Bencivenga.
Altrettanto lunghi sono stati i tempi di recupero che ha dovuto osservare Luis Sacilotto, per una lesione muscolare agli adduttori della coscia sinistra occorsagli nella gara di Coppa Italia Lega Pro contro il Grosseto: il “Pituco” è rimasto ai box per 15 gare, tornando disponibile soltanto una settimana fa per la gara casalinga contro il Pontedera. La lotteria degli infortuni non ha risparmiato neanche i tre top player della formazione giallorossa, anzi: Fabrizio Miccoli, Gilberto Martinez e Mariano Bogliacino sono stati tra i più colpiti sotto questo punto di vista, visto che il “Romario del Salento” convive ormai da mesi con una fastidiosa ernia inguinale (5 assenze per lui, oltre a tanti spezzoni di gara da incerottato), “El Tuma” ha rimediato in quel di Frosinone un infortunio alla spalla destra piuttosto serio (che gli è costato 8 turni di stop), mentre “Boglia” è tutt’ora alle prese con cicli di fisioterapia per guarire da una lesione al quadricipite della gamba sinistra (l’uruguaiano è recidivo, avendo accusato un problema nella stessa parte del corpo ad ottobre, motivo per il quale aveva saltato 5 gare).
Ad ogni modo, il fatto che il flagello-infortuni della formazione giallorossa non ne sta pregiudicando lo splendido cammino in campionato, smentisce quella falsa credenza calcistica secondo cui non c’è squadra vincente se non senza infortuni: forse perché, davanti alle variabili di sorta come infortuni, squalifiche, sfortuna o una preparazione atletica più o meno adeguata, c’è un valore ancora più importante, un valore assoluto che si chiama “gruppo” e che permette di affrontare tutti insieme, non come undici giocatori ma come una, unica, squadra, ogni tipo di difficoltà. Il gruppo di questo Lecce è solido, sereno e compatto: un gruppo “eccezionale”, come spesso amano ripetere i massimi dirigenti salentini, che marcia a vele spiegate verso la Serie B. E non sarà certo un infortunio a fermare la sua corsa.