allacciate-le-cinture-manifesto-210x300LECCE (di Carmen Tommasi) – “Un film dove si ride e si piange come accade nella vita”: così il  regista Ferzan Ozpetek presenta il suo ultimo lavoro, “Allacciate le cinture?” e a gli chi chiede il perché di tale titolo risponde: «Prima o poi arriva per tutti noi una turbolenza. Non quella che capita in aereo. Quella che ci stravolge l’esistenza». Eh si, perché tutti i suoi film, le sue storie, i suoi luoghi  e le sue frasi  contenute  nelle sue pellicole sono atti d’amore, scene di vita e di attimi violenti in cui tutto può cambiare. Momenti intensi, amori vissuti, riflessioni accese e stati d’animo “ruggenti” in cui chi è davanti allo schermo si immedesima, e perché no, se ne innamora. Per il regista turco ogni suo film è sempre un potenziale successo, un atto d’amore verso chi lo guarda, chi se ne immedesima  e chi lo attende come un nascituro nelle sale cinematografiche.

Ed ecco che, dal 6 marzo in 350 copie con la 01 della Rai e la produzione del duo Tilde Corsi e Gianni Romoli, gli stessi e fedeli dei primi cinque film di Ozpetek, esce in sala  il nuovo lavoro, film corale che più corale non si può. Sceneggiato, però, intorno al personaggio di Kasia Smutniak. Nel cast anche altri volti noti del cinema italiano: da Luisa Ranieri a Carolina Crescentini, da Elena Sofia Ricci a Francesco Arca. Ozpetek dichiara che l’obiettivo era quello di costruire una storia sul tempo che passa, sulla casualità degli incontri, sulla malattia che muta corpi e cuori, sull’amicizia che resiste alle tempeste, sull’attrazione fatale che può legare un uomo e una donna.

LECCE E IL MARE – A fare da sfondo alla doppia storia d’amore sono le bellezze del Salento, scelte ancora una volta per fare da teatro ad una pellicola diretta da Ozpetek, di cui si è sempre proclamato profondo amante. Le riprese del film sono iniziate a Lecce il 13 maggio 2013, per una durata di nove settimane: sono state suddivise in due parti, la prima dal 13 maggio al 6 giugno, la seconda dall’8 luglio al 6 agosto 2013. Le riprese hanno avuto luogo a Lecce, Otranto, nel comune di Maglie e nella Riserva Naturale statale di Torre Guaceto. Un po’ di Salento, di Barroco e di amore per questa terra che il regista non ha mai nascosto, dove ha sceneggiato già in passato altri suoi film.

LA TRAMA – Elena si divide tra Antonio e Fabio, due ragazzi che, in modo diverso, decidono di amarla. Antonio è la passione travolgente e proibita che sogna di diventare amore ma non sa se ne è degno e all’altezza, Fabio è l’amicizia totale che è già amore ma accetta i confini dettati dalle proprie scelte esistenziali. Due amori che non si escludono a vicenda ma che si sfidano in continuazione. In questa sfida ogni segreto, ogni desiderio nascosto e ogni sussulto del cuore viene vissuto come una turbolenza da cui tutti loro hanno paura di essere travolti. Tredici anni dopo però le turbolenze della vita non sono più solo sentimentali. Elena, Antonio e Fabio si trovano a combattere una battaglia più drammatica e la lotta li costringe a ridefinire le regole del gioco dei loro sentimenti per capire a che punto sono i loro rapporti e soprattutto che cosa si può ancora chiamare amore.

MALEDETTA “TURBOLENZA” – Amore o legame ancora più intenso che va oltre, forse,  complicità.  Quella talmente forte che travolge l’anima, la avvolge, e non potrebbe essere diversamente, e se volete chiamatela, pure, “turbolenza”: malattia. Ricordando, di “allacciare le cinture”. Perché come precisa lo stesso regista il film nasce da una frase dettagli: «Stava molto male ed era davvero tanto sciupata, allora organizzai una cena per lei. Non so perché mi venne in mente di chiederle se dormiva ancora nello stesso letto col marito – racconta Ozpetek – E lei mi rispose: “sì, e pensa ci prova anche, agli uomini non fa schifo niente”. Ecco da questa frase è venuto fuori il film». E noi aggiungiamo, film che si chiama vita.

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