LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Conferenza stampa di presentazione ufficiale, questa mattina, per Marco Giampaolo quale nuovo allenaore del Lecce al posto dell’esonerato Luca Gotti. Ad attendere il neo-mister all’esterno dello Stadio “Via del Mare” c’era anche qualche tifoso che ha regalato al tecnico un vassoio di pasticciotti quale benvenuto e omaggio benaugurante per la sua nuova avventura in giallorosso. A fare gli onori di casa c’erano il presidente Saverio Sticchi Damiani, accompagnato dal Dg Pantaleo Corvino e dal Ds Stefano Trinchera.

Sticchi Damiani: “Da anni ci siamo dedicati a creare una sorta di laboratorio, a cominciare dal Settore Giovanile. Oggi è un altro momento importante: è pronto il bando per la ristrutturazone e la copertura dello stadio ‘Via del Mare’, così come si prosegue con la costruzione del Centro Sportivo di proprietà a Martignano. La piazza leccese è un contesto stimolante in cui opera una società in cui tutte le componenti lavorano con entusiasmo. Per noi è un piacere avere un allenatore come Marco Giampaolo che sappia dare un’identità e che lavori quotidianamente sul campo. Avere Giampaolo a Lecce è motivo di soddisfazione“.

Corvino: “A volte, come ha detto il presidente, si è costretti a prendere decisioni difficili come quella di esonerare un tecnico. Talvolta bisogna fare un passo indietro per dovere verso gli altri ed è giusto essere giudicati per il proprio operato. Le nostre decisioni non sono figlie dei risultati, ma di altri concetti e altri valori. Abbiamo perciò pensato che fosse giusto cambiare perché si andava fuori da una rotta tracciata e condivisa. Oggi presentiamo il nuovo timoniere, il capo ciurma, per il quale non sarà facile raddrizzare il cammino dopo 12 partite già giocate. In A ci salva o retrocede per un punto, quindi l’esserci lasciate alle spalle un terzo di campionato mi fa pensare che l’impresa possa essere ardua. L’esperienza del passato mi fa pensare che ci siano le condizioni per raggiungere la permanenza come quando il Lecce si salvò con 9 punti a Natale“.

Giampaolo: “I due anni di inattività son tanti ma, dopo una prima pausa, ho ripreso a lavorare anche perché c’è un lavoro mentale che si fa. Diciamo che nell’ultimo anno ho lavorato in smart working. Ho visto il Lecce in TV qualche volta ed in maniera più dettagliata in questi gorni. Prima di giudicare i calciatori bisogna allenarli e conoscerli, entrare in un ambiente per me nuovo sotto ogni punto di vista. Rebic? L’ho allenato al Milan forse per appena un mese e giocavo con un modo poco consono alle sue caratteristiche. Qui lo ritrovo volentieri. In rosa abbiamo un certo numero di giocatori: ci sono tantissme ali, due prime punte, se consideriamo tale Rebic. Ad oggi non credo sia fondamentale sapere o capire come potrò schierarlo. Le qualità migliori di cui si dispone aiutano a vincere le partite o, per lo meno, a perderne di meno. In questo calcio si gioca ormai in 16 non più in 11. Serve fare un salto di mentalità. Il calcio cambia velocemente e continua a cambiare. Oggi si gioca uomo contro uomo, senza sistemi di gioco, andando oltre i numeri. Bisogna stare dietro al cambiamento. L’obiettivo della terza salvezza di fila è storico per il club e c’è da giocare fino all’ultima partita visto quante squadre aspirano alla permanenza. Devo conoscere e capire i calciatori per individuare in quale direzione andare. Abbiamo 7 elementi in Nazionale e quindi bisogna aspettare di riaverli tutti per una valutazione globale. Io un ‘allenatore di campo‘? È un gergo che usano i direttori… Io ho determinate caratteristiche che mi rappresentano. Il modulo? La squadra è stata costruita per giocare in un certo modo e credo sia logico non snaturarla. Alla vecchia maniera, ritengo di esemplificare dicendo che si vedrà un Lecce con due ali e una punta. Ma, ripeto, sono più importanti i principi. I due centrali di piede destro possono essere un problema per la costruzione dal basso? Non tutte le squadre di Serie A possono vantare un piede destro e un piede sinistro. Non credo che questo sia un aspetto determinante. prima di poter parlare di mercato a gennaio devo conoscere il materiale tecnico a mia disposizione, come pure comportamenti e professionalità del mondo Lecce. Dalle gare viste finora è sorto un confronto. Si vedrà… Lecce per me è una grande opportunità. Ritengo che ci siano calciatori per esprimere al meglio il mio pensiero. Il sì è motivato da valutazioni tecniche che teoricamente ho fatto. Ho ricevuto proposte dall’estero, ma poco tecniche ed entusiasmanti. Corvino per convincermi ad accettare la chiamata mi ha chiesto di lavorare. Mi hanno parlato di Lecce come di una città bellissima o spero di poterla ammirare a fine stagione poiché vivo di campo e di calcio, con poco spazio per il resto. Voglio cercare di giocare al calcio per avere più possibilità di vincere le gare. Se tengo la palla più io dell’avversario credo sia meglio, in linea teorica. Saper subire quando è il caso, ma comunque giocarsela. Quanto può aiutare il calore del tifo leccese? Il sostegno è determinante, sempre. Ritengo che una squadra vada incitata fino al 95°, dopodiché potrà pure prendersi i fischi, con in testa l’allenatore, ma durante le gare è determinante ed ho esperienza in tal senso”.

“Il pubblico crea condizioni ambientali per vincere le partite. È una componente che aiuta a raggiungere l’obiettivo, alla pari del club, del parco giocatori. La corsa salvezza può essere decisa dai dettagli, come un palo dentro o un palo fuori, soprattutto in un campionato come questo. Come mi descriverei? Oggi sono in cerca di riaffermare le mie idee di calcio e questa squadra, questo ambiente me ne danno l’opportunità, che io dovrò ricambiare con la serietà del lavoro nei vostri confronti e della cittadinanza leccese. Differenze tra allenare in A, in B o in C o in una grande club anziché una piccola società, per me, non ce ne sono. Si è sempre sul filo, con l’acqua alla gola e devi saper essere resiliente mettendoci grande carattere. I calciatori schierati a piedi invertiti? Mi piace che i terzini giochino dove si trovano meglio in base al piede preferito, mentre per le ali prediligo il discorso inverso. Come mi ha convinto Corvino ad accettare la chiamata del Lecce? Provò a portarmi a Firenze ma quella volta fece un viaggio a vuoto. Mi ha ribadito di dare una direzione al lavoro, senza riferimenti a chi mi ha preceduto e che è un mio amico, per questo dico che per lui mi dispiace. Il laboratorio è stato il tasto che mi ha fatto dire di sì. Graie a questa società per avermi concesso la possibilità di vivere un’esperienza che spero possa essere piacevole per tutti”.

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