LECCE – SuperNews ha realizzato una intervista con Alex Pinardi, 42 anni, che in carriera ha indossato, tra le altre, le maglie di Atalanta, Lecce, Modena e Vicenza. Attualmente è responsabile del settore giovanile della FeralpiSalò ed ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, con uno sguardo rivolto all’attuale situazione calcistica. In particolare, Pinardi si è soffermato sull’argomento giovani calciatori in Italia e sugli anni passati a Lecce, Bergamo, Modena.

Sei responsabile del settore giovanile della FeralpiSalò. Nelle scorse settimane è stato centrato un importante traguardo: la promozione in Primavera 2. Come si è arrivati a questo risultato?
La promozione in Primavera 2 rappresenta un bellissimo successo per i ragazzi e per tutto lo staff. Da due anni a questa parte c’è stato un percorso di continua crescita. Si tratta di un risultato più che meritato. Quest’anno in Primavera hanno giocato sei 2005. Anche in finale abbiamo schierato ben tre ragazzi sotto età, uno dei quali ha anche siglato il gol del 3-1. Per noi sicuramente una grandissima soddisfazione. Importanti meriti vanno al mister per il coraggio e per aver condiviso la nostra filosofia. La vittoria rappresenta il giusto premio per l’operato della società. Abbiamo raggiunto un risultato storico. Affronteremo formazioni Primavera anche di squadre di A, dovremo farci trovare pronti.

Quanto è importante lavorare sui giovani per il calcio italiano? Quali errori sono stati commessi negli ultimi anni?
Tutti si riempiono la bocca di belle parole, poi alla fine diventa un problema anche far giocare un 2003 in Serie B o in Serie C. All’estero le cose vanno diversamente. Poi è inutile “piangere sul latte versato” e rimuginare se non ci qualifichiamo per due volte di seguito ai Mondiali. Il risultato è conseguenza del lavoro fatto. In Italia manca programmazione, tutti pensano a salvare il proprio orticello. Con i ragazzi è necessario avere coraggio e pazienza. Tante promosse si perdono perché non è stata data loro una chance. Bisogna tutelare i giovani, cercando di non etichettarli dopo due o tre partite. Si dice di voler valorizzare i ragazzi, poi si fanno giocare quelli di 38 o 39 anni.

Dopo l’esperienza all’Atalanta, continui ad affermarti in Serie A con la maglia del
Lecce. In giallorosso sei stato allenato da Zeman, che ricordi hai dell’allenatore
boemo? Lecce in piena lotta per la Serie A, la promozione è a portata di mano?
Ho ricordi splendidi della società, dei tifosi e della città di Lecce. Zeman per me stravedeva, con lui ero sempre in campo. Quell’anno facemmo molto bene, raggiungendo una salvezza tranquilla e il record di gol realizzati in Serie A. Eravamo una squadra giovane, tutti desiderosi di metterci in mostra. È stato un anno davvero intenso. Anche la stagione successiva, ​nonostante la retrocessione, mi ha lasciato bei ricordi. Sarei rimasto a Lecce più che volentieri, purtroppo a causa di problemi familiari dovetti riavvicinarmi a casa. Tifo affinché il Lecce centri l’obiettivo Serie A. Sono legato alla piazza e spero vivamente nella promozione diretta. Ha un grandissimo allenatore ed esprime davvero un bel calcio.

C’è un giovane calciatore italiano che apprezzi particolarmente?
Mi piace tanto Davide Frattesi del Sassuolo. Ha delle caratteristiche e delle qualità davvero interessanti. Al Sassuolo bisogna fare i complimenti per come lavora coi giovani. Hanno coraggio e puntano tanto sui ragazzi, penso ad esempio anche a Scamacca e Raspadori. L’addio di De Zerbi, grandissimo allenatore, non ha destabilizzato l’ambiente e non ha modificato la filosofia del club. Quella del Sassuolo è la linea che dovrebbero intraprendere tutte le società di medio-basso livello. Se fossi responsabile della Figc, metterei come obbligatoria la presenza di tre calciatori del proprio settore giovanile nella rosa dei ventidue. Per non parlare delle tante squadre Primavera che hanno dieci stranieri sugli undici in campo…

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