PERUGIA (di Luca Manna) – Era il 2 settembre del 2012: Lecce–Cremonese segnava l’esordio dei giallorossi in Lega Pro, un campionato “conquistato”, ahinoi, in tribunale e non sul campo, dopo aver passato l’estate a sperare che quell’incubo non diventasse realtà, dopo aver passato una stagione intera a cercare disperatamente di difendere una categoria, la Serie A, che ci avrebbe permesso quantomeno di disputare la Cadetteria e non di ritrovarci in un inferno che invece è arrivato cattivo come non mai…

amoreMa dall’inferno, si sa, non è mai semplice uscirne. Sono stati anni difficili, anni in cui abbiamo visto cambiare dirigenti, allenatori, calciatori, ci siamo sentiti traditi da alcuni, da molti, ci siamo sentiti derisi ed umiliati da altri, ci siamo anche affezionati a uomini e giocatori che, comunque, hanno lasciato il segno, ma soprattutto sono stati anni in cui, per molti di noi, l’amore per il Lecce e verso la maglia è aumentato a dismisura, diventandone quasi un’ossessione, forse una ragione di vita.
 
È nella sofferenza che i sentimenti si amplificano, è nel rendersi conto che le cose non vanno come vorremmo che ci stringiamo a chi vogliamo bene, a chi amiamo; questo maledetto incubo che dura da 6 anni ci ha fatto perciò sentire più “Leccesi” di quanto già non lo fossimo, ci ha fatto sentire tifosi in maniera ancora più forte ed esagerata di quanto i 20 anni fra Serie A e Serie B avessero mai fatto.
 
Certo, alcuni li abbiamo persi per strada, affascinati di più dalle “sirene” degli squadroni di categorie superiori o magari delusi dal dover confrontarsi con Süd Tirol o Feralpisalò, ma chi conosce i salentini sa che sono un popolo strano, a volte umorale, ma con il cuore grande e per questo tutti siamo pronti a riaccogliere fra noi queste persone che adesso torneranno a “casa”, come il buon padre di famiglia fece con il figliuol prodigo dopo averlo lasciato andare fino al suo ritorno.

Ieri sera, dopo il secondo gol del Trapani, quasi non potevo credere ai miei occhi, quasi non riuscivo a credere che fosse vero. Per la prima volta dopo 6 anni ci viene data l’occasione di abbandonare questa categoria; per la prima volta dopo 6 anni le cose sono andate esattamente come speravamo, come sognavamo, senza neanche una virgola che non fosse al proprio posto.

 

Non eravamo più abituati a situazioni del genere, più pronti ad osservare il mondo del calcio girare dalla parte del Lecce e forse è proprio per la paura di un’altra delusione, che molti di noi hanno predicato prudenza, espresso paura o semplicemente immaginato un finale diverso del derby siciliano. E invece no, è andata proprio come doveva andare, con i granata usciti trionfanti dal “Massimino” ed il Lecce che ora ha due match point da giocarsi; il primo, meravigliosamente, ci sarà domenica fra le mura amiche con la Paganese. 

Inutile provare a rimanere con i piedi per terra… non ci riusciamo, non è possibile e sono sicuro che in questo senso certosino e puntiglioso sarà il lavoro di Liverani con i suoi ragazzi che dovranno scendere in campo tranquilli e determinati a conquistarsi la gloria e la festa. Ma noi proprio non possiamo tacere, non vogliamo più aspettare, non possiamo neanche provare a non sognare.

 

Adesso è l’ora, Lecce; adesso è l’ora di chiudere quel cerchio che inizio a delinearsi il 2 settembre del 2012 e nel quale proprio il Trapani, incredibilmente vincitore del campionato, ci diede poi nel corso della stagione il “benvenuto” all’inferno della Lega Pro, facendo sì che l’incubo iniziato con un derby venduto o quantomeno provato a vendere, diventasse ancora più terribile di quanto potessimo immaginare.​

E proprio quel Trapani ieri ha deciso di darci la possibilità di chiuderlo questo maledetto cerchio, facendo sì che Lecce–Paganese diventasse per noi la partita delle partite, la finale di un Mondiale… magari il finale di un incubo e l’inizio di un grande e bellissimo sogno!

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