PERUGIA (di Luca Manna) – Nessun dramma, nessun processo. Il Lecce di Liverani dopo 23 risultati utili consecutivi, assapora per la prima volta l’amaro gusto di una sconfitta in campionato, riportando sulla terra tutti quei sognatori che già si vedevano nell’anfiteatro romano a festeggiare una promozione che, invece, dovrà essere conquistata sul campo, probabilmente fino all’ultimo minuto.

Dispiace tantissimo aver sprecato l’occasione di portarsi ad una distanza di sicurezza da fare invidia al Barcellona, dispiace non aver approfittato del momento pessimo che si vive a Catania per dare una mazzata, forse definitiva, ai sogni ed alle ambizioni degli etnei. Ma il calcio è questo: lo sport più bello per eccellenza proprio perché non bisogna mai adagiarsi e pensare che sia stato ottenuto qualcosa fino a quando la matematica non mette la parola fine ad ogni competizione. Diciamo che la sconfitta con la Juve Stabia può essere l’occasione per ricominciare ad essere la squadra che, fino alla partita con il Bisceglie, pur soffrendo fino al 94° minuto, non ha mai mollato di un centimetro, ottenendo risultati strabilianti proprio grazie ad un carattere di ferro e ad immagine e somiglianza del proprio condottiero, mister Liverani. Sentire la pressione del Catania ed anche del rientrante in corsa Trapani, può essere la scintilla che riaccende il fuoco dentro i nostri ragazzi, consapevoli e convinti che mai si sia spenta, ma magari solo affievolita davanti al conforto della classifica.

Come al solito, la tifoseria giallorossa ha accolto il “passo falso” dividendosi nettamente in due fazioni, ma oramai fa parte della storia di questi tempi moderni in cui i social network tendono a dare voce a chiunque e, magari, ad amplificare i mugugni e le lamentele spesso esagerate ancor di più rispetto ad una caratteristica che il tifo Leccese ha nel proprio dna.

Entrando nel dettaglio dei 90 minuti giocati domenica scorsa, che per il bene del Lecce è meglio tenere bene in memoria, non ho visto una compagine deconcentrata o molle, piuttosto ho visto una squadra che, come accaduto anche in altre circostanze più fortunate, si è ritrovata a soffrire un avversario venuto a Lecce esclusivamente per giocare di rimessa e che avrebbe firmato 100 volte per tornare a casa con uno 0-0 tutto catenaccio e palla in tribuna.

Il pallino del gioco non è mai stato nelle mani dei campani ed il Lecce, pur creando poco rispetto alle aspettative, ha dominato in fatto di possesso palla e presenza nella trequarti avversaria. La difesa, al netto dell’errore sul goal e dell’inevitabile scopertura nel finale, ha sofferto pochissimo (dispiace tantissimo per l’infortunio di Riccardi al quale va l’augurio di un veloce recupero), mentre è stata la fase offensiva ad aver risentito maggiormente della giornata non eccelsa di tutta la squadra.

Mai come stavolta, il famoso trequartista richiesto da Liverani sarebbe potuto essere una “manna dal cielo”. È mancato l’uomo che potesse trovare la giocata da 3 punti, l’assist decisivo, fosse anche uno “strappo” alla partita che mettesse le punte in condizione di finalizzare. Il calcio è una enciclopedia di partite in cui un avversario gioca a difendersi per 90 minuti ed a volte solo la fantasia di un giocatore più tecnico di altri riesce a cambiarne inerzia e risultato. Tabanelli non sembra avere caratteristiche di questo genere e, soprattutto, deve ancora ritrovare una condizione che ci permetta di ammirarne le sicure qualità, così come i vari Costa Ferreira e Tsonev sono grandissimi giocatori, ma meno numeri 10 rispetto a quanto sarebbe servito contro la Juve Stabia o in generale in una giornata “grigia” dal punto di vista tecnico più che tattico.

Credo sinceramente che il risultato e la prestazione di domenica sia un episodio isolato e che il Lecce abbia nei suoi giocatori gente veramente forte e con caratteristiche importanti per vincere qualsiasi tipo di partita, ma credo pure che potrebbe accadere nuovamente di incappare in giornate come l’ultima e che una soluzione innovativa (si fa per dire) Fabio Liverani ce l’abbia già in casa ed è pure stata sperimentata anche se solo per pochi minuti in un paio di occasioni.

Il numero 10 che il tecnico ha fra le sue carte e che può essere utile a “spaccare” difese e partite come quella contro la Juve Stabia può e probabilmente deve essere Giuseppe Torromino. L’attaccante calabrese ha, secondo me, le caratteristiche per ricoprire quel ruolo provando ad inciderne in fantasia, grazie alla sua ottima caratura tecnica, alla propensione al dribbling ed  anche alla bravura nel tiro da fuori. Certo, non ha propriamente il fisico adatto che l’immaginario collettivo associa ai numeri 10 e probabilmente è più un centravanti o un esterno offensivo per caratteristiche generali, ma nella rosa di Liverani, che non può più contare su Pacilli, Torromino è ciò che più si avvicina al fantasista apriscatole delle difese avversarie.

Ovvio che i 20 minuti giocati in quel ruolo con la squadra di Castellammare di Stabia sono poco indicativi visto che il Lecce era oramai tutto riversato in avanti in maniera naturale, ma in quello scorcio di match Torromino si è guadagnato il premio di migliore in campo secondo il mio modesto parere, proprio perché ha cercato qualcosa di “innovativo” nella manovra offensiva giallorossa che fino a quel momento sembrava prevedibile e sterile.

Insomma, Liverani ha ovviamente il potere decisionale e la nostra totale fiducia, ma credo che anche lui sappia che questa arma in più che ha disposizione può essere sfruttata contro chi viene a Lecce a giocare con la mentalità di chi crede che la trincea sia l’unica via di fuga e considerando che spesso il nostro numero 7 viene accostato al collega brasiliano Givanildo Vieira de Souza detto Hulk e che il Brasile è la patria per eccellenza dei trequartisti dalla giocata facile e vincente, da oggi noi vogliamo chiamarlo Torrominho!

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