LECCE (di Gavino Coradduzza) – In barba al coronavirus, la partita Lecce–Atalanta è stata una delle quattro giocate in questo weekend caratterizzato dal totale disprezzo del buonsenso e della parità sportiva. Il piglio (altri preferiscono chiamarlo approccio) è quello giusto, quello necessario per affrontare una squadra di grande qualità come quella bergamasca: pressing alto, raddoppi di marcatura, lodevole intento di soffocare già in embrione le iniziative dei lombardi: sono queste le armi del Lecce che costringe il Papu Gomez ad arretrare a protezione del pacchetto difensivo nerazzurro privando le punte delle sue proverbiali intuizioni…

L’Atalanta di Gian Piero Gasperini prova a scrollarsi di dosso questo pesante ed ingombrante pastrano confezionato da Fabio Liverani; lo fa con fraseggi stretti, rapidi e molto precisi; riesce anche a procurare qualche brivido sotto la porta di Gabriel. Così cresce il panico, la strizza, tanto che Donati, al 16° infila la palla in rete, nella propria rete, su battuta d’angolo: un infortunio quasi incredibile, “alla Niccolai”…

Saponara, si sa, ha buoni piedi e buone idee, ma la rapidità di esecuzione dei suoi dirimpettai lo esclude sistematicamente dal contesto del gioco. Lui cerca spazi e inventa qualcosa per i compagni, ma il centrocampo ospite lo impastoia assai spesso. Si sa pure che il Lecce ha sempre sofferto sulle palle inattive; infatti ha subito autogol su un corner e ancora su calcio d’angolo incassa la inzuccata di Zapata: e sono due…

Ma è proprio Saponara a raddrizzare la baracca con un destro a giro (29°) che si infila in alto sul palo lontano: partita riaperta. Il gol di Saponara tonifica i giallorossi che riprendono ad imbrigliare il vorticoso giro palla atalantino e ad innescare pericolose incursioni in zona avanzata; nasce così il 2-2 firmato da Donati con una rasoiata di destro che non lascia scampo a Gollini

Da questo Lecce c’è dunque da aspettarsi di tutto; ed allora, sotto con il secondo tempo. Un solo giro di lancette e l’Atalanta passa ancora; questa volta con Ilicic che ribatte a rete una corta respinta di Gabriel. Il Lecce rischia di andare ancora sotto quando Pasalic getta alle ortiche una più che ghiotta occasione buona per il quarto gol. Lecce un po’ sulle gambe (ha speso molto?) o comunque non più brillante come nei minuti della rimonta: l’Atalanta costruisce, preme, viene avanti a folate e sfrutta (9°) l’ennesima smagliatura difensiva di Rossettini, Lucioni e degli altri compagni di reparto: spingere la palla nel sacco è per Duvan Zapata un giochino da ragazzi su assist di Ilicic…

Come già detto, da questo Lecce ci si può aspettare di tutto e anche il contrario di tutto, compreso il 2-4 appena maturato; il Lecce ha smarrito la spigliatezza del primo tempo; il pressing è evaporato, le percussioni in ripartenza verso l’area avversaria sono un ricordo ingiallito, mentre l’Atalanta colpisce ancora con Zapata: e sono 5

Allora Liverani cerca un rimedio mandando in campo Shakhov e Tachtsidis al posto di Mancosu e Majer; cambia in questo modo il centrocampo (vedremo più avanti con quali risultati), ma in quel settore continua a dominare il quartetto di Gasperini con Gomez che la fa da padrone, fino a quando il sduo tecnico lo richiama in panchina dopo essere stato toccato duro da Lucioni che viene solo ammonito, in modo da risparmiarlo in vista della Champions League

Problemi anche per Ilicic che poco dopo viene sostituito da un ex, Luis Muriel, che si vede negare il gol da un ottimo intervento di Gabriel. I minuti conclusivi segnalano una squadra (l’Atalanta) che pare divertirsi giocando a bombardare la porta avversaria, ed un’altra (il Lecce) che assiste quasi inerme e rassegnata. Il sesto gol (di Muriel, applauditissimo) è figlio del VAR: fuorigioco sì o fuorigioco no? L’arbitro Massa si fa convincere (tra molte perplessità) che è gol…

La “vendemmiata” si conclude al 92° con il settimo sigillo nerazzurro a firma del neo-entrato Malinovskiy. Troppa Atalanta, dunque, per un Lecce che ha saputo tener bene per una ventina di minuti, ma che si è poi dovuto arrendere ad una superiorità davvero disarmante…

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