LECCE (di Gavino Coradduzza) – Mattone dopo mattone, per il Lecce la ’’Casa B’’ prende forma, la classifica continua a sorridere e le giornate di campionato trascorrono… Subito in campo contro un buon Catanzaro, i nuovi arrivati alla corte di Liverani: Tabanelli fa il trequartista alle spalle di Saraniti e Dubickas; In panchina si accomoda una comitiva che a buon diritto potrebbe sefinirsi ’’squadra da primato’’ come in effetti è, basta scorrere i nomi: Riccardi, Torromino, Di Piazza, Tsonev, Ciancio ed i momentaneamente infortunati Caturano e Costa Ferreira, sono a tutti gli effetti i protagonisti della lunga, vincente, galoppata del Lecce.

Si parte con Tabanelli in posizione molto avanzata, ma con predisposizione a profondi ripiegamenti in copertura; Mancosu gravita più a sinistra del solito, ma si sa, lui non ha problemi a trovare la migliore posizione in campo in funzione delle vicende del gioco. A centrocampo Arrigoni, con maschera protettiva, dirige le operazioni in attesa che Armellino cominci a carburare. Dietro, il solito muro cementato da Ciccio Cosenza

Dieci minuti di fasi alterne e quindi il biglietto di presentazione di Saraniti che, con perfetta scelta di tempo, in elevazione, trasforma in gol un millimetrico invito di Lepore dalla trequarti esterna: tutto lineare, tutto limpido, tutto bello… La partita è maschia, non si fanno complimenti e così Cosenza conquista il cartellino giallo (15′) che gli costerà squalifica per il turno successivo. Il Catanzaro di Dionigi è molto vivace; lotta caparbiamenbte su ogni palla, non denota alcun timore reverenziale e gioca; gioca anche bene…

Perplessità al 21° per un fallo di mani (ritenuto involontario e dunque non punibile con il calcio di rigore) di Cosenza su un pretenzioso tentativo di rovesciata di Infantino. Il Catanzaro è dunque vivo ed insiste, approfittando anche del lieve afflosciamento impadronitosi dei giallorossi di casa subito dopo il gol del vantaggio…

È una bella manovra, tutta di prima, tocchi precisi, quella che consente a Letizia di incunearsi da destra in area e di battere Perucchini sul secondo palo per il momentaneo 1-1… Il Lecce perde coesione, sembra addirittura inspiegabilmente fragile anche nei contrasti. Non tutto gira a dovere, ma a rimediare a qualche situazione incresciosa c’è sempre Cosenza: Baluardo insuperabile ! Marino ed Armellino perdono talvolta la bussola del gioco, prime vittime del turbillon organizzato a centrocampo dagli uomini di Dionigi. Liverani pensa a qualche contromisura da reperire nel ’’capitale panchina’’, ed intanto i calabresi giocano con brio, creano gioco, insidiano la porta di Perucchini: pungono! Inutile menare il can per l’aia: il Lecce, pur non rischiando alcun tracollo, non è padrone della partita, o non lo è ancora…

Tabanelli si fa largo (40°) a ridosso della lunetta, guadagna un calcio di punizione assai invitante che l’uomo mascherato (Arrigoni) spedisce contro la barriera. Ma è uno dei sussulti che confermano, anche se soltanto a sprazzi, che il Lecce è lì. Liverani medita; poi manda al riscaldamento (pomeriggio freddino…) mezza panchina prima ancora del fischio dell’intervallo.

Alla ripresa, non rientra in campo Tabanelli, al suo posto Tsonev. Si ricomincia innalzando il ritmo; le due formazioni si muovono con maggiore intensità. Il Catanzaro non si fa mancare niente ed al minuto numero dieci va ancora in gol, ma sbagliando porta e segnando nella propria con Di Nunzio che, in spaccata, corregge nella propria porta un cross molto teso di Sarniti.

Dubickas esce per Di Piazza e Legittimo rileva Di Matteo; cresce la compattezza, aumentano le iniziative, i suggerimenti guadagnano la precisione smarrita, fioccano le buone occasioni… Il gol di Mancosu (25°, taglio preciso che si insacca a fil di palo) è la logica conseguenza della recuperata dimensione di squadra da parte dei giallorossi che, da questo momento in avanti, estirpano le residue velleità del Catanzaro che si farà minaccioso soltanto nei cinque minuti finali, ma a risultato archiviato… Intanto, Liverani bada al sodo, intende blindare il punteggio maturato e decide di togliere dalla contesa una punta (Saraniti) sostituendola con un marcatore difensore (Riccardi).

Se questa partita merita nel suo insieme una sufficienza abbondante, il merito spetta anche al Catanzaro di Davide Dionigi che, sul campo della capolista, non si è votato alle barricate e al semplice contrasto del gioco dell’avversario: ha giocato a viso aperto, ha battagliato e ha perso, ma con molta dignità e qualche merito…

Commenti