LECCE (di Gavino Coradduzza) – Chiamatelo come volete: schiacciasassi, rompighiaccio, martello pneumatico, tanto non cambia la sostanza. Il Lecce vincitore a mani basse sul campo di Siracusa pone una seria ipoteca sul risultato di fine campionato. Lo fa non soltanto in virtù del risultato numerico che di per sè (3-1) non lascia spazio a storcimenti di naso o distinguo; lo fa per via di una prestazione autorevole ed autoritaria che, scaturita dopo una serie di intoppi che hanno privato Liverani di Marino e Mancosu prima della partita e costretto lo stesso allenatore a sostituire per infortunio prima Di Matteo e poi Costa Ferreira, scardina ogni dubbio sulla dimensione dell’attuale Lecce! Ma vediamo, dall’inizio, come si èmsviluppata questo confronto…
Per immaginare che tipo di partita sarà Siracusa-Lecce occorre lanciare uno sguardo alla classifica ed una occhiata ai programmi e al blasone delle due squadre; ne viene fuori un quadro che lascia intuire che il confronto sarà, o dovrebbe essere, ad elevato tasso di qualità. Trascorsi i canonci primi dieci minuti di convenevoli (qualcuno li chiama di reciproco studio…) il Lecce si riversa in forze verso l’area avversaria e bussa ripetutamente (Torromino) fino a quando Armellino non trova il varco buono in un’area intasata di maglie azzurre e giallorosse.
Come si diceva, in avvio Liverani si è visto costretto a ridisegnare il centrocampo a causa della indisponibilità di Mancosu, affidando inizialmente a Tsonev il compito di play avanzato. La squadra resta comunque solida, a dimostrazione del fatto che, oltre alla qualità dei singoli, è sostenuta da un concetto di “squadra’’ ormai maturo e ben consolidato. Per contro è il caso di dire che a stupire negativamente è il Siracusa, sotto di un gol, ma testardamente sbilanciato in avanti al grido “Avanti, miei prodi!’’ senza un minimo di attenzione e di prudenza… È pur vero che riesce ad imbastire un paio di situazioni imbarazzanti per Perucchini, ma è altrettanto scontato che, se perde palla a centrocampo e la palla scorre velocemente verso Di Piazza già in rampa di lancio, il risultato è scontato; ed infatti il cecchino giallorosso si invola palla al piede, brutalizza il portiere in uscita e con un sinistro morbido e preciso firma il due a zero. Al Siracusa non resta da fare altro che prendere atto dell’abisso qualitativo che separa le due squadre ed incrociare le dita… Il Lecce non dà l’impressione di essere pago del 2-0 e continua così a fare la partita alternando le pedine che di volta in volta si liberano pericolosamente al tiro.
Ripensando agli intoppi del pre-partita (Mancosu) e agli infortuni già ricordati (Di Matteo e Costa Ferreiran sostituiti da Ciancio e Pacilli), si coglie la misura della dimensione del lavoro e dei risultati ottenuti da Liverani. Peccato che il Siracusa abbia scarsamente contribuito a nobilitare il tono estetico e la qualità complessiva della partita, altrimenti avremmo assistito ad una partita da serie superiore; ovviamente va bene anche così, anzi, va meglio…
Il Lecce del secondo tempo è ancora più puntuale e ordinato; verrebbe da dire che sia anche più “bello” di quello che ha decapitato il Siracusa: si giova della verve inventiva di Pacilli che con deliziosa maestria duetta ora con un compagno, ora con un altro; e non è a dire che tra i giallortossi, come accaduto in passato, faccia capolino la voglia di tocchettare con sufficenza; assolutamente no; è invece un Lecce sempre assiduo e pressante su ogni palla, ed infatti chiude la partita con il terzo gol che, per gli amanti dei vademecum e degli album di figurine, è un autentico pezzo di gran classe di Tsonev…
Tre a zero in trasferta e contro una avversaria accreditata di play-off, è risultato da squadra di indiscutibile personalità e qualità… Giunge anche il momento del gol della bandiera per il Siracusa, un bel gol di Catania, non c’è che dire, ma è una rete che sostanzialmente non modifica quanto il campo aveva già decretato. Di questa squadra, detto tra noi, ci si può fidare! Parola mia…