LECCE – David Di Michele e il Lecce, una storia strana ma piena di vicissitudini, gioie e dolori nonostante sia stata una delle ultime esperienze nel grande calcio per un elemento che in carriera, oltre a 170 gol, può vantare anche l’aver indossato la maglia della Nazionale Italiana ed annate nei quartieri medio-alti della Serie A (Udinese e Palermo soprattutto con vista sull’Europa che conta. Il 42enne, ora alla ricerca di una panchina dopo la parentesi con la Lupa Roma, è intervenuto in diretta durante la trasmissione 99° Minuto di Studio 99 Radio.

I ricordi leccesi di Di Michele cominciano dal suo arrivo, non di certo accolto con entusiasmo dall’esigente piazza: “Quando arrivai in giallorosso dal Torino, il mio acquisto fu tra i più criticati. Molti sollevavano dubbi circa la mia età, anche perché pensavano che il mio innesto a metà campionato avrebbe potuto creare squilibri in una squadra che lottava per la promozione”.

L’esperienza e la voglia dell’attaccante cambiò i destini: “Io non mi feci trascinare da questa situazione, anzi restai concentrato sul mio lavoro ed entrai in un gruppo già collaudato in punta di piedi, entrando gradualmente a far parte della formazione anche grazie alla bravura e all’esperienza di mister De Canio, che mi aveva fortemente voluto e con il quale mi sono trovato benissimo. Poi a zittire le polemiche ci pensarono i gol e soprattutto le vittorie, che ci portarono a sudare e a meritare una promozione bellissima. Forse per me ancor di più, perché era la prima in carriera, nonostante i trentaquattro anni. Il primo ricordo stupendo dell’indelebile storia scritta con il club salentino”.

Non solo l’insperata promozione del 2010 per lui a Lecce: “La permanenza in massima serie fu entusiasmante e anche insperata – racconta ‘Re David’. In tanti ci davano per spacciati a inizio anno, indicandoci come una delle più probabili retrocesse. Il gruppo era però concentratissimo verso l’obiettivo e sicuro di potercela fare, senza dimenticare la spinta dei tifosi che fu decisiva. Festeggiare un traguardo che il Lecce non otteneva da sei anni è stato bellissimo”.

Il bis non riuscì l’anno dopo, nell’ultima, ad oggi, stagione del Lecce in Serie A. Di Michele, però, tesse le lodi di quel gruppo:  “Il secondo anno di fila in Serie A non ha avuto nulla da invidiare al primo in termini di emozioni; ci è mancato solo lo spunto finale per coronare un’altra annata fantastica, la terza di fila”.

Quindi aggiunge: “La stagione non partì come speravamo perché quella era una squadra destinata ad uscire alla distanza, poiché costellata di tanti giovani e con un tecnico dalle grandissime capacità come Di Francesco. Un peccato che quell’avventura finì così presto, siamo stati sfortunati nei risultati ma si stava costruendo qualcosa di importante, poi è logico che la società doveva guardare anche alla classifica”.

Cosmi, leccezionale.itLa seconda parte fu quella della rimonta e dei rimpianti: “Arrivò così Cosmi, che ci diede una carica pazzesca per inanellare risultati importanti e risalire la classifica verso quell’obiettivo che tutti ci auspicavamo, ovvero restare in A“.

La rincorsa fu vanificata proprio sul più bello a causa di due ko decisivi in casa, contro Parma e Fiorentina: “Purtroppo arrivammo scarichi in quella fase clou, in seguito ai tanti sforzi profusi per risalire la china. Avevamo dato tutto, lo sapevamo noi e lo sapevano i tifosi, come dimostrò l’indimenticabile serata del ‘Bentegodi’, quando col Chievo uscimmo tra le lacrime, ma con la standing ovation da parte dei nostri encomiabili supporters. Immagini stupende che fecero il giro del mondo. Non avevamo nulla di rimproverarci, c’era solo l’immenso dispiacere di non aver mantenuto la categoria, anche perché sapevamo che di lì a poco il Lecce avrebbe pagato con la doppia retrocessione”.

Sul presente, Di Michele predica ottimismo, ma senza dimenticare da dove si è partiti: “Tornare in B è stato importantissimo, e il Lecce lo sta facendo nel migliore dei modi. I ragazzi di Liverani hanno approcciato bene con la categoria, parlano risultati e prestazioni per loro, non ultima la vittoria di Verona contro una big della categoria in cui si sono viste tutte le qualità dei giallorossi. È importante restare con i piedi per terra, perché l’obiettivo primario si chiama salvezza. Serve solo sommare risultati per assicurarsi la permanenza il prima possibile, dopodiché si potrà guardare anche ad eventuali playoff. La certezza di questa squadra comunque si chiama Fabio Liverani, un grande tecnico, preparatissimo. Con lui alla guida sognare non è vietato”.

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