LECCE (di Gavino Coradduzza) – Gara tutto sommato positiva quella di esordio in Serie B per il Lecce in casa della corazzata-Benevento; resta tuttavia arcano, quasi inspiegabile, l’avvitamento su se stessi che ha consentito ad una squadra frastornata dai tre gol subiti di andare a segno per ben due volte nel caotico finale di partita e poi addirittura di pareggiare con un calcio di rigore, conseguenza di un calo di attenzione imprevisto ed imprevedibile della retroguardia salentina che poco o niente aveva concesso nella prima ora di gioco. Dal punto di vista caratteriale, Liverani dovrà analizzare e capire il perchè del ciclone che nel finale di partita ha travolto la lucidità dei suoi ragazzi…

Il piglio iniziale del Lecce è sostanzioso: la squadra si muove con disinvoltura, presidia la propria trequarti con ottima proprietà del linguaggio calcistico. Capitan Arrigoni raccorda tra difesa e centrocampo, Mancosu tiene gli occhi ben aperti ed in difesa si fa sul serio. In avanti c’è Pettinari che su di sè attira le ruvide attenzioni di tutta la difesa sannita, guidata da quel vecchio marpione di Maggio, ex Napoli.
La partita procura momenti piacevoli di buon calcio alternandoli con pause incolori; Lecce comunque ben saldo sul dettame tattico impartito dal proprio tecnico; il portiere  Vigorito viene chiamato in causa assai raramente e, quando questo accade, lui è pronto alla risposta per quanto su pale morbide…
Di Mancosu si sa tutto: ama il tiro a segno, specialmente con il fucile a lunga gittata; l’arma è pronta e la scarica al 30°; la distanza è ragguardevole, ma il suo fendente è puntuale e micidiale sul palo lontano dove il suo corregionale Puggioni non riesce ad arrivare…
Il Lecce è meritatamente in vantaggio; giustamente in vantaggio per aver, meglio dell’avversario, interpretato la partita d’esordio. Il Benevento fa girare molto la palla senza quasi mai verticalizzare: molto fumo e niente arrosto. Sul possesso palla dei padroni di casa i salentini sono molto assidui nel pressing anche alto, costringendo così i sanniti a rinculare e provare ogni volta a ripartire…
Il raddoppio di Falco (56°) nasce da una lucida accelerazione di Mancosu e da una sua apertura a sinistra per il cross; ma il tre a zero (di Fiamozzi che segna tre minuti più tardi) è una sorta di crocifissione calcistica per i giallorossi campani ormai ridotti ai minimi termini anche sotto il profilo caratteriale
Del finale che confeziona il 3-3 si è già detto; il rammarico per una vittoria ormai tangibile e cervelloticamente sprecata, è grande… Il bel Lecce dei primi 70 minuti non può automortificarsi così come è accaduto nei venti e passa minuti finali. A parte questo (che però non è poca cosa), il Lecce c’è
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