PERUGIA (di Luca Manna) – Ciao, Davide. In genere, su queste pagine scrivo del mio grande amore calcistico, il Lecce, e mai avrei voluto o pensato che un giorno avrei utilizzato questo spazio per scrivere ad una persona che oggi non c’è più e che con il Lecce non ha legami. Ma ciò che ti è successo mi ha sconvolto, mi ha fatto riflettere tanto e, forse, il mio amore va oltre i due colori che adoro ed è indirizzato al calcio in generale; perciò la tragedia di domenica scorsa mi ha indotto a scriverti, come se oggi tu potessi leggere il mio dolore.

Non ti ho mai conosciuto. Ovviamente, di disgrazie come quella che ti è accaduta ce ne sono state e ce ne saranno purtroppo tante altre, ma voi calciatori per noi tifosi siete eroi, simboli di qualcosa che molti di noi avrebbero voluto essere, siete il sogno che molti non hanno mai realizzato, siete idoli cui riporre speranze ed aspettative per qualche ora di gioia e soddisfazione. Vi vediamo come figure invincibili, come se tutto ciò che è la vita “normale” non vi toccasse, perché molti di voi sono ricchi, forti e fate il mestiere più bello del mondo e date la sensazione che la vostra vita debba essere solo dare calci ad un pallone per renderci felici.

Domenica mattina tu però ci hai insegnato qualcosa, ci hai voluto dire che dietro il calciatore c’è un uomo, con i suoi limiti, con i suoi pregi ed i suoi difetti, c’è un uomo che se ne può andare come qualsiasi altro lasciando un vuoto incolmabile nella vita dei suoi cari, c’è un uomo al quale possono accadere simili e tristi tragedie, che nessuno vorrebbe mai accadessero.

Davide, ti voglio dire che a 31 anni nessuno mai dovrebbe morire, non dovrebbe accadere neanche a 150, perché il distacco è sempre una cosa terribile, ma alla tua età no, non si può, non deve accadere… Avevi tanto ancora da fare  e da dare, avevi una piccola principessa da proteggere ed alla quale insegnare che cos’è la vita, una compagna con cui affrontare le gioie ed i dolori. Sono sicuro che farai il tuo dovere di papà e di compagno anche da lassù, ne sono certo, ma non è giusto, mai!

Davide, la tua morte mi ha lasciato senza parole, mi ha intristito più di altre volte ed è inspiegabile perché i nostri mondi sono lontani, inavvicinabili, due rette parallele… senza alcuna possibilità di incontrarsi. Ma sai, tu domenica ci hai voluto lasciare un messaggio, forte, importante, ci hai voluto dire che la vita è una e bisognerebbe valorizzarla ogni giorno, bisognerebbe fare in modo di non sprecarne neanche un minuto e che la felicità sta nelle cose piccole, nei gesti quotidiani che si fanno con chi ci ama, nelle parole che dedichiamo al prossimo, a chi ci sta accanto.

Sai, Davide, tu ci conosci: ogni giorno ci arrabbiamo per tutto, ogni giorno ci insultiamo sui social o per qualsiasi cosa, per il calcio, la politica… Ogni giorno inquiniamo la nostra vita con i problemi sul lavoro, a scuola, cercando di ottenere di più, magari fregando il prossimo. Ogni giorno litighiamo con qualcuno, con le nostre mogli o compagne, con i nostri genitori, con un fratello, una sorella, un amico e ci dimentichiamo che invece vivere è una parentesi che è fuori dal nostro controllo e dovremmo farlo con gioia, ogni istante.

Tu, domenica mattina, ce lo hai voluto ricordare; forse nel giorno in cui la nostra Italia era divisa più che mai fra politica e pallone, ci ha voluto dare un segnale, un messaggio indelebile. Potevi evitarlo Davide, credimi, era meglio non farlo, ma chi ti ha conosciuto ci ha raccontato in Tv di un uomo buono e con valori profondi ed allora è bello pensare che tu lo abbia fatto per darci una lezione. Non servirà, vivremo come abbiamo sempre fatto, perché la natura umana è questa, ma il tuo ricordo ci aiuterà, il tuo ricordo sarà di insegnamento non solo per chi ti conosceva come persona, ma anche per chi non ha mai storto il naso quando sentiva parlare dell’Astori calciatore.

Ti prometto da tifoso che porterò nel cuore il tuo insegnamento e che quando i tuoi colleghi che indosseranno la maglia che amo sbaglieranno cercherò di capirne il motivo, senza preclusioni, senza luoghi comuni, magari senza riuscirci, ma provando a ricordarmi che sotto quella maglia da gioco c’è un uomo come me, che può sbagliare, che è fatto di emozioni, esattamente come lo sono io. E allora, ti saluto Davide; non vorrei esser stato banale e ti chiedo scusa se magari così è stato. Volevo salutarti perché Lecce è lontana da Bergamo, Cagliari, Firenze e da tutte le altre città conosciute nella tua breve vita, ma anche a Lecce ci tenevamo a dirti che ci mancherai… Ciao Davide!

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