lecce-reggina-1-0-azione-bisLECCE (di Gavino Coradduzza) – Quando lo speaker dello stadio ha “declamato” (eufemismo, ovviamente…) la formazione scelta da Padalino per la sfida Lecce-Reggina, più di qualche tifoso ha espresso una certa meraviglia ed un interrogativo: “Chi, a centrocampo, dirige l’orchestra del gioco visto che Arrigoni parte dalla panchina?” “Lasciate stare – ha urlato qualcuno tra gli applausi del circondario – Pasquale (Padalino, ormai, è Pasquale per tutti…) sa quel che si deve fare; lassatilu fare!” Ed infatti ci si accorge molto presto che è mutata la formazione, ma il modulo no, perchè Marco Mancosu si piazza in zona centrale, una decina di metri davanti ai centrali di difesa; esattamente dove ha sempre operato Arrigoni.

Dipenderà forse dalla buona disposizione in campo della Reggina, dalla sua verve e dalla sua straripante freschezza atletica o da chissacchè, ma sta di fatto che il Lecce stenta un bel po’ a trovare la giusta carburazione: certo, tiene in pugno la trama del gioco, prevale quanto ad iniziativa, senza tuttavia conferire concretezza alla voglia di successo. Le maglie difensive dei calabresi rassomigliano non poco al mitico, costruendo, Ponte sullo Stretto dove loro sono di casa: per ora nessuno riesce ad attraversarlo… Ci vorrebbe uno di quei colpi di qualità cui ci hanno abituato Caturano e Torromino, ma i due sono alimentati a singhiozzo, mai con efficace geometria e non si cercano con la abituale assiduità, nè brillano per iniziative personali di elevato profilo; le iniziative personali cui si alludeva rimangono custodite nel taschino dei pantaloncini. La Reggina non sta mica a guardare, anzi, riparte con manovre ariose e non di rado accompagnate da pungente pericolosità; il pacchetto arretrato giallorosso (portiere escluso) viene spesso messo sotto pressione. Ad 8 minuti dall’intervallo, Vutov sostituisce l’infortunato Pacilli: si aspetta di verificare la qualità del cambio, l’effetto che fa, ma in concreto non cambia nulla perchè l’inerzia complessiva del gioco resta tale e quale… Occorre ammetterlo: il primo tempo della Reggina, sia pure non clamorosamente, si fa apprezzare più di quello dei giallorossi. Questa Reggina pimpante ed ordinata frequentatrice dei non estremi bassifondi della classifica è più tosta di quanto si potesse immaginare.
esultanza-lecce-vs-regginaSi gioca la ripresa da cinque o sei minuti quando Lepore si incarica di battere un calcio di punizione da una trentina di metri: sfodera un tiro teso e potente che obbliga il portiere Sala alla corta respinta su cui (ormai è uno dei suoi pezzi forti) si avventa come uno sparviero Caturano che raccoglie al volo ed infila in rete. Il vantaggio così maturato sortisce un effetto taumaturgico per i ragazzi di Pasquale ,  soporifero per quelli di Zeman jr. che barcollano come canne al vento sotto le possenti sferzate del nuovo Lecce ora puntiglioso e ispirato;  Torromino e Caturano girano che è un piacere vederli, il resto fa quel che deve. Ma la Reggina non si arrende e con buona lena riprende la ricerca dello spunto che le regali il pareggio; alle sue lodevoli aspirazioni si oppone però la squadra giallorossa che non si limita a custodire il vantaggio, ma più e più volte sollecita le coronarie degli uomini dello Stretto (stavo per scrivere del Ponte, ma mi astengo…) anche quando, nei minuti finali, questi caricano a testa bassa.
C’è da immaginare che l’ottimo secondo tempo visto al “Via del Mare” abbia ripagato le aspettative dei poco meno di dodicimila spettatori-tifosi. Vincere, è lapalissiano, è cosa importante; constatare che la squadra non ha smarrito la propria identità nonostante l’incerto primo tempo, lo è altrettanto… Ed intanto, sia pure in condominio, ci si accomoda in testa alla classifica…
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