Alcuni dei partecipanti alla manifestazione di questa mattina a Lecce
Alcuni dei partecipanti alla manifestazione di questa mattina a Lecce

LECCE – Mentre in Brasile ci si appassiona per le medaglie olimpiche che gli atleti azzurri portano a casa, a Lecce e nel Salento in generale si protesta per la mancanza di impianti sportivi in grado di soddisfare la crescente richiesta di strutture da parte di società dilettantistiche ed associazioni; un’amara realtà, nota purtroppo ed inesorabilmente da troppo tempo. Se poi le poche palestre o palazzetti dello sport di cui il territorio dispone rischiano la chiusura o restano inutilizzati allora la situazione diventa assurda.

Per manifestare contro i cancelli sbarrati del Palazzetto dello Sport “San Giuseppe da Copertino di proprietà della Provincia di Lecce e che sorge a poche decine di metri da via Merine, questa mattina numerosi responsabili di associzioni dilettantistiche sportive, accompagnati dagli allievi, i loro genitori ed altri cittadini indignati per l’impossibilità di usufruire della struttura che ha appena 10 anni di vita, ma langue in stato di abbandono da tempo, hanno organizzato una manifestazione alla quale erano stati invitati il presidente di Palazzo dei Celestini, Antonio Gabellone, il sindaco di Lecce, Paolo Perrone ed i rappresentanti locali del CONI. All’appello non ha risposto però nessuno: non un delegato, non un portavoce, non un assessore o un consigliere. Il silenzio più assoluto che altro non fa che far montare la rabbia e la determinazione dei diretti interessati affinché su questa situazione non cali l’oblio.

Sport

L’allarme è stato lanciato da anni: per fare sport in città e nell’hinterland occorre armarsi di santa pazienza o, peggio, scendere a compromessi con chi ha la disponibilità di una palestra magari scolastica e riesce a strappare accordi ai responsabili delle tante società amatoriali che si sobbarcano oneri, spese e fatiche per poter portare avanti la propria passione. Un compito improbo, non c’è da giraci intorno a lungo. Se qualche “buon samaritano” si mette al servizio della collettività e tenta di togliere i più giovani dalla strada o li appassiona alla pratica di una disciplina sportiva, anziché lasciarli in balìa di videogames e smartphone, sa di dover fare i conti con la cronica penuria di impianti e le promesse da marinaio di tanti politici che aspettano le tornate elettorali per promettere senza poi mantenere la parola data.

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