PADALINOLECCE – Un foggiano pronto a prendere per mano il Lecce proprio dopo la batosta subita per mano dei Satanelli che ha spento le speranze di Serie B. Il fil-rouge che unisce Pasquale Padalino, nuovo tecnico del Lecce, ai giallorossi però non è soltanto quello della città natale del tecnico. Proprio Padalino confezionò l’altra batosta che (forse) ha complicato irrimediabilmente la stagione appena conclusa, battendo la truppa di Piero Braglia allo stadio “Via del Mare” con quel Matera arrembante e tonico, corsaro nel Salento grazie alle paratissime del portiere Marino Bifulco, miglior giocatore di quella partita.

Mi manda Zeman– L’ascesa calcistica del Padalino calciatore, difensore centrale, è figlia di una scommessa vinta da Zdenek Zeman negli anni d’oro di Zemanlandia a Foggia. Centrocampista nelle giovanili rossonere, ricevette l’ordine di arretrare dal boemo, desideroso di fare di lui un centrale con i piedi educati per predisporre al meglio già dai primi venti metri le sue manovre offensive. In Serie B, nell’anno della promozione, si guadagnò l’appellativo di “Diesel” perché, privo di esplosività ma dotato di grande tenacia, entrava in condizione quando la partita era in corso e riusciva a resistere nelle battaglie più dure. In estate il Milan ed il Napoli si contendono il suo cartellino, ma l’allora patron del Foggia, Pasquale Casillo, lo trattenne. Per Padalino, foggiano e innamorato dei colori rossoneri, il 4-3-3 di Zeman divenne uno stile di vita, prima da centrale di una squadra che stupì l’Italia calcistica con il nono posto raggiunto a suon di gol. Le 15 presenze in A però lo portarono a chiedere il trasferimento a Bologna in B, dove però retrocedette in C/1. Non furono gioiose neanche le esperienze a Lecce e Foggia-bis, entrambe concluse con il salto in B. Il risultato di squadra però non cancellò l’autorevolezza di Padalino, considerato all’epoca uno dei difensori più promettenti del panorama italiano e scelto dalla Fiorentina nell’estate del 1995.

Passato in giallorosso– Padalino vestì la casacca del Lecce nella stagione 1993/’94, l’ultima dell’era-Jurlano, rimasta agli annali per l’ultimo posto con soli 11 punti e per i 7 gol di Paolo Baldieri, capocannoniere giallorosso quell’anno. Era l’anno di Gaucho Toffoli e dell’errore dal dischetti nel derby contro il Foggia sotto la Curva Sud. Padalino era la colonna centrale della difesa giallorossa con Stefano Trinchera, fresco ex direttore sportivo. I piedi educati facevano di Padalino anche un’arma offensiva di quella squadra, infatti, il nuovo tecnico era solito battere le punizioni alternandosi con il mancino di Egidio Notaristefano. Nelle 30 caps col Lecce, Padalino raccolse anche 3 gol. L’unico da tre punti (VIDEO) arrivò contro l’Udinese il 20 febbraio 1994, era la seconda vittoria stagionale (su tre totali). Le altre due reti arrivarono nelle sconfitte di Napoli (3-1 VIDEO) e Cagliari (2-1 VIDEO).

Viola e azzurro– I grandi passi del Padalino calciatore furono compiuti a Firenze, dove la voglia di rilancio di una Fiorentina ritornata in A dette molto alla carriera di tanti calciatori. La Fiorentina 1995-1996 arrivò terza, con pass per la Champions League, non soltanto grazie ai gol a grappoli di Batistuta e Baiano. Padalino fu un pilastro difensivo insieme a Toldo e Amoruso anche l’anno dopo, quando i toscani arrivarono fino alla semifinale di Coppa delle Coppe. Il risultato propiziò la chiamata azzurra, arrivata sotto la gestione di Arrigo Sacchi. Il tempismo però non è dei migliori, il debutto in nazionale di Padalino arrivò nella sconfitta contro la Bosnia, in occasione della storica amichevole della pace che segnò la fine dell’era-Sacchi. La consolazione arrivò con l’altro exploit della Fiorentina, strabiliante nella prima parte dell’annata 1999/2000 prima del grave infortunio a Batistuta e della fuga in Brasile di Edmundo. Quella stagione fu agrodolce per Padalino, stoppato da un guaio fisico. La sfortuna sarà la variabile primaria delle ultime annate da calciatore. A Bologna fu contestato e lo scambio con Fresi, preludio di un’altra potenziale bella occasione con l’Inter, fu seguita da un altro infortunio. A Como, una in A e una in B, si spesero poi gli ultimi capitoli della carriera.   

A scuola da Ventura– La formazione in panchina di Padalino è figlia del pensiero tattico del futuro tecnico dell’Italia Giampiero Ventura. Proprio con lui Padalino percorse i primi passi da trainer, ricoprendo il ruolo di vice a Verona (2006-’07) e Pisa (2008). La prima “panchina” fu a Nocera Inferiore, in Seconda Divisione, nel campionato 2009-10. Padalino prese il timone dei Molossi il 2 novembre, sostituendo Matteo Pastore, e rimase per quattordici giornate, prima dell’esonero della 26esima giornata seguito alla sconfitta col Bassano. In quella Nocerina c’era Gaetano Iannini, allievo del foggiano anche nella recente avventura col Matera. Dopo qualche cattivo risultato collezionato con il 4-4-2, l’allenatore passò al 3-4-3, disposizione tattica usata nella prima vittoria in panca (1-0 alla Colligiana il 10 gennaio 2010). L’incapacità di inanellare una serie di vittorie nell’ultimo quarto di campionato poi spinse la Nocerina a concludere anzitempo il rapporto con Padalino, richiamando Pastore per un campionato concluso al 13esimo posto. 

Nemo propheta in patria– Dal rossonero di Nocera a quello del cuore, il Foggia. Il 7 agosto del 2012 la neonata ACD Foggia, società sorta dopo il fallimento del Foggia Calcio (il cui marchio è stato poi ricomprato, scelse proprio Pasquale Padalino per ripartire dalla Serie D. Il Foggia lotta nelle zone medio-alte della classifica ma è lontano dai quartieri di lusso, mercé della capolista Ischia, e dalle inseguitrici Gladiator e Matera. Grazie alla sapienza di Agnelli e ai gol di Giglio, bomber d’annata, e alle scoperte che il Foggia porterà fino all’anticamera della B MicaleLoiacono e Quinto, i rossoneri conquistano all’ultimo i play-off e arrivano in finale col Matera dopo aver battuto il Gladiator. L’atto finale sorriderà ai lucani, ma arriverà lo stesso la promozione in Seconda Divisione per ripescaggio. In Lega Pro, Padalino vivrà l’ultimo e atipico campionato di quella che era la Serie C/2 in scioltezza, abitando i primi posti della classifica e tenendo sempre a debita distanza l’incubo play-out. Dopo la promozione in Lega Pro Unica ci fu il divorzio con la società foggiana. 

Parentesi toscana– Nella stagione 2014/’15, Pasquale Padalino ha guidato il Grosseto per due mesi, dal 4 novembre 2014 (data del subentro a Massimo Silva, esonerato dopo Lucchese-Grosseto 2-1) al 13 gennaio 2015 (esonero dopo la sconfitta in Coppa Italia di Lega Pro per 4-2 con la Pro Piacenza), finendo nel trita-allenatori che quell’anno (preludio al fallimento con ripartenza dalla Serie D nella scorsa state) caratterizzò la squadra del vulcanico presidente Camilli. Il rendimento grossetano di Padalino parla di 3 vittorie, 3 pari e 3 sconfitte, partite in cui il tecnico alternò più soluzioni tattiche (3-5-2 già assimilato dai biancorossi, 4-3-3 e 4-2-3-1) per provare a cambiare il leitmotiv del campionato. 

Miracolo Matera– L’ascesa dell’allenatore pugliese è senza dubbio figlia del gran lavoro svolto lo scorso anno a Matera, quando raccolse l’eredità di Dionigi (esonerato a seguito dell’1-1, guarda caso, col Foggia del 3 ottobre scorso) e potrò la squadra lucana dai bassifondi della classifica a ridosso dei play-off. Dopo un adattamento tattico incentrato sull’approccio alla partita, operato senza cambiamenti di modulo, schierando il Matera con il 3-4-3 programmato dall’ex Taranto, è con il calciomercato invernale che Padalino riuscì finalmente a plasmare una creatura a sua immagine e somiglianza. Il 4-3-3/4-5-1 del Matera, poggiato sull’abilità e sulle segnature di Saveriano Infantino e sui chilometri percorsi dagli imprendibili Mirko Carretta e Gabriele Rolando, valse la prodigiosa rimonta fermatasi soltanto a causa del doppio scivolone contro Melfi e Paganese a quattro turni dalla fine. 

Casertana? No, grazie- Alla fine di questa stagione, Padalino è stato al centro di molti rumors di calciomercato, che prima del matrimonio con il Lecce lo davano vicino a Ternana e Casertana. L’obiettivo del tecnico era però mettere su un progetto duraturo, e così è stato con il biennale firmato poche ore fa nella sede di Piazza Mazzini: “Il campionato è finito da poco – ha dichiarato Padalino a tuttocasertana.it settimane fa – e la Casertana una settimana fa usciva dai playoff. Credo che la società abbia bisogno di un po’ di tempo per riorganizzarsi. Al momento non ho ricevuto telefonate, ma parliamo di una piazza importante che fa gola a parecchi al pari di Foggia e Lecce. Inutile dire che se arrivasse una chiamata dalla B la scelta sarebbe scontata, ma ripeto ne parleremo nelle prossime settimane. Sta di fatto che ho voglia di un progetto vincente non certo come quest’anno da traghettatore”.

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