Gavino Coradduzza stadio (2)LECCE (di Gavino Coradduzza) – Il rigido 4-4-2 cosentino non sottrae spazio alla manovra, dunque non la impoverisce. Ma prima di Lecce-Cosenza, il silenzioso cordoglio per le vittime di Parigi . La memoria viva delle prede degli artigli insanguinati dalla atroce barbarie di Parigi è palpabile anche al “Via del Mare“. Durante il minuto di silenzio e di raccoglimento si scioglie, libero, l’abbraccio degli oltre ottomila sugli spalti portato da un corale applauso per chi vigliaccamente è stato assassinato.

Si gioca: è il Lecce a dettare i tempi, per le architetture del gioco, per una partita che già dalle prime battute frizza come una gazzosa d’altri tempi: gol annullato ai giallorossi per fuorigioco e subito dopo salvataggio di Camisa a portiere fuori causa; c’è profumo di gran partita; profumo molto intenso! Il Lecce cerca il gioco, colpisce anche un palo, mentre il Cosenza insidia più volte la porta di Perucchini. Il “super-Lecce” invocato in settimana da Braglia fa la partita, ma è ancora in fase di rullaggio, sta organizzando la velocità necessaria per il decollo; paga anche alcune leggerezze a centrocampo concedendo talune insidiose ripartenze su cui il Cosenza immagina di costruire il suo bottino. La squadra calabrese si muove con ordine, è rapida, sgusciante in un paio di pedine, votata con discreta predisposizione ai capovolgimenti di gioco; si fa pericolosa prevalentemente sul proprio versante sinistro, laddove quello difensivo destro dei salentini stenta un po’ a prendere le misure adeguate. Si può dire che nel corso del primo tempo si dimostra più pericolosa dei giallorossi, più leziosamente manovrieri.
Occorre tuttavia trovare il modo (e ne occorre parecchio) di raccontare quel che in avvio di ripresa combina Surraco: in altri tempi si sarebbe parlato di gol alla Del Piero con destro a giro dopo una serpentina in conversione verso il centro del limite dell’area; piede caldo, tocco potente, traiettoria da Cape Canaveral, obiettivo centrato!
Per il Cosenza sembra un colpo al cuore, ma anche alle giunture e alle articolazioni; si affloscia, anzi si ammoscia un po’ in ogni settore del campo così ben presidiato fino al lancio in orbita del “missile Surraco”; si ripiega su sé stesso scricchiolando sotto i colpi di un Lecce libero di giocare senza assillo alcuno. Lecce padrone e despota del territorio della contesa. Per il Cosenza resta il ruolo di generico comprimario con qualche raro guizzo da protagonista. Trenta minuti, per dirla in sintesi, di non moltissimo, ma molto Lecce e poco Cosenza.
Magari si può desiderare, almeno ogni tanto, un punteggio più rotondo degli 1-0, un punteggio che sappia ridimensionare il batticuore che ti tiene sospeso e appeso fino al novantesimo: ma poi ci ripensi, fai un rapido esame di coscienza e concludi che in questo modo apparentemente stiracchiato… c’è forse più gusto; e che da nessuna parte sta scritto che a colpi di 1-0 non si possa anche andare in orbita…
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