Gavino CoradduzzaLECCE (di Gavino Coradduzza) – Lecce vs Ischia in poche parole e qualche considerazione: servivano i tre punti e tre punti sono arrivati; vittoria che non offre il fianco ad alcuna recriminazione di parte avversa, legittimata da molti fattori che hanno marcato la differenza tra le due compagini pur riconoscendo all’Ischia l’attenuante di avere un organico falcidiato, tanto da portare in panchina soltanto sei nomi. Vittoria dunque e non per un caso fortuito, così, ma attraverso una prestazione che, per quanto non da manuale del calcio, non è stata per niente avara di ghiotte occasioni da gol, infiorettata da alcune manovre parse più ragionate ed anche più partecipate rispetto alle precedenti uscite e anche costellata, qua e là, di svarioni mal digeribili.

Sarà per caso la fame di gol che spinge le punte e le mezze punte a divorare anche quelli che sembrano già realizzati? Chissà… È comunque un Lecce che va avanti per sussulti, alcuni molto apprezzabili, altri abbastanza artigianali, tutti senza elevato tasso di adrenalina per il portiere ospite graziato, come si è detto prima, da Doumbia, Curiale e Moscardelli. Insomma, il ragno non esce dal buco, tanto che aleggia in tribuna una battuta che vi riassumo così: “Più che un allenatore nuovo serviva forse un pellegrinaggio verso il santuario del patrono dei bomber“. Ma negli ultimi tre minuti della prima frazione, ecco la svolta: prima una molto pericolosa conclusione dell’Ischia brillantemente annullata dal portiere salentino, poi la perentoria inzuccata di Papini, a fil di palo, per il gol del successo.
La ripresa scorre senza grandi novità se si esclude la girandola di sostituzioni; a riattivare l’interesse tra i quasi ottomila spettatori presenti giungono i dieci minuti finali durante i quali, nel frullatore della partita, si accalcano occasioni su un versante e sull’altro, ma il risultato non cambia. In casa Lecce ci si pone, ovviamente, la domanda di rito: il nuovo allenatore ha risolto tutti i problemi? Certo che no; nè poteva essere cosi con soli tre giorni a disposizione; tuttavia la fisionomia complessiva della squadra mandata in campo (molte novità tra cui la curiosa furbata di schierare Surraco con il numero 3 sulle spalle contrabbandandolo per difensore) è parsa più determinata ed anche più convinta dei propri mezzi; la copia centrale di difesa, ben protetta dal centrocampo, ha concesso assai poco all’unica punta schierata da Bitetto. Mi piace ricordare alcune finezze stilistiche, chiamiamoli anche colpi da biliardo, di Moscardelli al rientro dopo l’infortunio. Non fanno testo gli ultimi cinque minuti di partita quando, spinto dalla gran voglia di non perdere, l’Ischia ha costretto il Lecce a difendere il proprio presidio. Tra una settimana si andrà alla controprova di Melfi!
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