Gavino Coradduzza (3)LECCE (di Gavino Coradduzza) – Durante i primi dieci minuti di gioco di Lecce-Casertana, a qualcuno sugli spalti sarà parso di vedere il fantasma dell’Andria, corsaro alla prima di campionato. Ma stavolta non era quel Lecce; era meno spensierato e più calibrato; certo, c’è ancora molto da fare specie sul piano della amministrazione del gioco, della organizzazione del medesimo visto che risulta ancora difficoltoso (ma le attenuanti non mancano), addomesticare avversari ben organizzati, avvezzi alla categoria e dunque poco restii a rinunciare a qualche randellata di troppo. Per quanto non esemplare in ogni circostanza, il pacchetto difensivo giallorosso se l’è cavata bene a prescindere dai due palloni concessi in avvio di gara a Diakitè, domenica in veste di attento lettore del manuale “Da grande voglio fare il calciatore”.

L’infortunio di Moscardelli ha complicato i piani di Asta: il lavoro sulle linee esterne non poteva più essere finalizzato con il classico traversone, visto che Carrozza e Doumbia non sono propriamente dei colpitori di testa. Non è facile impartire dalla panchina nuove disposizioni in corso di partita. La Casertana è parsa squadra solida e sorniona, oltre che avere un ottimo rapporto con la buona stella; quel cross, destinato alla “non menzione in cronaca”, si giova di una deviazione che mette fuori causa Perucchini, concedendo il vantaggio ai campani che niente di particolarmente pericoloso avevano costruito fino a quel momento; similmente aveva fatto il Lecce quanto ad insidiare la porta di Gragnaniello.

A rimettere in linea di galleggiamento la barca giallorossa ci ha pensato quel geniale furetto di Surraco! Giù il cappello: la sua saetta è risultata potente, precisa, bella e vincente: un diadema calcistico. Asta allora si sbraccia, urla, si mette anche le mani tra i capelli quando, in avvio di ripresa, si accorge che i suoi uomini affastellano svarioni su svarioni mandando in ferie lucidità e precisione. Quelli del versante avversario intuiscono che il Lecce ha smarrito geometrie ed equilibri per cui il compito di pilotare un pareggio in trasferta non sembra più una chimera, complice anche un filo di stanchezza che fa capolino in alcune pedine giallorosse.

Questo pareggio, come si è detto, poggia su qualche attenuante; però non ci si può adagiare totalmente su queste: qualche registro necessita ancora di… registrazione per cui si può concludere che, visto quel che si è visto, per il Lecce si tratta di un “punto e a capo”, con l’intento di ripartire da quel molto di più visto a Castellammare.

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