Tesoro
Savino Tesoro

LECCE (di M. Cassone e S. Famularo) – Stadio Via del Mare: cala il sipario. Savino Tesoro parla per l’ultima volta da presidente del Lecce e lo fa con il dispiacere che gli traspare dalla voce, dallo sguardo, dalle parole che pronuncia con una certa emozione. È un epilogo che  avrebbe voluto diverso perché avrebbe desiderato regalare ai tifosi, a se stesso e alla sua famiglia quella serie B per il conseguimento della quale ha profuso a piene mani impegno economico ed infinita passione nel pieno rispetto delle regole e della legalità. Savino Tesoro ha comprato un Lecce praticamente già condannato ad andare nell’inferno della Lega Pro contro ogni logica perché si era  innamorato del Lecce, del territorio e dei suoi tifosi. Ora ha deciso di mollare la squadra dall’altisonante blasone alla quale non basta avere una nobile storia per avere un futuro calcistico. Se tre estati fa ci fu Savino Tesoro, il “barese”, che si accollò oneri ed onori giallorossi, oggi, o perlomeno finora, non c’è nessuno pronto ad investire somme importanti per mantenere la squadra tra i professionisti. Perché il problema principale non è l’acquisizione del pacchetto di maggioranza ma i costi di gestione in una categoria come la Lega Pro nella quale non ci sono introiti. 

Dire “si facciano avanti gli imprenditori locali” è sbagliato perché prima di tutto  l’imprenditoria vive un momento di crisi senza eguali dal dopoguerra ad oggi e poi perché un imprenditore investe per poter trarre profitto e nel calcio di Lega Pro non c’è nulla da guadagnare ma solo esborsi di denaro. Non serve quindi un imprenditore ma serve un facoltoso “matto” che decida di investire per amore somme ingenti per divertirsi e far divertire i tifosi col gioco del calcio. È solo un gioco che per poter essere giocato ha bisogno di milioni di euro l’anno, un gioco in cui non è mai scontato il finale, soprattutto se lo si gioca secondo le regole. La società di Tesoro, seppur con gli errori che ognuno di noi può compiere quando fa qualcosa, ha perduto due finali di Lega Pro con due squadre che ora sono in serie A. Dei tre anni, l’ultimo è stato il peggiore, eppure con altri tre punti e qualche occasione mancata in meno si sarebbero giocati i play-off. 

Oggi Savino Tesoro, così come annunciò a febbraio, ha staccato la spina. Game over: “Voi non mi amate, io vado via”. Saranno contenti ora i suoi detrattori? Saranno contente tutte quelle penne che invece dell’inchiostro hanno usato il veleno per scrivere una storia distorta dell’era-Tesoro? Speriamo di sì, convinti che in Serie D oppure in Eccellenza saremo sempre di meno a scrivere del Lecce e sempre meno saremo su quella Tribuna Stampa dove abbiamo lavorato da giornalisti e contemporaneamente sofferto da tifosi.

Savino Tesoro aveva il cuore in mano  quando, in modo fermo, oggi, in conferenza stampa, tentava di fare il duro, lui buono e testardo, deciso e coraggioso, lui, l’imprenditore “matto” di Spinazzola che si è innamorato dal Lecce e che parte della tifoseria e parte della stampa non ha compreso. I Tesoro scrivono la parola fine, ora avanti un altro. Vivremo settimane difficili ma alla fine qualcosa di positivo accadrà. Il Lecce continuerà ad esistere ma come oggi qualcuno rimpiange i tanto contestati Semeraro, tra breve si capirà l’importanza e la bontà della gestione Tesoro. Chi fa sbaglia, chi non fa critica e cerca di insegnare ciò che non ha compreso. Per ricominciare ci vuole un bagno di umiltà da parte di molti tifosi e di molti addetti ai lavori con le scuse allegate ad una famiglia che ha dato tanto.  

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