libriLECCE – L’Anddos (Associazione Nazionale contro le Discriminazioni da Orientamento Sessuale) sostiene le ragioni che hanno spinto in piazza migliaia di docenti, studenti e cittadini della società civile dal Nord al sud dell’Italia per dire no alla riforma della Scuola voluta dal Governo Renzi. In una nota si legge: “Siamo consapevoli del fatto che la Scuola italiana necessiti di interventi seri – afferma il presidente nazionale Mario Marco Canale – ma riteniamo sbagliata la direzione autoritaria che sta assumendo il decreto “la buona scuola“. Purtroppo in questo decreto vengono meno gli aspetti della collegialità e della necessaria democrazia interna agli istituti scolastici e ad essere toccate sono anche la libertà di insegnamento e di espressione, per via della possibilità del dirigente scolastico di scegliere autonomamente i docenti e conferire dei premi economici di merito. Come associazione che rappresenta lo spaccato più ampio della realtà LGBTI italiana, vogliamo sottolineare che questa riforma della Scuola rischia seriamente di intaccare la sostanza dei principi di laicità e libertà di espressione alla base della Scuola pubblica così come garantita dalla Costituzione, poiché i presidi potranno disporre liberamente del corpo docente anche sulla base di scelte ideologiche. Riteniamo che il Governo abbia tutti gli strumenti e le competenze per rivedere queste posizioni e modificare la propria proposta”.

I responsabili dell'ANDDOS
I responsabili dell’ANDDOS

Inizialmente promosso dai Cobas per le scuole elementari e dell’infanzia, allo sciopero hanno poi aderito Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, estendendolo ai lavoratori impegnati in scuole di ogni ordine e grado. Era dal 2007 (durante il secondo Governo Prodi con Giuseppe Fioroni ministro della Pubblica istruzione) che le principali sigle sindacali non organizzavano una protesta del genere contro un provvedimento del governo. I sindacati sono contrari al potenziamento del ruolo del dirigente scolastico che potrà assumere direttamente i docenti (anche se in minima percentuale e solo in alcuni casi) attingendo da un apposito albo. La norma sarebbe anticostituzionale perché volerebbe l’articolo 97 della Costituzione che sancisce che nella Pubblica Amministrazione si accede per concorso. Contestato anche il taglio di risorse per la scuola pubblica ed il finanziamento alla scuola privata. Si protesta anche contro le assunzioni dei precari perché, invece delle 100.000 promesse dal governo, secondo i sindacati saranno “solo” 40.000 e scatterebbero solo a chiamata da parte dei presidi. Contrari anche al metodo di valutazione dell’Invalsi, perché penalizzerebbe le forme più creative di studio. Ecco allora le richieste: ritiro in blocco del disegno di legge 2294 ed un decreto d’urgenza per immettere in ruolo tutti i precari della scuola.

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