10449733_10202762974487984_2136888243_nLECCE (di Pierpaolo Sergio) – C’è qualcuno che “osi” prendere le difese del buon nome dell’U.S. Lecce, della città capitale del Barocco e della sua tifoseria? L’interrogativo, finora è rimasto senza una risposta. Comunque, la si sarebbe aspettata all’indomani dei fattacci registrati allo stadio “Matusa” di Frosinone prima, durante e dopo la finale di ritorno dei play-off di Lega Pro 2013/2014 tra i giallorossi ed i ciociari. Accade, infatti, che ci si ritrovi non solo gabbati, ma anche bastonati e, soprattutto derisi da personaggi che ricoprono una pubblica carica. Di contro, non si registra alcuna levata di scudi in difesa della società salentina. E questo fa davvero specie.

Nicola Ottaviani sindaco Frosinone
Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani

Il riferimento va chiaramente al primo cittadino di Frosinone, l’avvocato Nicola Ottaviani il quale, piuttosto che presentare le proprie scuse per quanto i supporters gialloblù hanno “offerto” in diretta nazionale durante il match di sabato scorso, ha pensato bene di attaccare il Lecce ed i suoi tesserati, chiamandoli “frustrati che hanno offerto uno spettacolo censurabile” in una nota apparsa sulla stampa locale frusinate.

La misura è davvero colma, siamo al paradosso. Il Lecce, sottoposto ad un trattamento di riguardo già dal suo arrivo nel capoluogo ciociaro, si è visto maltrattare sotto tutti i punti di vista, si è messa a repentaglio l’incolumità dei tesserati e dei giornalisti regolarmente accreditati e costretti a non poter svolgere al meglio il proprio compito perché incalzati dalle forze dell’ordine che li volevano far tornare a bordo dei bus con i quali erano giunti nel Lazio e farli tornare rapidamente in sede. Una sorta di patata bollente di cui disfarsi al più presto per evitare ulteriori fatiche…

invasione FrosinoneCiò che sconcerta è che ad esprimere giudizi altamente offensivi sia quello stesso sindaco che, non più tardi di due settimane fa, aggredì in Tribuna Stampa un corrispondente pisano di Canale 50, emittente toscana al seguito del Pisa impegnato nei play-off contro i laziali, reo di aver esultato troppo al gol del momentaneo pareggio dei nerazzurri. Sempre in quell’occasione, un “civilissimo” tifoso frusinate aveva addirittura scagliato un cellulare all’indirizzo del malcapitato giornalista, minacciato verbalmente di ricevere analogo trattamento al termine della partita.

Ecco, questa è la “piazza” premiata dal campo e che è appena sbarcata in Serie B. Applausi al vincitore? Ci dispiace, no. Stavolta, nonostante a Lecce siamo in grado di dare lezioni di civiltà, cultura sportiva e signorilità, non ci sentiamo purtroppo di concederne. E non si tratta, si badi bene, di rabbia e livore o, come direbbe Ottaviani, “frustrazione” per il mancato raggiungimento dell’obiettivo-promozione. Altre tifoserie ed altri colleghi hanno pagato dazio recandosi a Frosinone quest’anno. Evidentemente, la regolarità non è gradita ai soliti “padroni del vapore”.

Ce ne siamo fatti una ragione già dall’anno scorso anzi, ancor prima, vale a dire dall’estate caldissima (per i tifosi del Lecce) in cui si scelse di far pagare solo a questo club tutte le nefandezze di un fenomeno calcioscommesse ben lungi dall’esser stato debellato. Ma, almeno, si abbia la decenza di tacere e non continuare ad istigare. Se invece di Lecce questa fosse stata un’altra piazza, ben più coesa e sensibile alle dinamiche della propria squadra, staremmo a raccontarvi di vere e proprie rivolte popolari. Andate a chiedere a città, pardon, tifoserie quali quelle di Verona, Bergamo, Brescia, Livorno o Roma se avrebbero accettato così docilmente tante umiliazioni ed ingiustizie a capo chino e senza che nessun esponente politico si scagliasse contro chi infanga il nome di Lecce e del Lecce…

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